Il vino senza alcol sarà il futuro? Quello che sappiamo con certezza e che gli anni che stiamo vivendo sono contraddistinti da una forte attenzione alla salute e alla forma fisica. Non è un caso che, a fronte di un calo piuttosto generalizzato delle vendite degli alcolici, sia nata una nicchia di consumatori “salutisti” che non vuole rinunciare al piacere del vino.
L’interesse crescente per i vini senza alcol o a basso contenuto alcolico è sotto la lente di ingrandimento di produttori e governi. Se i vignaioli e i paesi più conservatori alzano le barricate, molti altri sono già pronti con legislazioni che favoriscono la produzione di vini dealcolati. Scopriamo come si realizza il vino senza alcol, da dove nasce questa richieste e quali sono le prospettive di consumo.
Tendenze e motivazioni
Le tendenze verso uno stile di vita più sano e consapevole hanno spinto molti consumatori ad esaminare attentamente il loro rapporto con l’alcol. Il desiderio di ridurre il consumo di alcol per motivi di salute o semplicemente di godersi un bicchiere in più senza preoccupazioni, ha portato alla crescita della domanda di alternative a basso contenuto alcolico.
Già da anni siamo abituati a trovare sugli scaffali della grande distribuzione la birra zero alcol. In Italia ha lasciato perplessi i puristi, ma nessun grosso allarme. Anzi, le aziende produttrici hanno cavalcato l’onda di questa richiesta ottenendo un buon ritorno. Ma il vino senza alcol si può definire vino? Diciamo subito che in Italia l’argomento non è regolamentato e più avanti approfondiremo la questione. Sappiamo però che la dealcolazione è già concessa per i vini a Indicazione Geografica Protetta (IGP) e Denominazione di Origine Protette (DOP). Si parla di dealcolazione totale quando il volume di alcol è inferiore allo 0.5%.
Le leggi sul vino senza alcol
L’unica legge di riferimento in materia è un Regolamento Europeo del 2013 che stabilisce la libera circolazione nel mercato comune di questo prodotto e ne definisce i parametri produttivi perché non si alterino le qualità organolettiche del vino. Il regolamento fa riferimento a una chiara comunicazione in etichetta perché il consumatore sia informato sulla natura e la qualità del prodotto.
Tuttavia, è importante notare che le normative specifiche possono variare leggermente da paese a paese all’interno dell’Unione Europea. In Italia, ad esempio, non è possibile per i produttori produrre vino senza alcol nei propri stabilimenti perché non è permessa loro la detenzione, seppur temporanea, dell’alcol generato dal processo di separazione. Il più grosso scoglio per lo sviluppo di questo settore in Italia sussiste proprio in questo. Alcune aziende che si sono dimostrate interessate a sperimentare hanno già dichiarato di aver dovuto spedite il proprio vino all’estero, nei paesi dove la dealcolizzazione è regolamentata diversamente, per poi reimportare il prodotto finito.
Come viene prodotto il vino senza alcol
La produzione di vino senza o a basso contenuto di alcol comporta sfide uniche per i viticoltori e gli enologi. Mentre il processo di fermentazione è fondamentale per la creazione del vino, è possibile intervenire per controllare il livello di alcol prodotto. Questo può essere realizzato in diverse fasi, ad esempio, raccogliendo l’uva prima che raggiunga il suo massimo potenziale di zucchero, utilizzando tecniche di fermentazione a bassa temperatura o sottoponendo il vino a processi di dealcolizzazione.
Esistono diversi metodi per rimuovere l’alcool dal vino. Ecco alcuni dei principali:
- Evaporazione sottovuoto: Questo metodo coinvolge il riscaldamento del vino a temperature inferiori al suo punto di ebollizione normale sotto vuoto. Poiché l’alcool ha un punto di ebollizione più basso dell’acqua, può essere separato dal vino tramite evaporazione. Il vapore d’alcool viene quindi condensato e rimosso, mentre il vino rimanente è dealcolato.
- Osmosi inversa: Questo processo sfrutta una membrana semipermeabile per separare l’alcool dal vino. Il vino viene pressurizzato e passato attraverso la membrana, che trattiene l’alcool e altre molecole più grandi, consentendo all’acqua e ad altre sostanze di passare attraverso. Il risultato è un vino con un tenore alcolico ridotto.
- Filtri a carbone attivo: Questo metodo coinvolge il passaggio del vino attraverso filtri a carbone attivo che assorbono l’alcool. Il vino può essere ricircolato attraverso i filtri finché non viene raggiunto il livello desiderato di riduzione dell’alcool.
- Spremitura a membrana: Questo processo utilizza membrane per separare l’alcool dal vino. Il vino viene pressurizzato e passato attraverso membrane che consentono all’alcool e ad altre molecole più piccole di passare, mentre trattenendo molecole più grandi come l’acqua e i composti aromatici.
- Riscaldamento a bassa temperatura: In questo metodo, il vino viene riscaldato a temperature relativamente basse per evaporare l’alcool. Poiché l’alcool ha un punto di ebollizione più basso dell’acqua, può essere rimosso senza causare danni significativi ai componenti aromatici del vino.
Questi sono solo alcuni dei principali metodi di dealcolizzazione del vino, e la scelta del metodo dipende spesso dalle preferenze del produttore e dalla natura del vino stesso. Bisogna ricordare, infine, che il vino biologico o naturale, per normativa non può essere sottoposto a questo tipo di processi.
Il mercato del vino senza alcol
Mentre in passato i vini senza o a basso contenuto alcolico potevano essere visti con sospetto o considerati come compromessi di qualità, l’accettazione e l’apprezzamento di queste alternative stanno aumentando rapidamente.
Uno studio pubblicato da Wine Intelligence nel 2022 ha riscontrato che un terzo dei consumatori in grandi mercati come Stati Uniti, Giappone, Australia e Svizzera si è detto disposto a ridurre drasticamente il consumo di alcol. Al contempo nei paesi del vecchio continente si è registrata un’effettiva flessione del consumo annuo di bevande alcoliche. Questo è particolarmente vero per il pubblico più giovane che non vede di buon occhio gli effetti collaterali dovuti all’alcol. Sappiamo, infine, che più della metà della popolazione mondiale non consuma alcol per motivazioni alimentari ma anche religiose. Perché non arrivare a queste fasce di mercato proprio con il vino senza alcol?
Tutti gli indicatori presentati al Vinitaly 2024 dall’Osservatorio Federvini evidenziano una crescita nella vendita dei vini dealcolati negli USA (+16%), Germania e Regno Unito (+6%) nel 2023 rispetto al 2021. In Italia, così come in Francia, l’introduzione di tecniche di dealcolizzazione ha lasciato molto perplessi i governi e i produttori. Tuttavia, la mancata apertura a queste tecniche di produzione lascia i due maggiori produttori mondiali di vino in una posizione di forte svantaggio competitivo.
I giovani, lo stile di vita e il cambiamento
L’interesse per i vini senza o a basso contenuto alcolico rappresenta una tendenza significativa nel mondo del vino moderno. Questa evoluzione del settore del vino riflette un cambiamento più ampio verso uno stile di vita più equilibrato e consapevole, offrendo agli amanti del vino un’ampia gamma di opzioni per esplorare e godersi.
A sostegno di questa riflessione citiamo una recente rilevazione di TradeLab presso i consumatori italiani.
Interpellato sul fenomeno dei vini low alcohol, quasi la metà del campione dichiara di conoscere l’esistenza di vini senza alcol o con ridotta presenza di alcol, anche se soltanto una esigua minoranza, il 5%, ha dichiarato di averli provati. Il 33% si dichiara interessato a consumare vini con bassa gradazione o senza alcol, specie i più giovani, sebbene il 57% degli intervistati non si mostri favorevole. Il 45% del campione, in particolare i giovani, si dichiara convinto che il trend del low alcohol modificherà il mix di consumi di bevande nei prossimi anni, la percentuale scende al 37% per i prodotti dealcolati.
Fonte: Federvini 2024 – Rilevazione TradeLab