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Perchè il vino costa tanto? Cosa rende i vini più costosi?

Oggi cercheremo di analizzare le ragioni che rendono vini apparentemente simili tra loro, molto diversi nel valore economico. Anticipo in premessa che si parlerà poco delle proprietà organolettiche del vino, un argomento soggettivo, così come del costo di produzione di una bottiglia.

Questo articolo completa il precedente Come fare soldi a partire dal vino oggi: trend e prodotti su cui puntare, con un’analisi fredda del business che guida il mondo del vino e le sue scelte. Come capirete dalle prossime righe ci sono fattori che incidono molto più profondamente sul costo della prossima bottiglia che acquisterete rispetto al suo gusto. Fattori che, di conseguenza, influenzano anche le nostre scelte enoiche.

Fattori che influenzano il valore di un vino e il suo mercato

Scarsità di disponibilità ed esclusività

Partiamo da quello che possiamo definire il mercato del lusso, ai più precluso. Parliamo di preclusione perchè reperire una bottiglia dei più prestigiosi Domaine della Borgogna come Romanée-Conti non è solo un problema di soldi ma spesso anche di inventario. I disciplinari di produzione dei più prestigiosi crus francesi impongono una resa molto bassa in vigna. Questo permette uno sfruttamento sostenibile del cru ma anche una certa esclusività delle bottiglie che vengono prodotte.

Esclusività che si fa pagare molto cara.

Per dare dei numeri, il vitigno Romanee-Conti dell’omonimo produttore francese ha una superficie inferiore ai 2 ettari e una resa media di 2.700 bottiglie per vendemmia. Questo significa che ogni bottiglia di vino Romanee-Conti è l’unico frutto di un anno di lavoro di oltre 7 metri quadri di terra in Borgogna.

Questo fascino che hanno i marchi di lusso anche nell’industria del vino, porta a scelte ben precise anche in chi si affaccia all’ambiente per la prima volta. In particolare il prestigio maturato negli anni dalla Borgogna dei Pinot noir ha portato al declino del Merlot. Il Merlot è sempre stato l’uvaggio rosso internazionale più coltivato ed apprezzato ma il successo dei Pinot e il riscaldamento globale hanno disincentivato la sua coltura. In particolare, nel 2004, gli impianti di pinot nero in California sono quasi raddoppiati mentre gli impianti di merlot sono diminuiti del 23%.

La critica internazionale

Questo non dovrebbe essere un fattore da sottovalutare anche per i nuovi entrati nel settore vitivinicolo. Spese di marketing e campionature nei giusti calici, possono essere molto efficaci nell’incrementare il prezzo al dettaglio del vino e la sua notorietà.

I critici che usano punteggi in centesimi continuano a guidare le scelte di molti appassionati, specialmente negli Stati Uniti, dove i consumatori generalmente hanno meno esperienza alle spalle e più necessità di consiglio.

Questa scala è la più utilizzata a livello internazionale per la sua semplicità che permette anche un facile confronto tra i giudizi delle varie critiche. Tuttavia i vini e i winelovers non si accontentano della sufficienza. Si dice addirittura che ci sia una “maledizione degli 89 punti”, ossia che un punteggio inferiore a 90 causi problemi di vendita delle etichette. Il rovescio della medaglia è che un punteggio di 90 punti può far scatenare l’“effetto Parker”: scorte bruciate in pochi giorni e domanda fuori dalla portata del produttore con un incremento di prezzo esponenziale.

Una case-history particolarmente vicina nel tempo è quella dal Sassicaia.

Si parla di uno dei monumenti dell’enologia italiana che con l’annata 2014 si prezzava attorno ai 170 euro. Negli ultimi anni i 100 punti Wine Spectator alla vendemmia 2015 e i 100 punti Parker alla 2016 hanno accresciuto esponenzialmente la domanda e la notorietà internazionale portando i prezzi attuali attorno ai 350 euro! Considerati i prezzi di Borgogna e Bordeaux e le valutazioni ottenute nelle ultime annate, probabilmente il prezzo attuale rimane un affare per la qualità del prodotto.

Storia del produttore e del brand

Molti produttori di vino sono in grado di vantare molte generazioni della medesima proprietà alla base della propria vinificazione attuale. Alcuni possono dimostrare che i vigneti coltivati ​​oggi, abbiano origini antiche secoli o addirittura essere appartenuti a personaggi storici. Questo perchè il vino e la sua coltura, sono stati alla base della cultura e del fascino della nostra penisola da millenni.

Produrre vino di qualità per un lungo lasso di tempo darà al mercato la certezza (o quasi) che le nuove annate si posizioneranno su determinati standard di qualità.

A differenza di molti fattori questo non si compra.

Social media e altre tendenze popolari

Mentre i social media hanno contribuito a sostenere le vendite di alcuni vini da tavola nel mercato di massa, le mode e le tendenze popolari (come la volontà di acquistare una bottiglia per le pratiche agricole biologiche dell’azienda, oppure la preferenza per prodotti chilometro zero, o la divulgazione delle sostanze chimiche intrinseche nel complesso agricolo-industriale, o il rosè…) sono state un vantaggio per le cantine più piccole e artigianali oppure di apertura recente.

Con così tanti grandi vini e grandi produttore ed una concorrenza senza precedenti, è un buon momento per entrare nel mercato del vino?

Dipende da quanto ne sei appassionato; quasi tutti i grandi produttori sono partiti da un sogno e dalla passione per un prodotto unico che poi ha realizzato un profitto, quasi mai il contrario.

I nuovi trend e i social media, hanno disegnato orizzonti e margini di crescita nuovi in un’epoca in cui le conoscenze si apprendono più velocemente grazie ad Internet.

Gli ultimi 8000 anni di storia raccontano che ci sarà sempre una domanda di vino di buona qualità.

Leggi anche: Come fare soldi a partire dal vino oggi: trend e prodotti su cui puntare

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