Si chiama Veggie ed è un programma di esperimenti della Nasa per realizzare un vero e proprio orto sulla Stazione Spaziale internazionale. Il primo passo è quello di allestire delle serre e piantare così le prime varietà di vegetali.
Il compito degli scienziati dunque, sarà quello di monitorare come fiori e frutti reagiscono di fronte alle condizioni di microgravità.
Qual è lo scopo di questo progetto?
Lo scopo di questo progetto è quello di permettere agli astronauti di mangiare frutta e verdura fresca a chilometri zero e perché no, mettere alla prova anche il loro pollice verde dando spazio alla loro creatività e ingegnosità.
A tal riguardo, la Nasa sta portando avanti questo progetto, ma non è facile perché diversi sono i fattori che subentrano nel momento in cui si vanno a coltivare i vegetali. Al momento il progetto Veggie, avviato nel 2004 sta sperimentando nello spazio la coltivazione dell’insalata.
La questione tuttavia, è un po’ difficile: ci vuole ossigeno, luce, terra e spazio. Ma ci vogliono altresì il giusto dosaggio di fertilizzante e di acqua.
Nel caso dell’uva poi, la questione si complica ancora di più. Bisogna impollinare i fiori. Ma poi alla fine di tutto, una volta riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato, la domanda che molti si pongono è: queste piante sono commestibili? Insomma realizzare un buon vino nello spazio non è sicuramente una cosa facile, ma neanche impossibile.
Cosa ne pensa la scienziata Gioia Massa
Ecco la dichiarazione della scienziata Gioia Massa, a capo del progetto Veggie: “abbiamo lavorato con alcune piante da frutto nane che ha sviluppato il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti e ho sentito che hanno anche viti da vino nane. Se le piante fossero abbastanza piccole o potessero essere fatte arrampicare attorno, ad esempio, alle luci, sarebbe sicuramente possibile coltivarle. Dare sufficiente luce ad una vite in crescita è una bella prova… servono varietà molto compatte “.
Un altro problema potrebbe essere quello dell’impollinazione. Nel 2018 gli astronauti tenteranno di impollinare a mano piante di pomodori nani, e se questo sperimento andrà a buon fine proveranno a trasferire il concept anche sui fiori delle viti. Al momento resta da affrontare il processo di fermentazione.
Sempre secondo le dichiarazioni rilasciate dalla scienziata Gioia Massa, pare che un bioreattore microbico potrebbe permettere la fermentazione.
Quali sono i vantaggi che si potrebbero ottenere grazie a questo sperimento?
Otre a questi fattori già citati, c’è da considerare altresì gli aspetti positivi, in particolar modo, nessuna vite nello spazio si confronterà con le condizioni avverse climatiche, e non ci sarà il problema degli insetti o di altri altri agenti esterni che potrebbero comprometterne la buona riuscita.
Ovviamente questo è soltanto un progetto che sta iniziando a prendere piede da poco tempo, la Nasa non sta lavorando alla coltivazione di viti nello spazio, mentre la Cina un piccolo passo in più l’ha fatto, ovvero, lo scorso autunno ha inviato nello spazio delle viti di pinot nero, Carbanet e sauvignon per comprendere meglio come se la cavano nella microgravità.
Adesso non resta che aspettare i risultati per poter capire come muoversi per il futuro.