Lambrusco. Ecco la prima parola che viene in mente quando si parla di vino emiliano. Un vino frizzante che ha fatto la storia dell’enologia della regione e che ha segnato in modo netto e distintivo l’immagine enoica dell’Emilia all’estero.
I mercati internazionali conoscono e apprezzano l’Emilia per i suoi vini frizzanti al punto che il lambrusco è uno dei vini italiani più noti e più esportati sui mercati esteri.
È vero, d’altra parte, che l’enologia emiliana si compone di altre bellezze enoiche, di altri vitigni autoctoni, forse un po’ meno noti anche a noi italiani, ma pur sempre espressione della storia enologica della regione e delle sue denominazioni. Vediamo di scoprirli insieme.
Clima e territorio
Partiamo da una precisazione necessaria: l’Emilia e la Romagna sono due realtà enologiche molto diverse (esattamente come accade per il Trentino e l’Alto Adige) ciascuna con le sue caratteristiche, con i suoi territori e i suoi vini. Com’è intuibile dal titolo, in questo articolo si è scelto di parlare esclusivamente dell’Emilia. Ma chi ci segue potrà presto leggere anche della Romagna.
Il territorio emiliano è pressoché diviso in due: a nord la pianura, dove si trova gran parte del vigneto della regione e a sud gli Appennini. Fa parte dell’Emilia anche la zona della costa ferrarese, dove il clima si trasforma da sub continentale a mediterraneo.
La pianura di origine alluvionale è composta principalmente da argilla e limo che conferiscono buona acidità, e proprio questa caratteristica favorisce la produzione di vini frizzanti o spumanti, sia metodo classico sia metodo Martinotti.
Di contro questo terreno è per lo più povero di calcare che dona al vino struttura e longevità. Ne consegue che molti dei vini emiliani esprimono le loro migliori qualità in gioventù, quando profumi, colori e sapori sono nel pieno della loro vivacità e freschezza.
Un discorso a parte merita la zona del ferrarese, dove i terreni sono sabbiosi e l’influsso del mare trasferisce nei vini una spiccata nota sapida. Questa è una delle poche zone italiane in cui è possibile trovare ancora viti a piede franco: il terreno sabbioso non permette la proliferazione della fillossera.
Vitigni
Come si può intuire in Emilia si coltivano soprattutto vitigni a bacca nera (70%) e ovviamente la tipologia più diffusa è il lambrusco (con le sue molteplici varietà). Il lambrusco è un vitigno a maturazione tardiva e viene impiegato per la produzione di vini frizzanti e spumanti. Colore intenso e di grande vivacità, profumo di fiori e frutta fresca, spuma morbida e piacevole, il lambrusco è un vino inconfondibile. Le varietà più diffuse sono il salamino (modenese, reggiano), il grasparossa (modenese), il sorbara (modenese), che ha la caratteristica di essere più chiaro nel colore rispetto agli altri, il marani (reggiano) e il maestri (parmense).
Gli altri vitigni a bacca nera autoctoni sono l’ancellotta, che dà un’uva ricca di colore e per questo usata spesso in uvaggio con uve meno colorine; nella zona di Piacenza si trovano barbera e croatina, chiamata localmente bonarda e pinot nero vinificato in rosso e in bianco; sulle colline bolognesi si trova una piccola percentuale di sangiovese, certamente più diffuso in Romagna. Il vitigno a bacca nera del ferrarese è il fortana.
Tra i bianchi la fa da padrone il trebbiano romagnolo, coltivato soprattutto nella pianura del bolognese e del ferrarese; segue il pignoletto, tipico della zona di Bologna e Modena, con cui si producono vini fermi, frizzanti e spumanti. E per i dolci? Beh nella zona di Parma, Piacenza e Reggio troviamo la malvasia di candia aromatica, mentre nel bolognese domina l’albana, che nella versione passita esprime tutta la sua eleganza e pregevolezza.