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Orange Wine: Il quarto colore del vino

Di cosa sto parlando? Di Orange wines, vini che per caratteristica sono più scuri del bianco, ma non sono neri, e non sono rosati, sono appunto “orange“.

Perché Orange Wines?

Gli orange wines sono dei vini che sono prodotti con uve a bacca bianca, ma vengono vinificati come fossero dei vini rossi, cioè vengono fermentati e affinati, anche a lungo, sulle bucce da cui prendono il colore.

Come si riconoscono? Non solo ad occhio

Banalmente il primo segno distintivo è il colore che assume una tonalità ambrata oppure ramata. Altri di questi vini che si presentano di colore giallo paglierino o dorato, è necessario assaggiarli per scoprirne la grande struttura e ricchezza aromatica.

Anche se qualcuno potrà obbiettare che le nuance siano poi così differenti da quelle a cui siamo abituati, il contatto prolungato del mosto con la buccia ed i vinaccioli permette effettivamente di estrarre sostanze, come flavonoidi, tannini e terpeni, che garantiscono al vino il colore, gli aromi, la struttura e la capacità di invecchiamento.

Novità o ritorno alle origini?

Questa vinificazione tutta particolare, non è una scoperta recente: in Georgia, nel Caucaso, è usanza da oltre 5000 anni che alcuni vini vengano fatti macerare in grosse anfore interrate chiamate qvevri.

Questa tecnica ebbe una certa diffusione anche in Italia fino al secondo Dopoguerra, ma poi, lasciando il passo alle moderne tecniche di vinificazione, oggi si è quasi completamente estinta.

Verso la fine degli anni Novanta vi furono dei vignaioli pionieri in Friuli Venezia Giulia che vollero riscoprire la tecnica: Joško Gravner e Stanko Radikon a Oslavia. L’intento era quello di infondere un maggiore rispetto per la natura e ad un ritorno al significato originario del vino, dagli aromi intensi e la struttura importante.

… il caso Gravner

Nel caso di Gravner la sua avventura iniziò nel 1997 quando riprese la pratica della macerazione, senza controllo della temperatura, filtrazione, chiarificazione ed uso di solfiti. Nella sua vigna, infatti, da oltre un quarto di secolo non si utilizza la chimica.

Gravner andò per la prima volta in Georgia nel 2000 e nel 2001, iniziò a vinificare in grandi anfore in terracotta che venivano poi interrate. Le anfore erano esclusivamente georgiane, perché l’argilla georgiana non contiene piombo.

Questo metodo prevede l’utilizzo minore di attrezzi in cantina, ma il risultato è maggiore e migliore solo se si parte da uve migliori e più sane. La scelta di Gravner fu la Ribolla Gialla, che è l’unica varietà bianca che coltiva, assieme al Pignolo che è un vitigno rosso.

…Orange wine all’estero?

Il lavoro di Gravner e Radikon è stato di ispirazione anche per altri vigneron liguri e siciliani e oggi anche altri vigneron francesi, spagnoli e americani stanno adottando e sperimentando metodi più produttivi e artigianali. Dopo l’uscita dei vini blu e rosa, ci aspettiamo che anche il vino arancione possa presto fare breccia nei mercati mondiali e nei cuori degli appassionati.

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