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Vino contraffatto e come evitarlo: antifrode per non dimenticare Petrus 1921

Si stima che nel 2018 le frodi ai danni di prodotti alimentari e bevande, abbia alimentato un mercato mondiale da circa 35 miliardi di euro, quasi 7 volte più rilevante rispetto a quello dell’arte. Il Conseil interprofessionnel du vin de Bordeaux (CIVB: Consiglio interprofessionale dei vini di Bordeaux) sostiene che solo in Cina vengano vendute ogni ora 30mila bottiglie contraffatte. Il dato è disarmante.

Fino agli anni 2000, i falsari concentravano le proprie attenzioni sui grandi produttori mondiali. Da decenni infatti si rilevano frodi ai danni di domaine francesi, in particolare Grand crus di Bordeaux o Borgogna come Lafite Rotschild, Latour o Romanée Conti per citarne alcuni. Queste frodi danneggiavano in particolare i collezionisti di vino; i falsari infatti acquistavano per qualche migliaio di euro la bottiglia vuota di uno di questi prodotti di fama mondiale per poi riempirla e tapparla nel modo migliore possibile per proporle ad acquirenti, principalmente privati, ignari e convinti di essere di fronte ad un affare.

Oggi il mondo del vino ha allargato i propri confini in termini geografici e si propone a winelovers più o meno esperti con prodotti accessibili a tutte le tasche. I falsari per questo stanno allargando il loro business ad un target di prodotti meno rinomati e preziosi.

L’antifrode è smart: RFID e QR code al servizio della qualità

In Italia e nel mondo ci si è chiesti come affrontare le contraffazioni in modo semplice ed economico e la risposta si è trovata nella tecnologia.

Oggi capita sempre più spesso di trovare sulle etichette di bottiglie di vino QR code. I QR code permettono di veicolare informazioni tramite internet e sono leggibili da qualsiasi smartphone quindi praticamente da chiunque acquisti una bottiglia.

In altri casi vengono utilizzati dei piccoli trasponder rispondenti a sollecitazioni radio alle giuste frequenze, una tecnologia chiamata RFID. Questa tecnologia ha un costo superiore rispetto alla stampa dei QR ma permette il rilievo della scatola o la bottiglia su cui viene innestato anche a distanza o senza il contatto visivo con il lettore.

In Italia in particolare, l’attenzione alla qualità dei propri prodotti è una prerogativa dei produttori e le istituzioni hanno deciso di tutelare questa qualità. Molte DOC e DOCG hanno infatti proprie etichette o sigilli contenenti ologrammi, filigrane e numeri univoci di registrazione che li rendono del tutto simili alle banconote in termini di tracciabilità di provenienza ed autenticità.

I produttori e l’antifrode: tecniche e tecnologie per tutte le vigne

Abbiamo capito dunque che non si tratta più di difendere solo il valore della bottiglia nelle mani dei collezionisti alla ricerca delle annate più rare, ma anche di difendere la qualità di un prodotto che ha influenze anche sulla salute dei consumatori. Vediamo come hanno affrontato il problema alcuni produttori nello specifico.

Ann Colgin, della Colgin Cellars, ha adottato il sistema Traceless di Kodak, un sistema ingegnoso che permette al produttore di stampare etichette con una sostanza insapore e inodore che può essere rilevata solo da un apposito scanner ovviamente Kodak. Questo sistema sta salvaguardando l’originalità di alcuni produttori Californiani ma ha costi elevati.

Tenute San Guido ha iniziato a griffare il vetro delle proprie bottiglie con la scritta Sassicaia dopo l’arresto di un gruppo di falsari, capace di immettere nel mercato 20mila bottiglie contraffatte dell’annata 1994. Ricordiamo che una di queste bottiglie può valere centinaia di euro ed infatti l’azienda sta esaminando la possibilità di inserire microchip sulle nuove bottiglie Sassicaia, la sicurezza non è mai troppa.

Altro produttore che citiamo per la particolare attenzione verso le tecniche antifrode è Ornellaia. Tenute dell’Ornellaia adopera la tecnica sopra descritta dell’RFID, taggando ogni bottiglia con un trasponder univoco (così come ogni scatola) delle sue etichette più prestigiose: Masseto e Ornellaia Bolgheri Superiore.

Abbiamo citato alcuni casi particolarmente rilevanti per la fama del produttore e la tecnologia applicata ai sistemi antifrode, ovviamente ci sono altre tecniche. Troviamo sempre più spesso personalizzazioni nei tappi: dalla trascrizione del lotto o del logo del produttore sul logo, a materiali e colori particolari per rendere la vita complicata ai falsari.

Le strade che stanno venendo percorse sono tante per permettere alla vista di riconoscere i falsi dagli originali, ma veniamo al gusto. Può essere ingannato il gusto?

Petrus 1921: 100 punti Robert Parker a un vino mai esistito

Si potrebbe pensare che le annate prestigiose dei maggiori produttori per fama abbiano un gusto talmente unico da andare oltre alle capacità dei falsari di rigenerare una bottiglia vuota. Che l’ingannevole magia di un Petrus, confezionato ad hoc dal migliore dei falsari, ritorni zucca una volta stappato dalle mani esperte di un sommelier di fama mondiale. Non è così.

Uno dei casi più spinosi della storia è capitato a Robert Parker, probabilmente il più importante influencer nel mondo del vino. Nel 1995 infatti è stato invitato ad assaggiare una bottiglia magnum di Petrus del 1921 da un collezionista tedesco. Il prodotto dal valore inestimabile ha ottenuto il massimo del punteggio: i 100 punti Robert Parker. Il collezionista era un tedesco, Hardy Rodenstock, diventato ricco e famoso grazie ad una carriera da Rockstar per poi dedicarsi alla compravendita di vini di annata.

Rodenstock dopo l’encomio ottenuto, ha spedito 21 bottiglie gemelle a un rivenditore di New York, una delle quali è stata acquistata da un miliardario texano, cacciatore di contraffazioni, incuriosito dall’annata (il Petrus è diventato un vino prestigioso a partire dalla vendemmia 1929). La bottiglia è risultata falsa e Petrus più tardi ha dichiarato di non aver mai prodotto esemplari magnum dell’annata 1921.

Crediamo che questo esempio sia particolarmente significativo di quanto sia importante conoscere la storia della bottiglia che viene acquistata, per essere certi di gustare un prodotto autentico. “Buy the seller” dicono quelli bravi, diffidate dagli affari tra privati quando si parla di prodotti di annata e molto costosi, approfondite la conoscenza su chi vi sta vendendo e in caso di dubbi affidatevi ad occhi esperti (case d’asta internazionali ad esempio) per farvi raccontare altre interessanti storie sulle bottiglie che comprate.

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