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“Nineties” e Sassicaia

Il nome Sassicaia genera sempre emozioni in chiunque sia appassionato di vino: genera curiosità e desiderio in chi non ha avuto occasione di assaggiarlo, riporta alla memoria sensazioni precise in chi ha avuto modo di degustarlo.

L’austerità e curiosità di questo nome nascono dalla sua storia.
Vitigno internazionale. Toscana.
Già questi due nomi messi vicini, fino ad un decennio fa, potevano esser motivo di discussione. Provate ad immaginare quali incredulità potesse generare negli anni ’20!

Il conte Mario Incisa della Rocchetta, stabilitosi in Maremma all’inizio del secolo, ebbe l’intuito di vedere il terroir di un grande vitigno internazionale, su una vera e propria pietraia incolta, tra le colline della tenuta livornese di Bolgheri.
Follia per i produttori e coltivatori del tempo, nel regno indiscusso del sangiovese.
Non per chi aveva visto i terreni dei Graves bordolesi, che si caratterizzavano per un terreno grossolanamente ciottoloso. Proprio come il terreno che ha dato la base alla vigna di Cabernet denominata, non a caso, “Sassicaia”.
Le barbatelle di Cabernet, che inizialmente erano un mix di Cabernet Sauvignon e Cabernet Gris (da noi conosciuto come Cabernet Franc), arrivano dalla tenuta dei Duchi Salviati di Migliorino.

sassicaia2I lustri che portavano l’Italia del boom economico dal dopoguerra a metà anni ’60, non conobbero la fama di questo vino, in quanto la produzione era destinata a consumo “famigliare” nella Tenuta San Guido. In questi anni, attraverso una riserva di bottiglie messe ad affinare, si poté costatare che il potenziale d’invecchiamento di questo vino era notevole. Non solo. Si sperimentò che l’affinamento in bottiglia apportava un balzo qualitativo verso l’alto di questo Cabernet.

Il 1968 vede per la prima volta entrare nel mercato questa etichetta. Subito raccolseconsensi nell’ambito enologico. Negli anni successivi la cantina si evolse, introducendo l’uso dell’acciaio in fermentazione e diventando precursore in Italia, dell’uso delle barrique francesi in affinamento. Il 1978 vide questa etichetta primeggiare, in una degustazione alla cieca a Londra, a confronto con i Cru Classè bordolesi.
Il sigillo dell’immortalità di questa bottiglia però arrivò con il millesimo 1985: annata per cui Robert Parker, guru dei critici enologici mondiali, assegno la valutazione di 100/100, diventando unanimemente uno dei più grandi vini mai assaggiati in qualunque zona del mondo.

In una recente verticale, con gli amici di Xtrawine, abbiamo messo a confronto alcune annate del decennio Novanta: per la precisione le annate 1991,1994,1995, 1997, 1999. Bottiglie con più di un decennio dalla vendemmia, comunque specchio del clima dei millesimi degustati; caratteristica questa, dei vini da monovitigno. Proverò a raccontare questa curiosa e fortunata esperienza.

Sassicaia 1999
sassicaiaL’insospettabile gioventù. Annata particolarmente favorevole a livello climatico. Una vendemmia ottimale. Al calice la profondità del colore e le note inchiostro con ancora riflessi rubino-violacei mostrano come il carico polifenolico ed antocianico delle bucce era importante. Al naso le note di frutti rossi e l’intenso sentore erbaceo, nonostante i sedici anni di distanza dalla vendemmia, evidenziano la stoffa di questo vino e la longevità regalata da una buona vendemmia. In bocca risulta coerente al naso, con freschezza ancora importante e tannino vivo ma mai aggressivo, fine ed elegante. Stupisce per come abbia ancora molto da dire… aspettandolo ancora in bottiglia.

Sassicaia 1997
Tanto di cappello. Annata straordinaria. Lo stesso produttore racconta di una “Vendemmia ottima sotto ogni aspetto: andamento climatico durante la raccolta, sanità delle uve, perfetta maturazione ed equilibrata quantità sulla pianta, che hanno favorito uno spessore interessante della buccia ed un ottimo succo zuccherino.” Il risultato è un vino estremamente elegante, le note fruttate della confettura di more, i sentori erbacei del fieno asciutto, le sensazioni balsamiche dei chiodi di garofano miscelate alla nota aromatica di una noce moscata. Ampio. Il meglio però, lo da in bocca, dove la “souplesse” conferma gli archetti ampi e fitti lasciati sul calice, scuotendo il bicchiere. Equilibratissimo, tannino elegante nonostante una struttura importante, la freschezza gustativa invoglia a tornare ad altri sorsi, le sensazioni balsamiche e fruttate si confermano al retrogusto. Persistente. Infine la freschezza lascia spazio ad una piacevole chiusura minerale. Chapeau!

Sassicaia 1995
Caldo. Come l’annata. Seppur le temperature fossero nella media, alla vendemmia l’acidità è risultata leggermente più bassa. La maturità delle uve era tale da dare un grande estratto polifenolico. Risultato: al calice si evidenzia un corpo importante, infatti, al roteare del calice si muove compatto e pesante. Il colore presenta sempre grande profondità ma in questo caso le tonalità del rubino sono più calde. Al naso i sentori fruttati si spostano sulla frutta rossa sotto spirito, le spezie dolci ed orientali prevalgono sul sentore erbaceo, le note di tabacco da pipa morbido ma mai vanigliato. In bocca impressiona la pienezza e rotondità del gusto; forse l’equilibrio si sposta sulla morbidezza, rispetto ai vini assaggiati precedentemente, ma la persistenza fruttata e balsamica non stancano il palato e ostenta eleganza da vendere.

Sassicaia 1994
Cupo e profondo. Annata caratterizzata da una primavera fredda e piovosa, seguita da un’estate torrida. Le uve son maturate con una buccia molto spessa e ricca, qualcuno l’ha definita “uva da barrique”, ossia uva dal carico polifenolico domabile solo nel legno piccolo. IMG-20151113-WA0013Il colore conferma appieno la definizione. Profondo con tonalità rubino intensa. Rotea in modo pesante nel bicchiere. Al naso ancora abbastanza freschi i sentori fruttati ed erbacei, il sentore di tabacco ricorda la foglia da toscano, accompagnato da note di cacao. In bocca è ancora veemente il tannino ma non risulta mai amaro. Freschezza ancora ben presente. Molto austera come annata. Questa è stata la prima versione in cui la percentuale di Cabernet Franc si è abbassata 15%.

Sassicaia 1991
Mediamente. Annata caratterizzata da ampia variabilità delle temperature. Il risultato è stato una vendemmia di un’uva con una buccia meno ricca. In questo si differenzia dai precedenti. Un buon vino di media freschezza e struttura, sempre elegante ma meno intenso rispetto agli altri. Il naso evidenzia qualche sentore ossidativo. Resta un vino elegante ma meno intenso e meno intrigante dei precedenti. Come descritto dallo stesso produttore, si parla di un’annata mediamente buona.

La cosa che mi ha stupito di questa esperienza sta nella struttura e freschezza di queste bottiglie, la sensazione che potessero evolversi ancora in bottiglia, nonostante i circa vent’anni di vita. Mi ha poi stupito per intensità e persistenza in bocca. Seppur scontato e banale, auguro a tutti di poter assaggiare qualcuna di queste annate.

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