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Intervista ad Alessio

Le nostre interviste sul vino. Questa è la volta di Alessio Turazza, giornalista freelance e sommelier, nostro collaboratore del blog. Le domande sono sempre le stesse a tutti i nostri collaboratori, clienti, appassionati, conoscenti, persone note e meno note. Faremo anche le interviste impossibili. E cioè interviste a personaggi storici. Ci sarà concessa una licenza d’invenzione.

1)In sintesi. Quale è il suo rapporto con il vino ?

Il vino è passione, emozione, storia, territorio, lavoro, cultura, tradizione e identità. Mi piace proprio questa sua vocazione trasversale, la sua capacità di coinvolgere e toccare molteplici aspetti della vita.

2) Se dico vino, cosa le viene in mente?

Un piacere da condividere con le persone che amo e con gli amici.

3) Bianco, Rosso, Bollicine, ecc. ecc. Cosa preferisce?

Molto dipende dai momenti, dagli stati d’animo, dalle stagioni e dagli abbinamenti. Ma in generale preferisco i bianchi, soprattutto da invecchiamento: il riesling su tutti. Poi Champagne e Metodo Classico a seguire i rossi, con una predilezione per pinot noir, nebbiolo e sagrantino.

4) Il suo primo bicchiere di vino.

Il primo bicchiere di cui ho memoria è il classico Asti Spumante a Natale.

5) Il bicchiere più recente.

Un Metodo Classico Pas Dosé Millesimato.

6) Etichetta preferita?

Dipende dalle serate e dai menù, non ho un’etichetta preferita in assoluto.

7) Produttore preferito?

Non ho un produttore preferito o di riferimento. In generale mi piacciono i piccoli produttori, che vivono il loro lavoro ancora in modo artigianale, mossi soprattutto dalla passione. Vignaioli che fondano la loro attività sul rispetto della terra, della vigna e sull’armonia con la natura.

8) Il vino e la sua professione. Quale rapporto ?

Direi intenso, appassionante, curioso ed emozionante.

9) Un aneddoto sul vino.

Non mi viene in mente nulla. Ho poca predisposizione e memoria per gli aneddoti.

10) Un profumo del vino.

Un riesling d’annata.

11) La musica del vino.

Qui il discorso potrebbe diventare lungo e complesso. Ogni vino ha una sua personalità, che potrebbe essere assimilata anche a un genere musicale. Diciamo che amo il Jazz e bere un buon bicchiere sulle note di John Coltrane.

12) Un cibo ed il vino.

Un rapporto indissolubile. Per me il vino conserva ancora la sua natura di alimento da portare a tavola e bere mangiando. Ogni volta che assaggio un vino, anche durante una degustazione, mi chiedo sempre se porterei quella bottiglia in tavola e con quali pietanze.

13) Un prezzo giusto per il vino.

Oggi si può bere bene spendendo tra i 10 e i 20 euro. Meglio una buona bottiglia ogni tanto, che un pessimo vino tutti i giorni.

14) Un prezzo sbagliato per il vino.

I due estremi. I vini venduti a un prezzo che copre a malapena il costo industriale della bottiglia vuota e i vini con prezzi troppo elevati. Etichette che costano oltre i 50 euro le considero veramente troppo care. Si possono fare eccezioni solo per bottiglie di particolare pregio e valore. Ma quando ci si muove sulle centinaia di euro, si sta spendendo più per l’allure di un nome che per il vino. Più per l’immagine che per la sostanza. E’ un modo di pensare che non mi appartiene e non mi piace.

15) Un brindisi.

greciaAl popolo greco, a cui dobbiamo tutto o quasi. Anche per quanto riguarda il vino.

 

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