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Vini Carpi e Sorbara, la storia di un lambrusco centenario

xtraWinexperience continua in Emilia Romagna con i vini Carpi e Sorbara e in particolare con il lambrusco di questa storia cantina emiliana.

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Vini Cantina Carpi e Sorbara, una storia lunga un secolo

Correva l’anno 1903 quando Alfredo Molinari, fonda la Cantina di Carpi.

In un’epoca in cui l’agricoltura italiana era ancora molto arretrata, Alfredo intuisce che il futuro sarebbe stato diverso: l’unione avrebbe fatto la forza.

La Cantina di Carpi introduce infatti un modello inedito per quei tempi, basandosi sulla solidarietà e sussidiarietà fra i viticoltori associati.

Nel 1918, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la Cantina diventa Cooperativa.

Ed è proprio grazie a questa impostazione, che nel corso dei decenni successivi la Cantina di Carpi riesce a crescere e a ingrandirsi, operando importanti operazioni di fusione con altre cooperative locali.

vini carpi e sorbara lambrusco

Nemmeno il nuovo millennio e le nuove esigenze cambiano le necessità della cantina. Così nel 2012 viene sancito il matrimonio anche con la Cantina di Sorbara. Storia che si aggiunge alla storia, insomma.

La Cantina di Sorbara nasce nel 1923 e, negli Anni ’70 del secolo scorso, conosce una crescita veemente, riuscendo a creare una concentrazione di cantine sociali per centralizzare la produzione e ridurre i costi. Attraverso l’unione con la Cantina di Carpi, le due forze si sommano. 

Dal 2014, al gruppo, si aggiunge poi anche la Cantina Valsamoggia.

Se cercate un approfondimento potete l’articolo “xtraWinexperience con Cantina Valsamoggia“.

Sua maestà il vino Lambrusco

Il fil rouge che accomuna la storia di Cantina di Carpi e Sorbara è il “rosso” dell’Emilia per eccellenza: sua maestà il Lambrusco. 

I numeri non mentono: si tratta di una realtà con 1.200 soci produttori, 2.300 ettari di vigneto, 6 stabilimenti ubicati tra Carpi, Concordia, Poggio Rusco, Rio Saliceto, Sorbara e Bazzano, 450.000 ettolitri di vino prodotti ogni anno.

La forza di Cantina di Carpi e Sorbara sta nella capacità di difendere le proprie tradizioni, con un vino che parla di territorio, di savoir-faire, di consapevolezza. Nasce da queste premesse, l’esclusiva linea Novecento, omaggio della Cantina alla solidità della sua storia e alla generosità della sua terra.

Quattro, nello specifico, sono le etichette che contraddistinguono Novecento: Lambrusco Salamino di Santa Croce DOP 903 Terre dei Pio, Lambrusco di Sorbara DOP 923 Terre della Verdeta, Lambrusco Mantovano DOP 946 Corte del Poggio, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP 960 Castello.

Il Lambrusco rappresenta un vino speciale perché, a seconda dell’uva che si va a lavorare, dà origine a prodotti molto diversi tra loro. Le bollicine in rosso sono infatti il risultato di un percorso che ha accompagnato un’uva originariamente selvatica dei boschi dell’Appennino emiliano, a essere sempre più “addomesticata” e a esprimere tutte quelle sfumature che l’hanno resa tanto celebre. 

Lambrusco di Sorbara DOP 923 Terre della Verdeta

Il Sorbara, da cui nasce il Lambrusco di Sorbara DOP 923 Terre della Verdeta, è certamente il più identitario. Questo vitigno si presenta vigoroso e produttivo, con i suoi grappoli spargoli.

Alcuni grappoli rimangono infatti acerbi e generano vini dall’acidità spiccata, meno carichi di colore per via degli antociani non presenti nella buccia. Il colore rosso rubino scarico e la potente freschezze sono infatti le caratteristiche identitarie del Lambrusco di Sorbara DOP 923 Terre della Verdeta. Al naso esprime profumi di viola con tocchi di fragola. 

La zona di Carpi è invece patria del Lambrusco Salamino di Santa Croce DOP 903 Terre dei Pio.

Tale vitigno, dal grappolo più compatto, con la particolare forma che ricorda quella di un salame, produce un vino fresco, equilibrato e dal tannino leggero. Nella tradizione contadina, ancora oggi c’è chi chiama queste “uzeline”, in ricordo quei grappoli selvatici che venivano divorati dagli uccellini.

Lambrusco Mantovano DOP 946 Corte del Poggio

Il Lambrusco Mantovano DOP 946 Corte del Poggio è un rosso ottenuto da Grappello Ruberti in purezza. Il nome rende omaggio all’anno di fondazione della Cantina sociale di Poggio Rusco.

Ricco, fine, a tratti quasi austero, questo vino sottolinea a ogni sorso quella sua storia millenaria che venne descritta persino da Publio Virgilio Marone, nativo di Mantova, nella quinta Bucolica. 

C’è però spazio per ottimi prodotti anche nel sud della provincia modenese, e questo succede stappando il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP 960 Castello, l’ultimo nato della linea Novecento.

Rispecchiando perfettamente il suo nome – che deriva dalla particolare caratteristica del raspo e dei pedicelli i quali, in autunno, si arrossano – questo vino si caratterizza per il colore rubino intenso dalle sfumature che virano al viola. È sempre equilibrato, fresco, con sentori che richiamano da vicino il paniere del sottobosco. È ideale per essere abbinato a carni lavorate o cacciagione.

La linea Novecento

La linea Novecento, inoltre, è un’ulteriore dimostrazione che con il vino si fa anche cultura.

Ogni etichetta è stata attentamente studiata per richiamare quell’irripetibile e magico periodo in cui tutto ebbe inizio. Anni di grandi speranze e di ineguagliabili passioni, in cui la filosofia positivista ottocentesca era stata rielaborata e corretta in molteplici direzioni, che stavano producendo i voli e la velocità del Futurismo, assieme all’armonia e alle civetterie dello stile Liberty.

In ogni caso, la certezza era quella di vivere in quella che è passata alla storia come la Belle Époque, dove il lambrusco moderno, grazie alla Cantina di Carpi, stava muovendo i suoi primi passi verso un successo mondiale.

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