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Nuovo capitolo sui Dazi USA sui vini

Il 13 gennaio si concluderà la consultazione avviata dal Dipartimento del Commercio Americano (USTR) che pubblicherà una lista di prodotti che potrebbero essere colpiti da nuovi dazi fino a raggiungere il 100% del valore della merce.

Un breve elenco dei prodotti colpiti

L’elenco dei prodotti soggetti a dazio è diviso per settori merceologici e per Paesi: ad esempio l’olio italiano finora si è salvato, mentre viene tassato quello spagnolo. Viene tassato il vino francese, ma non lo champagne; tassati anche i whisky scozzesi e irlandesi (in questo caso sembra una rappresaglia per la tassa sul bourbon U.S.A. messa dall’UE quando il Presidente Donald Trump aveva imposto dazi su acciaio e alluminio europeo). Sono tassati anche i liquori italiani, viene penalizzata soprattutto la Campari, ma viene salvato il Grand Marnier. Il vino italiano, a differenza di quello francese, era riuscito a salvarsi, lo scorso ottobre, dalla lista di prodotti soggetti a dazi. Il dato certo è che i dazi colpiranno 460 milioni di dollari di export agroalimentare italiano per gli U.S.A.

Situazione del vino secondo Coldiretti

Coldiretti informa che sulla base dei dati Istat relativi ai primi nove mesi del 2019, il vino italiano era in aumento del 5% in valore nel 2019 dopo il record di 1,5 miliardi raggiunto nel 2018.

L’azione promossa dall’Unione Italiana Vini

L’Unione Italiana Vini (UIV) ha investito in un’azione senza precedenti e cioè una campagna di comunicazione social dei consumatori americani e operatori della filiera (ristorazione, distribuzione, ecc.), riuscendo a coordinarsi con gli importatori delle aziende italiane, affinché questi partecipino alla public consultation per fare sentire la loro voce all’Amministrazione USA. L’UIV, in collaborazione con gli stessi importatori e la loro associazione di rappresentanza (NABL), sta coordinando un’articolata azione di lobbying contro il Congresso Statunitense. Un ringraziamento va fatto anche all’Ambasciata Italiana a Washington che ha coordinato un’azione con i soggetti che verrebbero direttamente danneggiati dalle misure del governo americano.

L’UIV fa sapere che le osservazioni arrivate al Dipartimento sono circa 12.000, un numero ancora troppo esiguo e sta continuando a darsi da fare. L’imposizione di dazi al 100% sarebbe disastrosa per il mercato dei vini italiani ed avrebbe conseguenze per le imprese, i viticoltori e i territori. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione del vino italiano sia per valore (1,5 miliardi di euro) che per volume (3,3 milioni di ettolitri).

Gli effetti di questa guerra commerciale

La cosa paradossale è che l’industria aeronautica, che è all’origine del problema, viene tassata il 10% , mentre quella alimentare il 25%. Questo perché Airbus, nel frattempo, ha costruito uno stabilimento in Alabama nel quale lavorano più di 200.000 americani.

Se ai dazi europei si sommano anche gli effetti negativi della guerra commerciale USA-Cina, si nota che il commercio internazionale viene rallentato e vengono frenate tutte le economie. In tutta questa vicenda vengono penalizzate sia le imprese europee, che i consumatori americani. Tra nove mesi la WTO autorizzerà le sanzioni contro gli Stati Uniti per i sussidi alla Boeing e allora sarà l’Europa a rispondere con nuovi dazi: si auspica, invece, che nel frattempo vengano favoriti i negoziati da entrambe le parti per poter risolvere la situazione.

Le considerazioni di Paolo Castelletti

Vi lascio alle parole di Paolo Castelletti, Segretario Generale UIV:

Chiediamo pertanto a corredo di un impegno concreto delle associazioni e delle aziende, un’azione diplomatica forte del Governo, appellandoci alla sensibilità ed al senso di responsabilità del Presidente del Consiglio Conte e dei Ministri Di Maio e Bellanova: il settore del vino italiano non può essere chiamato a pagare il prezzo altissimo di una guerra commerciale che potrebbe compromettere irrimediabilmente l’equilibrio della filiera. Nessuna misura di sostegno al settore potrà compensare le gravissime perdite di quote di mercato che potremmo subire“.

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