Ernest Hemingway è sicuramente noto per il suo rapporto con il vino e l’alcol: chiunque si sia approcciato alla lettura delle sue opere, avrà avuto modo di riconoscere in lui un appassionato o forse qualcosa di più. La vita di Hemingway fu un concentrato di rocambolesche avventure in cui il viaggio, la scrittura e il vino si intrecciano, dando vita a un personaggio che ha segnato la storia della letteratura mondiale.
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Chi era Ernest Hemingway
Nato in un sobborgo di Chicago nel 1899, Ernest è un bambino che ama le storie e le avventure, due elementi che segneranno sempre la sua vita. A soli 18 anni decise di lasciare la casa familiare per iniziare la carriera giornalistica. Quello stesso anno, nel 1917, con l’entrata degli Stati Uniti della Prima Guerra Mondiale, si arruolò nell’esercito come volontario e divenne autista delle ambulanze della Croce Rossa Americana sul fronte italiano.
Da allora l’Europa gli resterà nel cuore: finita la guerra diventerà corrispondente dall’Europa per un giornale di Toronto e a Parigi, dove risiederà, conoscerà tutto il gruppo degli scrittori americani espatriati e inizierà la sua carriera letteraria. I successi furono immediati e la sua vita divenne sempre più avventurosa: assistette alla rivoluzione di Cuba, isola di cui si innamorò, e tornò in Spagna durante la Guerra Civile per raccontare le notizie dal fronte di guerra.
Con Il vecchio e il mare vinse il premio Pulitzer e il Nobel, mentre passò i suoi ultimi anni a scrive racconti sui toreri, come fosse ancora quel giovane cronista inviato in Spagna.
Il vino nelle sue opere
Nelle storie di Hemingway il vino e l’alcol rappresentano due elementi essenziali per la narrazione e la creazione dei personaggi. Quando compaiono delle bevande alcoliche il lettore può essere sicuro di trovarsi davanti a un pretesto simbolico per raccontare di amicizia, mascolinità, autodistruzione, divertimento o piacere dei sensi.
Fiesta (Il Sole Sorgerà Ancora), il romanzo scritto negli anni parigini, è forse il più significativo da questo punto di vista: basti pensare che la parola vino è citata più di 100 volte, oltre a un’infinità di nomi di liquori e marchi di specifici di vini e champagne. Si tratta di un’opera ampiamente autobiografica, il cui protagonista, alter ego di Ernest Hemingway, è un corrispondente americano in Francia che si unisce a un gruppo di espatriati americani e inglesi che vivono nella capitale francese. Lì vivranno le avventure della vita, culminante in una settimana altamente alcolica passata a Pamplona durante la festa di San Firmino.
Durante il viaggio in treno da Parigi a Pamplona, Jake, il protagonista, e il suo amico Bill pranzano guardando fuori dal finestrino la distesa florida delle campagne e bevendo Chablis.
Mangiammo i panini, bevemmo lo Chablis e guardammo la campagna dalla finestra. Il grano cominciava appena a maturare e i campi erano pieni di papaveri. I pascoli erano verdi e c’erano alberi sottili, e talvolta grandi fiumi e castelli tra gli alberi.
In una scena di Fiesta, il personaggio di Brett, donna che ha fatto innamorare il protagonista, lo invita per una gira a Cannes cercando di convincerlo con “una dozzina di bottiglie di Mumm”.
Al termine della settimana della festa di San Firmino, dopo le scorribande, le corride e le scazzottate, Jake si ritrova solo a Pamplona e per tornare alla serenità decide di bere un bicchiere di Château-margaux.
Presi una bottiglia di vino che mi tenesse compagnia. Era Château Margaux. Una bottiglia di vino tiene bene compagnia. Era piacevole bere lentamente, gustare il vino, ed essere soli a bere.
Il vino nella vita privata di Hemingway
La capacità di citare una così grande quantità di vini e distillati deriva da un amore profondo dell’uomo per queste bevande, che lo porteranno tuttavia a diversi ricoveri e malesseri dovuti alla dipendenza. Ci sono, però, due episodi familiari che legano il vino alle gioie quotidiane della vita di Hemingway.
Un piccolo stralcio di Festa Mobile, libro di memorie pubblicato postumo nel 1964, racconta di un episodio in cui tornato dalla libreria Shakespeare & Company nei pressi della loro casa di Parigi, sua moglie Hadley Richardson invita Ernest a fare una passeggiata lungo la Senna per poi
Torneremo a casa e mangeremo qui, faremo un pasto delizioso e berremo Beaune della cooperativa che puoi vedere proprio fuori dalla finestra lì con il prezzo del Beaune sulla finestra. E poi leggeremo e poi andremo a letto e faremo l’amore.
Infine, l’amore per il Bordeaux Château Margaux dell’autore era forte a tal punto da soprannominare la sua prima nipote Margot Hemingway proprio Margaux.