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Novità in vigna: nutrizione del suolo, riduzione del rame, nuovi portainnesti, le ultime sulla viticoltura italiana da Wine Research

Oggi vi presentiamo il lavoro di Wine Research, un gruppo composto da 34 cantine guidato dall’enologo Riccardo Cotarella. La mission del gruppo è investire sulla ricerca e la sperimentazione in vigna, questi gli ultimi focus:

  1. l’importanza della nutrizione del suolo e le tecniche più attuali per gestire al meglio il sistema vigneto
  2. l’applicazione della difesa fitosanitaria senza il rame
  3. le nuove tipologie di portainnesti

Cos’è Wine Research?

Wine Research è un brand nato durante la vendemmia 2012 con l’intento di avvicinare le imprese vitivinicole che ne fanno parte, oggi espressione di gran parte del territorio italiano (dal Piemonte alla Calabria).

Wine Research, rappresenta un gruppo di viticoltori che crede nel valore della ricerca scientifica e nella condivisione di sperimentazioni volte a produrre vini ancora più buoni e sani perché il vino sia sempre tutelato, così come la terra da cui viene prodotto.

Questo team è guidato da Riccardo Cotarella che, insieme al professor Attilio Scienza ed al professore Salvatore Romanazzi, ha presentato i risultati di alcune ricerche e sperimentazioni sull’importanza della nutrizione del suolo e le tecniche più moderne per gestire al meglio il vigneto.

In che cosa consiste la sperimentazione?

Una prima sperimentazione è stata condotta in collaborazione con Eurochem sulla nutrizione del vigneto: uno stesso vigneto è stato trattato con tre approcci nutritivi diversi e ne sono stati messi a confronto i prodotti. L’analisi ha fornito risultati sorprendenti in fase degustativa, con tre vini che presentavano profili sensoriali marcatamente distinti.

A questi risultati interessanti è seguita una seconda sperimentazione (condotta su alcune particelle dell’azienda Moncaro) che ha riguardato l’uso degli antiparassitari. Così è stata messa a confronto la difesa fitosanitaria e il rame, che, nonostante sia autorizzato anche nella viticoltura biologica, può creare notevoli problemi sia a livello di mosti, sia alla vitalità del terreno stesso.

Una terza sperimentazione è stata condotta negli ultimi 3 anni nelle aziende aderenti al Wine Reasearch Team che avevano dedicato 10 ettari di vigneti sperimentali, su diversi territori delle regioni italiani, con i portainnesti della serie M. Durante la prossima vendemmia le uve ottenute verranno vinificate a parcelle separate per verificare, sia a livello analitico che degustativo, le effettive potenzialità di questi nuovi portainnesti resistenti a siccità e calcare.

Parla dei portainnesti serie M il presidente della Winegraft, primo finanziatore privato del progetto, Marcello Lunelli (Cantine Ferrari Trento):

Con questi nuovi portinnesti, e altri che verranno, la ricerca italiana sta di fatto precorrendo i tempi e mettendo già da ora a disposizione dei viticoltori di tutto il mondo genotipi con caratteristiche tali da supportare le esigenze di una viticoltura in evoluzione, per effetto dei mutamenti climatici in corso. Questi ultimi modificano il comportamento della vite nella aree dove essa è coltivata da secoli ma al contempo determinano lo spostamento delle aree vitate in zone dove fino a poco tempo fa era impensabile portare a maturazione uve di qualità. La capacità di sfruttare l’acqua presente nel terreno con una elevatissima efficienza e di resistere alla salinità sono, tra le altre, caratteristiche che questi nuovi portinnesti possiedono. E che ne faranno – noi siamo molto fiduciosi da questo punto di vista – un successo della ricerca viticola italiana nel mondo. E anche un successo commerciale, se pensiamo che nel Nuovo Mondo produttivo il tasso di rinnovamento dei vigneti è spesso più elevato di quello che caratterizza la viticoltura di casa nostra“

Il caso Polygreen

Oltre a queste sperimentazioni, gli scienziati e i tecnici aderenti al Wine Research Team si cimentano nel’ di applicare tecnologie avanzate in grado di agire direttamente sul terreno.

Si sta parlando del caso Polygreen che è una tecnologia, presentata dalla professoressa Pozzato e dal dott. Vignola, cioè l’impiego di ammendanti a base di poliacrilato di potassio, il quale, una volta interrato, è in grado di assorbire l’acqua gonfiandosi e rilasciarla quando l’umidità relativa del terreno diminuisce.

Questa tecnologia permette una gestione più razionale e sostenibile delle risorse idriche ed è approdata anche in cantina.

Wine Research Team ha condotto un’altra importante sperimentazione con l’obiettivo di creare spumanti ottenuti solo dall’uva, attraverso la sostituzione del mosto concentrato o dello zucchero di canna con lo zucchero cristallino d’uva. E’, inoltre, fondamentale la verifica della presenza di eventuali inquinanti, spesso presenti anche se si rispettano i protocolli tradizionali.

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