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Risotto al nero di seppia: quale vino per assaporarlo al meglio? Ecco gli altri abbinamenti consigliati

Con l’arrivo della Pasqua, e dei primi Ponti di Primavera, comincia a farsi sentire la voglia di vacanza, di sole, di mare. E proprio pensando al mare, e a quanto di bello, e di buono, ci sa offrire, anche e soprattutto dal punto di vista gastronomico, il nostro pensiero (e la nostra acquolina…) corre ai piatti tipici delle zone balneari, al pescato fresco, a crostacei e molluschi, e a tutto ciò che ne ricorda aromi, profumi, sapori.
Ed ecco, quindi, che, immaginando di preparare un saporito ed invitante primo piatto di mare, per inaugurare la bella stagione del 2017, abbiamo pensato ad un corposo risotto al nero di seppia, intenso e fumante, con i classici chicchi scuri e sgranati, proprio come vuole la tradizione, e con l’aggiunta -o meno, a libera scelta in base ai gusti dei commensali- di qualche frutto di mare, ad arricchire la delizia marina scura ed saporita.

Quale riso per un buon riso?

Procuriamoci quindi del buon riso di qualità (consigliabile il tipo Carnaroli o Vialone nano), il protagonista del nostro piatto unitamente alle seppie e a altri pochi prodotti di prima scelta, come olio EVO, scalogno italiano, del buon brodo vegetale (o di pesce), e un prezzemolo profumato per dare il tocco finale: nient’altro. Ma proprio nella semplicità, molto spesso, si nasconde la difficoltà dell’esecuzione e della buona riuscita del piatto. In questo caso, il segreto sta nella “magica” sacca d’inchiostro nero delle seppie, saporitissimo e indelebile nella sua potenza di colore, capace di trasformare un semplice risotto di pesce in uno spettacolare primo piatto unico nel suo genere, con colore e sapore così particolari.

Si dice che il riso nasce nell’acqua e muore nel vino…

Parliamo di riso, e non possiamo quindi pensare alla sua terra d’origine più nobile, quella Lomellina ricca ed operosa, nella bassa Lombardia, che ha proprio nella coltura del riso il suo punto di forza. Ed ecco quindi che l’abbinamento subito consigliato, per un buon bicchiere di vino da sorseggiare fra un chicco nero ed una fettuccina di seppia tenera, non può che essere di un buon bianco della zona dell’Oltrepò Pavese, da servire fresco ma non freddo.

Pinot Nero vinificato in bianco

Pensiamo, per esempio, ad un Pinot Nero Doc, fermo e dorato, da servire a 8° C, oppure, in alternativa e per gli amanti (sempre più frequenti) delle bollicine lombarde, la versione in Spumante Bianco Doc, o ancora Metodo Classico Pinot Nero Docg: nel primo caso, un vino leggero dal colore paglierino e dal sapore fresco, sapido, molto gradevole.

Nei due calici di bollicine, invece, il colore è più intenso, il gusto più deciso, con un profumo tendente al fruttato e un bouquet tipico della fermentazione in bottiglia. La gradazione è più importante, fra gli 11 e i 12°, e la temperatura di servizio consigliata si abbassa ai 6° C.

E per chi non ama il bianco?

Sappiamo che non sempre l’abbinamento ideale per gli intenditori incontra il gusto dei consumatori, e allora troviamo l’alternativa anche in questo caso: sempre dalla stessa provenienza, un delicato Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Rosè Docg: intenso, dal bouquet fine, un vino spumante rosato per accompagnare il nostro risotto, in perfetto abbinamento mare/terra. Di Lombardia, patria del riso italiano.

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