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I Mastri Birrai Celti facevano festa col vino: a confermarlo uno studio firmato LMU e Università di Tubinga

Solo nelle ultime decadi è stata fatta chiarezza sulle abitudini alimentari dei popoli antichi. La cucina compone materiali facilmente e velocemente deteriorabili e anche le ricette (prima di Master Chef, ovviamente) non era tradizione tramandarle in manoscritti. Oggi, le nuove tecnologie ci vengono in supporto e hanno consentito agli scienziati di fare luce sulle abitudini alimentari del passato più remoto.

Con l’aiuto di queste tecniche, un gruppo di ricercatori tedesco ha rivolto la sua attenzione sui Celti. I Celti furono uno dei primi (e più organizzati) popoli barbari che emersero in Europa centrale circa 3000 anni fa. Questo studio ha fornito nuove interessanti informazioni sulle bevande che producevano e acquistavano a quei tempi.

Lo studio: Davvero i Celti bevevano vino alla moda dei Romani e dei Greci?

Lo studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE, compiuto dai ricercatori della Ludwig-Maximilians-Universitaet (LMU) di Monaco e dell’Università di Tubinga, ha analizzato circa 100 reperti recuperati da un insediamento fortificato di Mont Lassois in Borgogna, costruito durante il primo periodo celtico. Tra gli oggetti rinvenuti dagli archeologi c’erano vasellame e recipienti di fattura Greca databili intorno al 500 a.C..

“Il nostro studio si concentra sul periodo celtico primitivo, a partire dal VII secolo fino agli inizi del V secolo a.C.“, ha detto a Newsweek Cynthianne Spiteri, una degli scienziati di Tubinga. “A quel tempo, i Celti erano presenti in un’area che comprendeva l’odierna Repubblica Ceca fino alla Francia orientale, mentre da nord a sud, dalla Germania meridionale alla Svizzera settentrionale”.

“Il termine ‘Celti’ non è probabilmente il modo con cui queste persone si identificavano. Questo termine è stato coniato dagli scrittori classici che probabilmente hanno unificato popoli dello stesso periodo e simili pratiche culturali e funerarie, che in questi secoli iniziarono anche a stabilire quelli che definiamo siti “principeschi” fortificati”.

In questo periodo, un gran numero di pezzi di vasellame furono esportati dalla Grecia e dall’Italia verso le regioni più settentrionali dell’Europa, dove erano presenti i Celti appunto. Questo dato ha sempre lasciato intendere agli esperti che i Celti iniziarono a imitare i loro vicini mediterranei nel consumo di vino durante rituali e occasioni festive, ma senza prove dirette. È stato anche a lungo ipotizzato che bere vino in queste occasioni fosse ad uso esclusivo dell’elite celtica.

Le conclusioni dello studio

Per fondare alcune di queste tesi, i ricercatori hanno analizzato i residui trovati in vasi rinvenuti nel sito di Mont Lassois, che ha permesso di verificare le firme chimiche di vari alimenti e bevande.

“L’analisi effettuata fornisce prove dirette basate sull’analisi dei lipidi che vengono assorbiti dalla ceramica durante il suo utilizzo”, ha detto Spiteri. “Le principali tecniche impiegate sono la gascromatografia e la spettrometria di massa: abbiamo applicato questa tecnica ad una selezione di vasellame proveniente dal Mediterraneo, con un’attenzione particolare nell’analisi di recipienti dedicati al cibo e alle bevande”.

L’analisi ha rivelato le firme genetiche di vari prodotti, tra cui vino, birra, olio d’oliva, latte, cera d’api e miglio, un tipo di coltura cerealicola. Le analisi andrebbero a confermare che il vino proveniente dal Mediterraneo veniva consumato (insieme ad altre bevande di birra prodotte localmente) durante le occasioni festive e rituali.

“Le nostre analisi confermano che hanno effettivamente consumato vini importati dal Mediterraneo, ma che hanno anche bevuto birra locale dalle ciotole greche nello stesso periodo”, ha comunicato Philipp Stockhammer, uno degli autori principali dello studio da parte di LMU. “In altre parole, i Celti non hanno semplicemente adottato tradizioni straniere nella forma originale praticata dai popoli del Mediterraneo, ma hanno usato i prodotti importati anche in modo diverso e per scopi propri”.

“Inoltre, pare il consumo di vino importato non fosse limitato ai ceti più alti della società: anche gli artigiani avevano accesso al vino, e i reperti analizzati suggeriscono che probabilmente veniva usato per cucinare, mentre le élite lo sorseggiavano nel corso dei banchetti o delle cerimonie”.

Spiteri ha dichiarato con entusiasmo che questo nuovo studio fornisce finalmente alcune risposte supportate da prove ad una domanda che ha lasciato perplessi a lungo i ricercatori in questo campo:

“Siamo lieti di aver definitivamente risolto l’annosa questione riguardo i primi Celti: se a nord delle Alpi condividessero o meno le abitudini di consumo del Mediterraneo. Lo hanno fatto davvero, ma lo hanno fatto in modo creativo!

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