Nel cuore della Valpolicella Classica, a pochi passi dal paese di Negrar di Valpolicella, sorge l’Antica Corte Forlago, locata all’interno della contrada storica che risale al 1460, dove la famiglia Franchini porta avanti con passione la propria tradizione vitivinicola da generazioni. I poderi si estendono su una superficie collinare di circa 5 ettari ad un’altitudine che va dai 280 metri s.l.m. fino a 500 metri s.l.m. Una lunga e attenta ricerca genealogica porta a ricondurre il cognome della famiglia ai “Franchi”, popolo che abitava anticamente la Gallia e che da secoli si era insediato nei territori del Nord Italia.
L’Antica Corte Forlago con la struttura e i suoi vigneti, tutti locati in zona collinare e coltivati a pergola veronese, dominano in posizione panoramica la sottostante vallata e sono vivida testimonianza del fascino delle cantine di una volta, nelle quali la prevalenza del lavoro manuale caratterizzava l’attività dei campi e quella della vinificazione. Queste tradizioni di origine millenaria giungono a noi oggi anche attraverso le tracce che il tempo ha lasciato sul territorio, come i mosaici di epoca romana, risalenti al III secolo D.C., ritrovati nella proprietà dei terreni della famiglia e come la ghiacciaia sotterranea, cuore pulsante della cantina, ad oggi adibita all’affinamento delle annate dell’Amarone più prestigiose, il vino che più di tutti riassume in sé la cultura vitivinicola della famiglia.
Le antiche lavorazioni vitivinicole vengono ancora oggi rispettate e difese in tutti gli aspetti che portano alla creazione del vino. L’intera produzione viene svolta artigianalmente e nel rispetto del territorio, a partire dalla potatura, dalla concimatura naturale e dalla cura del grappolo fino ad arrivare alla vendemmia, all’appassimento e alle fasi di vinificazione e affinamento dalla botte alla bottiglia. Anche per una selezione delle bottiglie, come da antica tradizione, l’etichettatura e la numerazione viene svolta a mano.
Chiediamo al fondatore Giuliano Franchini da dove nasce l’idea di mantenere, in un contesto economico competitivo e strutturato come è oggi anche il mondo del vino, un’azienda così profondamente legata alla manualità di ogni processo, dal lavoro nei campi alla produzione finale delle bottiglie.
In effetti può sembrare una contraddizione in termini. Io nasco come uomo di tecnica ed innovazione in tutt’altro settore, ma ho ereditato dalla famiglia la passione per il vino. Nel 1988, durante una fiera tecnologica in Olanda, ho portato con me alcune bottiglie di vino di famiglia da far assaggiare ai visitatori ed ai clienti provenienti da tutto il mondo, dall’estremo Oriente alle Americhe. Beh, in quell’occasione, sono stati così tanti i complimenti per la sincerità del vino, che da quel giorno ho capito che valeva veramente la pena di continuare l’arte del vino insegnatami da mio nonno così come lui l’ aveva concepita.
All’inizio degli anni ’90 è nato il mio sogno: era quello di produrre vini artigianali di qualità unica, seguendo tutte le tradizioni e l’arte tramandate dal padre Aldo e dal nonno Emilio. Nel 1995 inizio ad imbottigliare poche e selezionatissime bottiglie di Amarone e di Ripasso con l’ossessione della qualità, curando anche i più piccoli dettagli. Oggi il mio sogno è divento è realtà, per me il vino è amore per il territorio, memoria e canzone della terra verso il cielo, armonia, cultura e piacere.
Quali particolari caratterizzavano la produzione artigianale della tua famiglia?
Possiamo dire che nella cantina attuale nulla è stato inventato, negli ultimi anni abbiamo solo affinato le tecniche applicate da sempre dalla famiglia. Prendi l’incarto delle bottiglie: noi lo abbiamo sempre fatto a mano, mentre solo recentemente altre cantine hanno iniziato ad incartare alcuni loro vini.
La tradizione di famiglia era quella, quando si imbottigliava il vino nuovo, di proteggere le bottiglie e “fasciarle” come un bambino. Così nonno Emilio si prendeva cura di ogni bottiglia, incartata a mano con la carta dei quotidiani che da sempre ha data certa. Il nonno non aveva pensato a questo particolare, ma giorno e anno dell’imbottigliamento erano sempre riconducibili grazie alla pagina di giornale che avvolgeva le bottiglie.
Nel 2010, in onore del nonno, sono riuscito a far approvare fiscalmente la bottiglia incartata, avendo così la possibilità di tracciare il prodotto venduto e allo stesso tempo rendere evidente la sua unicità. Nota di pregio, tutto il vino Franchini viene prodotto utilizzando uve che provengono unicamente dai terreni di proprietà della famiglia. Per questo motivo la produzione è limitata per ogni singola etichetta, ad esempio per l’annata 2017 del nostro Valpolicella Superiore Sèdese abbiamo prodotto 6900 bottiglie, tutte incartate e numerate a mano.
Un motivo per cui merita veramente visitare la vostra cantina in particolare?
Beh sicuramente ammirare l’esclusiva “nevera” o ghiacciaia sotterranea. Il nostro logo che molti hanno scambiato per un timone, una ruota o quant’altro è in realtà simbolo dello scorcio visibile affacciandosi sul margine dell’apertura della ghiacciaia. Un tempo era un punto di ritrovo per la comunità e fu utilizzato dalle famiglie della contrada per conservare di tutto, non solo il vino ma anche olio, carne, prodotti dell’agricoltura, riempiendo durante l’inverno l’ambiente di neve e ghiaccio.
Oggi è la nostra sala di affinamento e dall’alto si può ammirare la gabbia con le nostre riserve di Amarone in affinamento al buio, protette dai raggi solari e conservate ad una temperatura costante. É così raro avere la possibilità di visitare una ghiacciaia ancora intatta, ma soprattutto accessibile, che ho deciso di trasformarla in una location esclusiva per le degustazioni dei nostri Amaroni, attraverso i quali è possibile ripercorrere la storia della cantina fino ad arrivare a scoprire le riserve della mia collezione privata. Oggi le bottiglie Franchini si sposano con l’innovazione e la qualità: controllate in ogni singolo dettaglio, dalla terra alla tavola, passo dopo passo. Il fascino, il colore e il sapore esprimono la poesia del nostro vino, frutto dell’amore per la mia terra, la Valpolicella.
Due chiacchiere con Gianluca Ceschi, giovane enologo della famiglia al quale chiediamo di spiegarci che cosa influenza principalmente le caratteristiche dei vini di famiglia.
I nostri grappoli sono già il nostro vino. La cura della vigna per noi è come se fosse già parte del processo di vinificazione, seguiamo ogni fase della pianta con amore, questo è quello che vogliamo che percepiscano tutti coloro che assaggiano i nostri vini. L’appassimento del grappolo per noi è il momento cruciale nella creazione di tutti i nostri vini d’annata che seguiamo con le tecniche ed i materiali di una volta. Determinante poi è il “terroir”: la composizione del terreno a base calcarea e i tipici depositi di origine vulcanica caratterizzano nettamente l’eleganza, il profumo, la struttura e la longevità dei nostri vini.
Anche la disposizione dei vigneti ha la sua importanza; tutti i nostri 5 ettari sono in zona collinare con un’eccellente esposizione solare e locati ad un’altitudine che arriva fino a 500 metri s.l.m. dove viene garantita un’ottima escursione termica tra il giorno e la notte. Grazie alla presenza delle “marogne” possiamo coltivare in forte pendenza, garantendo così un perfetto drenaggio dell’acqua.
Gianluca puoi spiegarci cosa sono le “marogne”?
Le “marogne” sono tipici muretti a secco della Valpolicella che da secoli vengono costruiti con pietre locali in queste zone collinari, diventati oggi Patrimonio Immateriale dell’UNESCO. L’idea dietro alla loro costruzione è quella di accentuare il più possibile il drenaggio dell’acqua verso valle e garantire su ogni terrazzamento la massima esposizione possibile alla luce solare. Noi abbiamo la fortuna di avere un appezzamento a circa 500 metri s.l.m. chiamato Monte Marognin, il cui nome deriva appunto da “marogna”. Qui si trovano le nostre “Vigne eroiche”, estreme per la loro localizzazione in punti difficili da raggiungere. Tutto quello che facciamo qui nell’Agricola Franchini deriva da anni di esperienza e passione.
Non si tratta semplicemente di lavoro ma di uno stile di vita, l’arte di produrre un buon vino ha inizio a mia memoria fino da quando ero piccolo: è un intreccio di esperienze che ti entra dentro e non esce più. Tutto quello che faccio oggi deriva da un motore alimentato esclusivamente di passione che ti dà la forza di metterti in gioco ogni giorno sempre con più esperienza creando dei risultati unici. Il tutto supportato da una piccola ma grande famiglia che di giorno in giorno sta tracciando una storia; sarà poi compito delle future generazioni ascoltarla e tramandarla. Questo è uno dei più grandi motivi da cui deriva una grandissima responsabilità ma soprattutto onore e fortuna, e quale miglior prodotto può raccontare al meglio la nostra storia nel tempo se non il vino?
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