Fresco e fruttato, un bianco unico dalla storia millenaria. La Falanghina campana racconta, con il suo gusto e il suo profumo inimitabili, un storia antica che ancora oggi riesce a conquistare i palati più raffinati.
Un po’ di storia
Il vitigno della Falanghina ha origini misteriose ma era di certo coltivato in epoca romana, non si esclude una provenienza da antichi ceppi greco–balcanici. La Falanghina, a lungo dimenticata e considerato un vino non particolarmente prestigioso, viene prodotta a zona a nord di Napoli, nei Campi Flegrei e nel Sannio (BN). Oggi è stato rivalutato ed è tornato a occupare sulla scena internazionale un ruolo di primo piano, diventando un vero e proprio vanto produttivo per la Campania.
Vitigno e vino sotto la lente d’ingrandimento
Il vitigno dà vita a ben otto vini DOC (Denominazione d’Origine Controllata), ha una buona produttività e cresce meglio beneficiando di terreni collinari, con clima secco e caldo, oltre che su terreni poveri. La Falanghina beneventana e quella flegrea si distinguono soprattutto per la diversa forma dei grappoli e degli acini. La prima presenta un grappolo alato e un acino oblungo, la seconda, invece, ha un grappolo conico e un acino tondeggiante.
Dopo la vendemmia, verso metà settembre, la Falanghina è vinificata in acciaio, al fine di conservarne la fragranza. Il risultato è un vino giallo paglierino, arricchito da note floreali e aromi fruttati. Dal terreno in cui cresce acquista sentori minerali. Ricorda al palato il sapore pieno della frutta matura, affiancato da sentori tropicali e una buona acidità.
Quando berlo?
La Falanghina è un vino da bere giovane, capace di esaltare il gusto del pesce e dei frutti di mare. Ottimo per accompagnare un piatto di spaghetti a vongole o con i ricci di mare. Polpo e scampi trovano nel suo sapore un abbinamento perfetto. Il pesce, che sia al forno o alla griglia, trova nella Falanghina una complice d’eccezione. Fermo o spumantizzato, fresco è ottimo per un aperitivo leggero e gustoso.
Buono anche con i formaggi, soprattutto quelli freschi e la mozzarella di bufala. Da provare anche con minestre di legumi o zuppe di funghi. Nella versione passita, invece, accompagna bene i dolci, come nel caso della piccola pasticceria, ma vale la pena provarlo anche con formaggi stagionati. L’ottimo rapporto prezzo/qualità lo rende un vino prestigioso capace di prestarsi a un uso quotidiano, un aspetto non da poco per gli amanti del buon bere. La temperatura ideale per servirlo è tra i 9 e i 10°.
DOP e IGP, un vino che piace a tutti
Oltre ai DOC, i vitigni Falanghina sono presenti in ben 11 prodotti caratterizzati dai marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta). Quali sono? La Falnghina del Sannio Dop, il Falerbo del Massico Dop, il Galluccio Dop, Campi Flegrei Dop e Irpinia Dop. Per l’Igp, invece, si segnalano: Beneventano, Roccamonfina, terre del Volturno, Pompeiano, Colli di Salerno e Campania. Un vino che, con le sue piccole e sottoli sfumature, riesce ad accontentare tutti e a trovare la giusta combinazione per abbinamenti sempre nuovi e di successo.
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