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Storia del Barolo, dall’antichità uno dei vini più amati

Il Barolo è un vino rosso prodotto in alcuni comuni del Piemonte: Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba, alcuni territori dei comuni di La Morra, Monforte d’Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d’Alba, Novello e Grinzane Cavour in provincia di Cuneo.

La prima delimitazione dell’area dei vitigni di Nebbiolo per la produzione del Barolo risale al 1933, la storia del Barolo però ha origini ben più antiche.

Storia del Barolo

Fra i primi degustatori ad apprezzare questo vino bisogna annoverare i Galli, 2500 anni fa, quando la popolazione dei Liguri già lo aveva in produzione. Si narra che i Galli invasero la zona anche per poter gustare a loro piacimento il soave nettare.

I Romani non furono da meno e di ritorno dalla Guerra Gallica ne portarono a Roma in quantità.

Il Nebbiolo fu citato per la prima volta in alcuni documenti del Medioevo e accrebbe la sua popolarità nel Rinascimento.

Nel 1751, un gruppo di diplomatici spedì a Londra una commessa di vino delle Langhe che ebbe particolare successo e fu persino apprezzato dal futuro presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson che si trovava in Europa in quel periodo e citò il vino nei suoi diari.

Il Barolo moderno

La nascita del Barolo come lo conosciamo noi oggi, avviene intorno agli anni ’30 del 1800, principalmente per merito dei marchesi Falletti, l’enologo francese Louis Oudart e il conte di Cavour.

Il marchese Carlo Tancredi Falletti, di una famiglia benestante di banchieri, sposò Juliette Colbert de Maulevrier. Il marchese possedeva diverse terre nel Comune di Alba sin dal 1250. Quando il marito morì, la moglie Juliette, intellettuale illuminata, interpellò per le terre acquisite in eredità l’enologo francese Louis Oudart che applicò le tecniche già usate in Francia sul vino prodotto nei possedimenti della marchesa.

Anche il re Carlo Alberto di Savoia si incuriosì per la novità e Juliette gli inviò una partita di vino di 325 botti, una per ogni giorno, esclusa la quaresima. Il Barolo assunse così la denominazione di “vino dei re, re dei vini”.

Carlo Alberto di Savoia a sua volta chiese ad altri enologi francesi di fare lo stesso con alcuni vigneti di sua proprietà nella zona di Verduno e Pollenzo e così fecero anche altri nobili della zona facendo diventare il Barolo il vino ufficiale dei banchetti nobiliari e acquisendo fama e notorietà.

Anche Camillo Benso, conte di Cavour, fu tra i tanti a chiamare un enologo francese per prendersi cura dei vigneti di famiglia.

Era nato il Barolo moderno, secco e fermo.

Alla morte di Juliette le proprietà vennero frammentate tra fattori e mezzadri ed iniziarono a delinearsi le due scuole di Barolo: quella del “generale” (Staglieno), abboccato, tendenzialmente dolcen e quella del “francese” (Oudart), secco.

Il Barolo contemporaneo

Durante la Seconda Guerra Mondiale e nel dopoguerra la produzione e la vendita del Barolo subì un calo ma la rinascita era vicina.

Renato Ratti, maestro enologo, dopo gli studi andò in Brasile dove si occupò della produzione di Vermouth e spumanti della Cinzano ma nel 1965 tornò nella sua terra nati, in Piemonte, dove acquistò il suo primo appezzamento di terra per iniziare la produzione di barolo a Marcenasco.

Dalla Metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta Renato Ratti divenne un importante punto di riferimento per il vino delle Langhe ed italiano, era il Barolo contemporaneo 13/14 giorni di fermentazione, due anni in legno e uno in bottiglia. Era nato il Barolo contemporaneo.

Il Barolo è oggi uno dei vini più grandi e conosciuti al mondo.

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