Se avete già apprezzato il cocktail Pisco Sour, allora probabilmente sapete già di cosa sto parlando: oggi dedichiamo un articolo al Pisco.
Dibattito etimologico
Pisqus in lingua quechua significa “uccello” ed è anche il nome di una regione portuale peruviana e del fiume che la attraversa.
Trattandosi di una bevanda vecchia di 4 o 5 secoli la sicura origine del nome oggi è messa in discussione. Esiste infatti anche una teoria etimologica che parte dal vocabolo “Piskos”, il nome di un contenitore di argilla Indios usato prima della venuta del vetro.
Certo è che dalla regione di Pisco ci provengono le prime testimonianze della produzione di questa acquavite, la regione prese sicuramente nome dalla presenza dei piccoli volatili autoctoni.
Breve storia del Pisco e caratteristiche
Il Pisco si può considerare il più antico distillato del “Nuovo Mondo” e nacque tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. Tutto ebbe inizio nel 1532 quando Hernando de Montenegro arrivò in Perù e piantò le prime viti allo scopo di avviare una produzione locale di vino per uso locale.
Il successo e la qualità dei prodotti fu tale che i vini peruviani vennero esportati in Spagna dove misero in difficoltà i vignaioli iberici che richiesero ed ottennero un innalzamento delle tasse doganali per l’importazione dei prodotti dal Perù.
Il pisco è un distillato incolore e, a differenza del cognac francese, non viene invecchiato in legno. Per produrlo vengono utilizzate solo uve stabilite dal disciplinare.
Le varietà di Pisco esistenti sono 8 e la più diffusa è la Quebranta (il nome deriva dal fatto che i grappoli riescono a spezzare, con il loro peso i rami della pianta); quest’uva è poco aromatica ed perfetta per realizzare il Pisco.
Come viene prodotto?
L’uva viene pressata per ottenere il mosto che poi viene lasciato completamente a svolgere la fermentazione. Il vino viene distillato in alambicchi discontinui, filtrato e lasciato riposare per almeno 3 mesi.
Una volta trascorso questo tempo il pisco viene imbottigliato ed è pronto per essere utilizzato. Se il distillatore utilizza una sola varietà di uva si avrà il Pisco Puro, altrimenti se viene utilizzato un blend di uve, si otterrà la versione Acholado.
Esiste anche una terza versione interessante del pisco peruviano. Se il produttore volesse interrompere la fermentazione e mantenere un residuo zuccherino più elevato da distillare, il prodotto imbottigliato si chiamerà Mosto Verde.
Pisco Sour: il cocktail nazionale peruviano
Come innumerevoli altri, il Pisco Sour venne tentato da un Americano immigrato (in Perù) negli anni ’10. La ricetta di Victor Morris altro non fu che una rivisitazione del Whiskey Sour, sostituendo il Whisky con il Pisco locale. Il successo del Pisco Sour è elevato addirittura da una festa nazionale che ogni febbraio celebra la bevanda nazionale peruviana.
Vediamo insieme gli ingredienti del Cocktail numero uno in Perù:
- 4,5 cl di Pisco
- 3 cl di succo di limone fresco
- 2 cl di sciroppo di zucchero
- 1 albume d’uovo fresco
- 2 gocce di Angostura
Per realizzarlo si shakerano tutti gli ingredienti in modo vigoroso per permettere al bianco d’uovo di montare, quindi il cocktail viene versato in bicchieri old fashioned e ultimato con 2 gocce di Angostura, versate sopra la spuma.
L’Angostura è la ciliegina sulla torta del moderno Pisco Sour.
Anche l’Angostura è un prodotto tipico Sud Americano, un amaro ottenuto da un infuso di numerose piante aromatiche utilizzato per arricchire il gusto dei cocktail o di salse da cucina.
Amo la buona cucina e le tradizioni enogastronomiche italiane, per me vino e dessert non sono solo un contorno ma la parte più interessante del buon vivere.