Sapevate che il chianti è un vino toscano famoso in tutto il mondo? Se non ne eravate a conoscenza, allora siete nel posto giusto. Il vino Chianti è molto apprezzato dagli statunitensi, infatti negli Stati Uniti è un vino famoso e ricercato. Quando si parla di Chianti, si parla anche di Chianti Classico.
Chianti: vino con una storia consolidata
Il Catasto di Firenze del 1427 attesta che il Chianti è un vino bacca nera. Nel 1716 il Bando Granducale di Cosimo III definiva e proteggeva il territorio chiantigiano. Nel 1872 il Barone Bettino Ricasoli formulò l’uvaggio di questo vino toscano famoso. La formula ricasoliana è in parte ancora attuale.
Nel 1924 nasce il Conservazione per il vino del Chianti, nel 1932 vengono stabilite le 6 sotto-zone. Nel 1996 le sottozone divengono 7: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli e Rufina.
Nel 1967 viene riconosciuta la DOC e nel 1984 la DOCG.
Dove si produce
Il territorio del Chianti è molto ampio e comprende parte delle pronvice di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Prato e Pistoia. L’area vitata è di oltre 10.500 ettari. Questo territorio è caratterizzato da un inverni non troppo rigidi ed estati calde e secche.
Disciplinare di produzione
Il disciplinare di produzione del vino Chianti prevede l’impiego minimo del 70% di sangiovese, che vine completato dai vitigni complementari autoctoni e alloctoni e in minima parte anche da uve a bacca bianca come ad esempio trebbiano e malvasia.
L’invecchiamento minimo del Chianti e Chianti Classico varia da 4 mesi a 1 anno. Per il Chianti Classico Riserva i tempi si allungano ad almeno 2 anni. La produzione è di 700.000 ettolitri.
Consorzio Vino Chianti
Il Consorzio Vino Chianti è nato nel 1927 grazie ad un gruppo di viticoltori delle province di Firenze, Siena, Arezzo e Pistoia. Nel 1984 il vino Chianti ottenne il riconoscimento come vino Chianti D.O.C.G., con Decreto del Presidente della Repubblica del 2 luglio 1984.
Oggi ci sono 3.000 produttori con un area di oltre 15.500 ettari di vigneto per una produzione di 800.000 ettolitri di Chianti delle varie zone e tipologie.
Il Consorzio Vino Chianti svolge l’incarico di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla D.O.C.G. “Chianti” (Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 03 Settembre 2012).
Abbinamenti
Il vino Chianti può essere degustato e apprezzato con delle pappardelle ai funghi (Chianti Colli Aretini), oppure con l’anatra all’arancia (Chianti Colli Senesi), o con un panino al lampredotto (classico street food fiorentino), con un rotolo di vitello in crosta di pancetta (Chinati Moltespertoli) o, infine, con la bouillabaisse (Chianti Colline Pisane)
Chianti Classico
Il vino Chianti Classico si stacca dal Chianti nel 1996 con un disciplinare proprio. Il suo territorio è composto da 9 comuni tra Firenze e Siena. Gli ettari vitati adibiti sono di 6800.
Il suo disciplinare prevede un abbassamento delle rese per ettaro e l’escusione dell’uvagggio delle uve a bacca bianca. Il disciplinare prevede un percentuale minima dell’80% di sangiovese (può essere usato in purezza). I vitigni complementari, esclusivamente a bacca rossa, possono essere sia autoctoni, che internazionali. Tra i primi troviamo il canaiolo, il colorino e la malvasia nera. Nei secondi il cabernet sauvignon e il merlot. La produzione è di circa 250.000 ettolitri.
L’affinamento minimo previsto prima della commercializzazione è di un anno per il Chianti Classico, di 24 mesi per la versione Riserva e di 30 mesi per la Gran Selezione.
Degustazione
Il Chianti Classico va degustato ad una temperatura di servizio di 16-18 °C: una temperatura superiore soffocherebbe ogni bouquet, mentre una temperatura inferiore accentuerebbe la componente acida. La bottiglia sarebbe meglio aprirla qualche ora prima, in modo da consentirgli di sprigionare tutti i suoi profumi.
Abbinamenti
Il Chianti Classico è un vino che si presta bene ad accompagnare le ricette della tradizione toscana, ma è ottimo per accompagnare carni rosse cotte alla griglia, piatti di selvaggina, arrosti, brasati o formaggi stagionati. Il Chianti Classico regge il ottimamente il confronto anche con piatti etnici, anche molto speziati, come quelli della cucina indiana. Infine, il Chianti Classico può essere abbinato anche al sushi giapponese, che è entrato ormai a far parte delle nostre abitudini gastronomiche.
Consorzio Chianti Classico
Il Consorzio Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Il Consorzio, attualmente, rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG ed è uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo.
Tutta la filiera è sottoposta ad un sistema di tracciabilità (dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto finito). I dati raccolti sono inseriti in un database di pubblica fruibilità. Questo sistema permette ai consumatori di tutto il mondo di poter verificare la provenienza della bottiglia acquistata. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita.
Il Consorzio, grazie alla collaborazione con prestigiosi istituti di formazione e ricerca (locale, nazionale), svolge anche un’importante attività di ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico.
Sulle bottiglie vino Chianti Classico è riportato il marchio del Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti. Giorgio Vasari, famoso pittore, ha riprodotto il Gallo Nero sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel Palazzo Vecchio di Firenze.
La Leggenda del Gallo Nero
Il Gallo Nero ha una leggenda che risale al periodo medievale. La sua vicenda definì i confini politici dell’intero territorio chiantigiano, perché fu proprio il comportamento di un gallo nero a deciderne il destino.
La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le Repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di dispute quasi continue.
Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema. Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro.
La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato il canto di un gallo. Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali.
Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso in una piccola e buia stia pressoché digiuno per così tanti giorni da indurlo in un forte stato di esasperazione.
Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire.
Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere.
Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.
Amo la buona cucina e le tradizioni enogastronomiche italiane, per me vino e dessert non sono solo un contorno ma la parte più interessante del buon vivere.