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Sistema Sylvoz per coltivare le viti: di cosa si tratta

Il sistema Sylvoz per coltivare le viti è un metodo di coltivazione e potatura francese, utilizzato prevalentemente al nord, che permette una maggiore captazione di luce e, di conseguenza, una maggiore produzione.

In Italia convivono decine e decine di metodi diversi, ognuno dei quali prevede un diverso sistema di potatura e di sistemazione dei tralci, una specie di indirizzamento del coltivatore nei confronti della pianta, che le dà lo stimolo a crescere in una certa direzione piuttosto che in un’altra.

Lo scopo è certamente quello di ottenere il miglior risultato possibile, ma le cose cambiano a seconda del terreno, del clima, dell’umidità, dell’esposizione alla luce solare, della frequenza e direzione dei venti e così via; se si applicasse un metodo standard in tutti i territori ed in tutte le microsituazioni specifiche, di sicuro ci sarebbero difficoltà enormi per alcuni e sicuri vantaggi per altri.

Per questo motivo, nel corso del tempo, ogni zona ha sperimentato il proprio metodo migliore, anzi direi ogni singolo coltivatore, facendo errori, senz’altro, e correggendo il tiro, anno dopo anno.

Il sistema Sylvoz per la disposizione della vite

Il sistema Sylvoz predispone la pianta in modo da ricevere la maggior parte di luce solare disponibile, ed a stimolare la maggior produzione.

Occorre disporre i filari a quattro – cinque metri l’uno dall’altro, e sui pali sono collegati 4 o 5 fili orizzontali, con il primo in basso che si trova all’incirca ad un metro dal terreno; i fili seguenti, verso l’alto, hanno una distanza fra loro di circa cinquanta centimetri.

Il ceppo della vite ha un’altezza variabile fra un metro e mezzo e due metri e mezzo; il primo ramo dal basso, che il coltivatore sceglierà tra quelli che gli sembrano più forti, viene denominato cordone, e legato al secondo filo dal basso; i tralci che partiranno dal cordone, da quattro a sei, invece, saranno piegati verso il basso e legati al primo filo.

Il sistema Sylvoz per la potatura della vite

Il viticoltore decide quale forma dare alla sua pianta, tramite potature di diversa natura, il che porterà al risultato stabile almeno dopo tre – quattro anni, a seconda del grado di fertilità del terreno e di rigogliosità della vite.

Con il sistema Sylvoz, si applica la potatura lunga, con cordone orizzontale permanente; ma nei primi due anni, per ottenere il miglior risultato possibile, deve essere eseguita la normale potatura corta.

Dal terzo anno in poi, si lascerà il tralcio più bello ottenuto negli anni precedenti, e si legherà al secondo filo dal basso; gli altri tralci vengono lasciati crescere verticalmente, se il vigore della vite lo permette. Negli anni seguenti vanno rinnovati gli archetti, formati grazie ai tralci sviluppati dal cordone permanente, possibilmente scegliendo quelli al di sopra del cordone, piegati verso il basso e legati al primo filo.

Da notare che ogni anno gli archetti dell’anno precedente vanno soppressi. Si mantiene solo il primo tralcio spuntato nell’anno, il più vicino al cordone permanente.

Sistema Sylvoz: pro e contro

Il sistema Sylvoz è adatto alle situazioni territoriali in cui è presente molta umidità, il terreno deve avere disponibilità idrica costante e trovarsi in zona pianeggiante.

Come abbiamo visto, le zone più adatte a questo metodo in Italia, sono quelle settentrionali, in cui questo tipo di impianto permette di sfruttare al meglio la disponibilità della luce del sole, permettendo la fotosintesi e quindi il formarsi del sufficiente grado zuccherino dell’uva. Inoltre la disposizione espansa del sistema Sylvoz, permette una migliore areazione dell’impianto, un minor affollamento di foglie, e la prevenzione di malattie fungine, tipiche dei territori umidi.

Per contro occorre dire che il sistema Sylvoz richiede un lavoro oneroso, con potature e controlli frequenti, senza garantire una elevata qualità del frutto.

La carica di gemme ottenute è molto elevata, da 80000 a 150000 per ettaro di produzione, ma la qualità del vino è medio bassa.

In Friuli viene adottata una variante del sistema Sylvoz, detta a Casarsa, in cui i capi a frutto sono liberi e non c’è il primo filo con gli archetti; nelle zone del Prosecco invece, viene adottato un sistema bilaterale, con cordoni permanenti a destra e sinistra del ceppo principale, ottenendo un risultato più equilibrato.

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