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Planeta, un Viaggio in Sicilia.

Oggi rivolgiamo qualche domanda ad Alessio Planeta, a capo dell’omonima azienda familiare siciliana.

  • Quando le abbiamo chiesto di descrivere in estrema sintesi Planeta, ci ha risposto: “Planeta è un Viaggio in Sicilia”. Ci spiega meglio?


La nostra è un’azienda agricola familiare, che si tramanda da 17 generazioni, a partire dal XVII secolo a Sambuca di Sicilia, e dal XIX secolo, per via di matrimonio, anche in quello, limitrofo, di Menfi. Ma se la viticoltura è stata sempre parte dell’attività agricola, ne è diventato il centro soltanto dalla metà degli anni ’90, con la decisione di creare un marchio, che non poteva che essere Planeta. A partire dall’annata ’94 abbiamo iniziato con la nostra etichetta più iconica – lo Chardonnay Planeta – e con altri vini che sono tuttora la spina dorsale dell’azienda. Ma ben presto ci siamo convinti che per raggiungere l’eccellenza in Sicilia, bisognasse guardare oltre un solo territorio, per quanto estremamente vocato come Menfi. Esplorare le denominazioni più interessanti e peculiari è stato il nostro obiettivo a partire dalla fine degli anni ’90. Abbiamo acquistato terreni prima nel ragusano, a Vittoria (Dorilli), per cimentarci nel Cerasuolo di Vittoria, l’unica DOCG dell’isola; quindi a Noto (Buonivini), la zona di origine del Nero d’Avola, che qui si esprime nel migliore dei modi; poi sul versante nord dell’Etna (Sciaranuova e Feudo di Mezzo ), dove via via abbiamo acquistato e impiantato quasi 40 ettari di terreni, quasi interamente a Carricante e Nerello Mascalese, i due vitigni più caratteristici di questo territorio unico; infine all’interno dell’Area Marina Protetta di Capo Milazzo, (La Baronia), per ridare vita ad una denominazione quasi dimenticata come il Mamertino e al Nocera, la varietà più caratteristica del luogo.


Questo percorso, durato poco meno di 15 anni, è quello che noi definiamo il nostro “Viaggio in Sicilia”: un florilegio delle infinite capacità di espressione – frutto di un mosaico di climi e terroir tra loro diversissimi, e della più ampia biodiversità del Mediterraneo – di quel piccolo continente che chiamiamo Sicilia.

  • Ha tenuto a sottolineare che la vostra è un’azienda familiare: lo ritiene un limite o un vantaggio?


Senza alcun dubbio un vantaggio. Ma devo spendere ancora due parole sulla famiglia Planeta, che è sicuramente sui generis. Con un pizzico di immodestia, mi piace sottolineare il ruolo trainante che negli anni la nostra famiglia ha ricoperto nel rilancio della viticoltura, prima nel territorio di Menfi e successivamente nella Sicilia tutta, come universalmente riconosciuto a mio nonno Vito Planeta e a mio zio Diego Planeta. A parte ciò, la nostra famiglia ha sempre messo al centro dei suoi obbiettivi l’armonia con le comunità entro le quali operiamo, creando rapporti che vanno ben oltre la semplice presenza dell’attività imprenditoriale. E se questo è stato un processo quasi naturale nel nostro territorio di origine, Menfi, crediamo di avere fatto altrettanto laddove siamo giunti in tempi relativamente recenti. Last but not least, il nostro è un gruppo sui generis anche per dimensioni: la generazione che ci ha preceduto era costituita da quattro sorelle e tre fratelli. Quella di cui faccio parte, e che conduce l’azienda, da ben quindici cugini primi, metà dei quali coinvolti nella gestione, con vari ruoli. L’unione fa la forza!

  • Ci spieghi meglio cosa intende per “armonia con le comunità”.


È un concetto assai articolato, provo a delineare soltanto i punti principali. Innanzi tutto, siamo imprenditori che non si sono mai sottratti al raggiungimento del bene comune: ho già detto di chi mi ha preceduto, da parte mia sono coinvolto in prima persona nelle varie organizzazioni consortili regionali e territoriali; grande è il dispendio di energie, ma assai maggiori sono stati gli obbiettivi comuni raggiunti, a beneficio dell’intera comunità dei viticoltori e dei produttori siciliani.
Poi abbiamo sempre posto al centro dell’attività l’attuazione di un’autentica sostenibilità, che passa dal rispetto dell’ambiente del territorio, ma innanzi tutto dal rispetto dei lavoratori e dei loro diritti. E questo ci viene riconosciuto pienamente dalle comunità nelle quali operiamo, e ci riempie di orgoglio. Infine, ci siamo sempre impegnati nel produrre progetti culturali – nell’arte contemporanea, nel teatro, nella musica, nella letteratura – a beneficio del territorio: per noi un modo di restituire in parte ciò che il territorio generosamente ci da. E anche questo ci viene riconosciuto, e riteniamo sia doveroso per quell’imprenditore che insieme al profitto persegue la responsabilità sociale.

  • Sostenibilità: una parola che ultimamente ricorre spesso nel mondo del vino. Può dirci cosa significa per Planeta?


Anche questo è un concetto articolato, che non è facile sintetizzare. Oltre a quanto detto riguardo al lavoro e ai lavoratori, ci siamo impegnati, fin dal primo anno dalla sua istituzione, nel 2010, nell’applicazione del protocollo SOStain, che è diventato il riferimento per la Sicilia. Un protocollo molto stringente e articolato, che davvero da le massime garanzie al consumatore e garantisce la tutela del territorio e dell’ambiente, attraverso ben dieci indicatori che spaziano dalle pratiche agricole ai consumi energetici. Dal 2020, tutti i vini in uscita riportano in etichetta la certificazione SOStain, che abbraccia tutta l’azienda, dai vigneti alle cantine dei cinque territori nei quali operiamo.
Del resto, l’amore per la propria terra rende le scelte di sostenibilità del tutto naturali: e quindi la conseguenza del nostro sconfinato amore per la Sicilia. Se ti è piaciuto questo articolo, leggi anche “L’Etna di Planeta: viticoltura di montagna in Sicilia“.

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