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Vitigni autoctoni: vera ricchezza del vino italiano

Non tutti sanno che il nostro Belpaese è il numero 1 sia per qualità che per quantità dei vitigni autoctoni. Gli ultimi due che sono stati inseriti nel “Registro Nazionale delle varietà di vite” sono i vitigni numero 854 e 855, più specificatamente Toscano Morellone e il Negrone. Questo è l’ennesimo successo per la nostra agricoltura italiana. La Gazzetta li ha inseriti ufficialmente all’inizio di quest’anno.

Erroneamente a quanti molti pensano non è la Georgia il paese più ricco di uve autoctone, bensì l’Italia. La Georgia, ci spiega il professore Attilio Scienza, possiede 800 vitigni, ma per vinificare non li utilizza tutti quanti bensì tra i 200 e i 300, mentre la nostra Penisola dispone di 535 varietà autoctone registrate e almeno 1000 sono situate presso i centri di ricerca. In aggiunta c’è da fare una piccola considerazione: la nostra ricchezza per poter produrre vini così buoni è rappresentata dai terreni ma anche dalle favorevoli condizioni climatiche.

Le uve autoctone maggiormente valorizzate soprattutto in questi ultimi anni, sono in principal modo due: Timorasso e Nascetta. Con l’etichetta Nascetta, l’azienda agricola Elvio Cogno ha realizzato un vino del tutto particolare che ha riscosso un grandissimo successo per via della sua aromaticità e struttura.

Nascetta caratteristiche organolettiche

La Nascetta è figlia di un terroir unico e straordinario, caratterizzato da un terreno calcareo argilloso. Ed è proprio in virtù di questa tipologia di terreno che nascono nella terra delle Langhe vini unici e inconfondibili. Come il caso di Nascetta. Il suo colore è giallo paglierino, luminoso e brillante. La sua personalità è abbastanza forte.

Nel suo bouquet prevalgono note fruttate, agrumate con sentori di fiori bianchi. E’ un vino fresco, di buona struttura, leggermente sapido con un finale leggermente amarognolo. A tavola si sposa molto bene con gli antipasti e primi piatti a base di pesce, crostacei, pesce crudo e verdure.

Timorasso: caratteristiche organolettiche

Si tratta di un vino bianco tra i più importanti del nostro BelPaese. Il suo colore è giallo paglierino più o meno intenso, Si avvertono in bocca note di miele e sentori minerali. Il suo sapore è asciutto, morbido e caldo. Ha una struttura molto forte così come la decisa acidità.

Con un lungo affinamento in bottiglia, questo vino dalle mille sfaccettature si sposa molto bene con diverse pietanze, ovvero: può rivelarsi un ottimo aperitivo, un ottimo compagno con gli antipasti , la carne cruda e i salumi poco stagionati.

Si abbina egregiamente anche con i primi piatti, con il pesce cotto in vari modi, con i formaggi caprini freschi. Da giovane, la sua temperatura ideale di servizio è di 10-12°, mentre per bottiglie con 4 o 5 anni di invecchiamento, la temperatura oscilla tra i 12 e i 14°.

Ma grande attenzione può essere posta anche ad altri vitigni autoctoni che a quanto pare stanno riscuotendo un grandissimo successo, come il Pagadebit e il Pignoletto. Entrambi, profumi e freschezza conquistano i palati anche più esigenti.

Un altro caso straordinario è rappresentato dal vino unico Venissa. Un vino raro ma che rappresenta un pezzo di storia di Venezia.

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