Nonostante fossimo ormai pronti ad un quasi sicuro no-deal tra UK e UE, sembra che si sia trovato un accordo, che dovrà essere approvato dal Parlamento britannico e, in seguito, dal Consiglio dell’UE e dal Parlamento UE. Vediamo qualche dettaglio in più e gli effetti che potrebbe avere sul vino italiano.
La posizione inglese e i possibili scenari per l’import export inglese
Il Primo Ministro inglese Boris Johnson ha dichiarato:
«We’ve got a great new deal that takes back control» (Un grande nuovo accordo che ci resituirà il controllo del Paese).
Sabato 19 ottobre si riunirà il Parlamento britannico per la votazione e, se l’accordo andrà in porto, l’Europa e il Regno Unito avranno circa un anno e mezzo per definire le modalità della Brexit.
La filiera degli importatori ed esportatori inglesi (WSTA) ha chiesto di evitare il no-deal, in questo modo si avrebbe più tempo per definire la protezione delle denominazioni, l’etichettatura, i documenti per l’export e le pratiche enologiche. Non ci saranno in questo scenario turbative negli scambi commerciali per tutta la durata del periodo transitorio (che scadrà a fine 2020) e il Regno Unito continuerà a partecipare al Mercato Unico Europeo e all’Unione Doganale.
In caso di no-deal la capacità di spesa dell’UK si ridurrebbe di 12 miliardi di euro.
I numeri del vino italiano in Regno Unito
Per il vino italiano il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione dopo gli Stati Uniti e la Germania (827 milioni di euro nel 2019) e dalle elaborazioni dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor risulta che, nei primi otto mesi del 2019, il trend delle vendite del vino italiano si sia ridotto del 2,9%.
Tale dato risulta più preoccupante se confrontato con la media generale delle importazioni di vino in UK, in crescita del 7,3%, dove l’ingresso di vino francese risulta in crescita del +16,8%.
Per meglio comprendere il trend negativo possiamo affidarci ai numeri del Prosecco, lo spumante più esportato al mondo. Il mercato inglese è una delle principali destinazioni del Prosecco che ha segnato tuttavia un -9,1% rispetto allo stesso periodo del 2018, nonostante le importazioni in UK di Champagne e spumanti francesi in generale segnino un +8,9% e +28,8%.
…non solo vino
Le preoccupazioni nazionali e internazionali legate alla Brexit sono numerose e non coinvolgono solo il settore enoico. Infatti i consumatori britannici apprezzano particolarmente le nostre produzioni di qualità, soprattutto il vino, ma anche gli altri tesori del settore agroalimentare come ortofrutta e formaggi.
Le vendite del settore agroalimentare italiano in Regno Unito valgono oltre 3 miliardi di euro.
L’accordo che si paventa tra governo inglese e UE, permetterebbe di mantenere per un altro anno gli equilibri commerciali europei con un occhio di riguardo per la qualità dei prodotti in entrata e uscita dai territori di Sua Maestà.
L’UE e le sue normative rigide di controllo sulle produzioni e gli scambi interni, permettono il riconoscimento delle Indicazioni Geografiche e delle Denominazioni di Origine da parte degli stati membri. Riconoscimenti che permettono a gran parte dei prodotti che l’Italia esporta di mantenere un livello di eccellenza che ridarebbe slancio alle esportazioni italiane in Gran Bretagna, soprattutto in vista delle feste di fine anno.
Amo la buona cucina e le tradizioni enogastronomiche italiane, per me vino e dessert non sono solo un contorno ma la parte più interessante del buon vivere.