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Asta del Barolo: i vincitori sono i giapponesi

Il 12 maggio scorso presso il Castello di Barolo in provincia di Cuneo si è svolta la XVII Asta del Barolo: più di 120 bottiglie divise in 51 lotti per cui gli acquirenti, provenienti da tutto il mondo, hanno speso complessivamente oltre 30.000 euro.

Perché proprio il Barolo suscita così tanto interesse?

Secondo Gianni Gagliardo che presiede il gruppo di produttori che hanno promosso l’asta: “Il barolo è il miglior vino al mondo“.

A parere del Presidente di Soloitalia, Shigery Hayashi:

Il Barolo è longevità. In Giappone è molto apprezzato per la serietà e la straordinaria competenza dei suoi produttori“.

La storia del Barolo come quella di tutti i miti si avvolge di un manto di leggenda. Pare infatti che nell’Ottocento la marchesa di Barolo Giulia Falletti inviò al re Carlo Alberto di Savoia 325 botti del prezioso vino di Barolo (una per ogni giorno dell’anno meno la quaresima) che suscitarono un apprezzamento tale da convincere il re ad acquistare la tenuta di Verduno per poter produrre personalmente quel vino. Da questo momento il Barolo divenne vino dei re.

Immutato nel prestigio nazionale, più tardi anche il conte Camillo Benso di Cavour si prestò alla produzione del Barolo e alla sua promozione in ambito internazionale. Nel secolo successivo l’incedere della rivoluzione industriale, motore di nuovi orizzonti commerciali e comunicativi, insieme con la globalizzazione, hanno portato la fama del Barolo in ogni angolo della terra.

Perchè i giapponesi?

Come già detto, hanno partecipato alla manifestazione acquirenti provenienti da tutto il mondo, ma particolarmente agguerriti e determinati sono stati acquirenti di Singapore e Giappone.

Interessante è rilevare che i buyer di Osaka e Tokyo avessero in comune la frequentazione di un hotspot italiano all’estero come “Enoteca Bar Implicito”. Questo angolo di Italia è uno dei migliori winebar giapponesi, propone decine di vini prestigiosi al calice spesso di piccoli produttori che di persona organizzano presentazioni delle loro creazioni in loco.

Gli acquirenti nipponici si sono aggiudicati 26 lotti su 51 totali.

Giancarlo Montaldo, battitore della 17esima asta del Barolo, aveva stimato un valore globale di tutto rispetto attorno ai 22.020 euro, la somma è stata del 15% superiore. Questo a riprova di una nicchia che sta diventando mercato come quella dei collezionisti, un mercato variopinto di tutte le bandiere del mondo e particolarmente interessato al Barolo.

Alcuni dei lotti battuti alla XVII asta del Barolo

All’asta sono stati battuti vini di 25 aziende diverse, alcune oggi non più esistenti, come il lotto di Franco Fiorina comprendente 3 bottiglie, rispettivamente del 1970, 1971 e 1974, aggiudicato per 500 euro.

Tra le 29 annate in vetrina, la bottiglia più vecchia aggiudicata risale alla vendemmia 1947, mentre la più recente è stata una riserva 2010. Il lotto Deditus, una verticale classe 1999, battuto per 2000 euro comprendeva bottiglie di Azelia, Cordero di Montezemolo, Franco Martinetti, Michele Chiarlo, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto e Vietti.

Tra le etichette anni ’40 c’erano 3 bottiglie riserva di Giacomo Borgogno del 1947 aggiudicate da un acquirente di Tokyo per 470 euro; c’era poi il lotto Fontanafredda che è stato battuto a 520 euro (Barolo del 1959 insieme a Prunotto, Barolo, Riserva e 1 Marchesi di Barolo del 1974). Per gli anni ’60 c’era il Renato Ratti del 1967 aggiudicato per 410 euro, mentre le 4 bottiglie Poderi Oddero sono state battute a 600 euro.

Nota di rilievo: il Barolo di Bartolo Mascarello del 1966 è stato aggiudicato ad una giovanissima buyer per 360 euro, dimostrazione dell’interesse che il fascino dei vini vintage suscita anche nelle nuove generazioni.

L’incasso devoluto in beneficenza

Il ricavato dall’asta andrà a finanziare i tanti progetti sostenuti dalla Onlus 1Caffé, fondata dall’attore Luca Argentero, rappresentata in sala da Beniamino Savio, Presidente della Onlus. La ONLUS propone progetti prevalentemente di assistenza sociale e socio-sanitaria nei paesi più poveri come l’Etiopia e ha attive missioni anche in Sud-America.

Lo spirito dell’asta insomma non è stato commerciale, ma teso alla beneficenza e alla valorizzazione del Barolo, prodotto leader del made in Italy, e dell’eccellenza del suo territorio che ha saputo elevarsi come una delle regioni più visitate per il turismo eno-gastronomico. Non a caso l’Asta del Barolo ha ottenuto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo.

L’Asta si è chiusa con un pranzo realizzato da Mariuccia Ferrero del ristorante stellato San Marco di Canelli.

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