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Storia del Whisky giapponese: il Rinascimento del terzo millennio

Il whisky giapponese oggi è una delle tipologie di whisky più popolari al mondo. La produzione limitata e l’alta domanda hanno reso gli appassionati di whisky sempre alla ricerca di oro liquido proveniente dal Giappone.

Le cose non sono sempre andate così bene.

L’industria giapponese del whisky ha conosciuto periodi di anonimato e difficoltà che sono stati affrontati grazie ad una rivalità storica. Parliamo della rivalità tra due grandi produttori giapponesi che spinti dalla ricerca della perfezione hanno trainato l’intero settore nazionale a trovare il successo mondiale.

Numeri e Riconoscimenti dei Whisky dal Giappone

Oggi le migliori creazioni delle distillerie giapponesi sono tra i più rari, costosi e ricercati whisky al mondo.

Partiamo parlando del Yamazaki 50 anni, del più rinomato produttore giapponese di whisky. Una di queste bottiglie è stata venduta all’asta lo scorso anno per la cifra record di 343.000 dollari battendo il primato mondiale di prezzo raggiunto all’asta per una bottiglia di whisky standard, non appartenente ad edizioni speciali per intenderci.

Una delle ragioni principali del prezzo folle è dipeso dal recente aumento della domanda di whisky giapponese. Infatti solo di recente le bottiglie del sol levante sono state attenzionate nelle competizioni internazionali di settore e i risultati sono sulla bocca di tutti. Nel 2017, per capire, il Giappone ha vinto alcuni dei più ambiti premi di settore, tra questi il “World’s Best Blended Whisky”, “World’s Best Grain Whisky”, e “World’s Best Single Cask Single Malt Whisky” ai World Whiskies Awards e ha saputo ripetersi nel 2018 migliorandosi con il “World’s Best Blended Limited Release”.

Contemporaneamente all’International Spirits Challenge 2017, la società giapponese Suntory è stata nominata “Whisky Producer of the Year” (e il suo whisky 21 anni Hibiki ha ricevuto la nomina di “Spirit Supreme Champion”), premio ottenuto anche nell’edizione 2018 a conferma della supremazia di settore ormai conquistata.

Infatti nelle competizioni citate, il settore giapponese è stato messo a confronto con i colossi del whisky mondiali, produttori di whisky storici e molto più affermati rispetto alla giovane cultura orientale.

Storia del whisky in Giappone: tra rivalità storiche ed un peccato di gioventù

Oggi l’alta qualità dei cereali, la passione e la maestria artigiana profuse nella produzione del whisky in Giappone non sono più un trend esotico, ma un dato di fatto. Le etichette di whisky giapponesi invecchiate sono estremamente limitate mentre i prodotti base si esauriscono all’istante ad ogni lancio sul mercato. Perché tutto questo?

Bene, torniamo indietro di qualche decennio.

Agli albori della storia del whisky in Giappone, i produttori semplicemente non si aspettavano che ci sarebbe stato questo boom globale e quindi non misero abbastanza whisky nei barili per la maturazione.

Oggi è evidente che il Giappone realizza alcuni tra i migliori whisky al mondo, ma le cose non erano così in passato. Una storia di alti e bassi e feroci rivalità, hanno reso il Giappone capace dei risultati odierni.

Storia del Whisky giapponese: la rivalità tra Suntory e Nikka

L’intera storia del whisky giapponese (non più lunga di un secolo), ruota intorno a due società, guidate da due pionieri.

Nel 1923, Shinjiro Torii fondò Yamazaki, la prima distilleria commerciale giapponese di whisky di malto. La compagnia di Torii, Kotobukiya (conosciuta oggi come Suntory) offriva una vasta gamma di prodotti, dal vino porto al dentifricio, ma la maggior parte di questi prodotti era semplicemente un modo per generare il profitto necessario a finanziare il vero sogno di Torii: creare un whisky capace di superare i whisky scozzesi, estremamente popolari e importati all’epoca.

Per ottenere ciò, Torii assunse Masataka Taketsuru, che aveva trascorso anni a studiare le complesse pratiche di produzione di whisky in Scozia. A Taketsuru fu affidata la gestione di tutto il ciclo produttivo di whisky nella distilleria Yamazaki, tuttavia le visioni dei due erano piuttosto divergenti.

Taketsuru voleva creare un whisky intenso e potente, simile alle grandi espressioni create in Scozia. Torii, invece, desiderava un prodotto più liscio ed elegante per soddisfare il palato giapponese, che non era abituato a sapori così forti.

Taketsuru onorò il suo contratto ma lasciò Kotobukiya dopo 10 anni. Nel 1934, insieme ad un gruppo di investitori, Taketsuru fondò la propria distilleria di whisky a Hokkaido, la distilleria Yoichi, sito produttivo iniziale per la fondazione di Nikka Whisky, attualmente secondo produttore di whisky in Giappone.

Nel corso degli anni successivi, tra Suntory e Nikka si è radicata una feroce rivalità che continua fino ad oggi.

Quando una delle due società lancia un nuovo prodotto, l’altra rilancia immediatamente, prodotti dallo spirito molto diverso come da precise volontà dei fondatori.

A partire dal 1939, con l’imminente Seconda Guerra Mondiale, si aprì un periodo di grande crescita per entrambe le compagnie, poiché l’esercito e la marina giapponese erano grandi amanti (e consumatori) di whisky. Questa passione e l’ingente numero di uomini coinvolti tra le forze armate, ha fatto sì che nessuna delle società abbia dovuto spendersi in pubblicità o marketing poiché quasi tutto il prodotto delle distillerie andò immediatamente venduto. Alla fine della guerra, nel 1945, seguirono enormi difficoltà economiche in Giappone quando il cibo e gli altri beni di prima necessità divennero più scarsi. Tuttavia, il consumo di whisky non ne risentì. Infatti i distillati giapponesi trovarono un nuovo segmento del paese assetato quanto le forze armate locali: le forze di occupazione statunitensi.

Così le vendite di whisky in Giappone hanno continuato a crescere per decenni, e il whisky divenne la bevanda alcolica più consumata in Giappone. Tuttavia, negli anni ’80, iniziò il boom giapponese dello shochu che oscurò enormemente l’industria del whisky.

A partire dagli anni ’80, il whisky sarebbe stato rimpiazzato dallo shochu e dalla birra, e così l’industria del whisky giapponese entrò in una spirale negativa fino al 2007, quando il settore si ridusse di oltre il 60%. Nei primi anni 2000, persino i whisky invecchiati di Nikka e Suntory rimasero negli scaffali dei negozi per mesi, whisky che oggi sono cacciati da collezionisti di tutto il mondo.

Il Rinascimento del Whisky Giapponese nel terzo millennio

Gli anni passarono e il whisky giapponese continuava una lotta tutta giapponese con lo shochu fino ai primi anni 2000, anni in cui oltreoceano cominciarono le menzioni di famosi critici e testate di settore. Lentamente ma inesorabilmente, la referenza e l’approvazione da parte di esperti e influencer mondiali di whisky, diedero vita al rinascimento del Whisky con gli occhi a mandorla.

Si dice anche che gli investimenti in comunicazione e marketing di Suntory siano stati uno dei fattori trainanti che hanno riportato in vita il whisky giapponese. Per questo motivo, produttori e consumatori giapponesi rispettano profondamente l’azienda ed il successo della stessa è percepito come nazionale.

Per la prima volta da decenni, nel 2008 ha aperto una nuova distilleria di whisky, Chichibu, che ha dato il via alla proliferazione di piccoli produttori di whisky, ognuno con proprie idee sperimentali, ma uniti dal sogno di Shinjiro Torii. Questa primavera di nuove aziende interessanti e sperimentali dal Giappone, ha dato il via ad una “nuova generazione” di whisky giapponesi, dallo spirito molto diverso dalle storiche industrie Scozzesi ed Americane, ma capaci di prendersi la scena internazionale grazie a produzioni artigianali e la qualità delle proprie materie prime.

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