Quando e dove nasce Cantina PrimaVena?
Le giovani radici di Cantina PrimaVena nascono dalla mia passione per il vino e sono cresciute forti grazie alla tenacia e alla costanza. Ho scelto di produrre i miei vini in Oltrepò Pavese per due motivi principali, il primo di carattere tecnico e l’altro di cuore.
Tecnico, perché è uno degli angoli d’Italia più naturalmente vocato alla viticoltura grazie alla posizione geografica, alla particolare conformazione del terreno e ad un eccezionale microhabitat. Di cuore, perché il primo vino che mi fece assaggiare mio nonno Carlo fu un Sangue di Giuda prodotto qui, nelle magnifiche colline dell’Oltrepò Pavese che collegai subito al vino buono. Un’altra particolarità che ha l’Oltrepò Pavese è il microclima caratterizzato da una sensibile escursione termica tra la notte e il giorno. Questa è una condizione fondamentale per ottenere uve dall’ottima acidità che si riflette nello specchio dei vini adatti a lunghi affinamenti.
Inoltre, l’Oltrepò Pavese è attraversato dal 45° parallelo nord definito il “parallelo del vino”. Olivier Bernard e Thierry Dussard spiegano molto bene nel libro “La Magie du 45e Parallèle: Latitude Idéale des Grands Vins du Monde” come il 45° parallelo nord individui un’area particolarmente vocata per la produzione di grandi vini. Infine, l’Oltrepò Pavese ha una grande ricchezza di biodiversità faunistica e floristica, che, come ho appreso con l’esperienza, è un requisito fondamentale per la viticoltura sana e caratterizzata da piante vinifere naturalmente forti.
Perché è importante la biodiversità per la viticoltura?
Il terreno e l’habitat, fattori essenziali per la biodiversità, sono i primi elementi che incidono sulla qualità delle uve e quindi sui vini. Preservare la biodiversità è fondamentale per avere un ecosistema in salute e per produrre vini di qualità. Salvaguardando questo equilibrio, riusciamo a proteggere la vigna naturalmente da attacchi nocivi, evitando l’uso massivo di pesticidi.
La natura, se la proteggi, ti ricambia 100 volte. In Oltrepò Pavese abbiamo la fortuna di avere una grande ricchezza di biodiversità, come i 94 tipi di uccelli, di cui alcuni rari (la ghiandaia marina, il biancone e il nibbio reale) e ben 53 specie di farfalle (una quantità maggiore dell’intero Regno Unito). Tra i boschi convivono cinghiali, daini, caprioli e lupi grigi, mentre negli ecosistemi acquatici vi sono degli anfibi endemici come la Rana Rossa dei boschi, la Salamandrina dagli Occhiali e il Tritone Crestato Italiano. Infine sono presenti diverse varietà di rose, di viole, di tulipani, di orchidee selvatiche e di alberi rari come il leccio e l’abete bianco.
E’ nostro dovere preservare la rara ricchezza di biodiversità che ci ha regalato la natura con una coltivazione che rispetti tutti gli esseri viventi perché utili, importanti e in armonia sistemica tra loro. Perseguendo con convinzione questa strada rafforzeremo l’ecosistema che potrà reagire al meglio di fronte alle avversità e garantirà una crescita naturale anche delle uve.
Perché i suoi spumanti sono prodotti solo con il Metodo Classico?
Abbiamo parlato sino ad ora di natura e il continuum non può che essere un metodo che doni delle bolle derivate da una fermentazione in bottiglia totalmente NATURALE appunto. Con il Metodo Classico le qualità organolettiche delle uve Pinot Nero e Chardonnay vengono esaltate e il vino non viene stressato, le bollicine si formano lentamente e naturalmente in bottiglia.
Il tempo è fondamentale, perché solo con un lungo affinamento in bottiglia possiamo avere spumanti eleganti, dalle bollicine finissime e persistenti e con sentori terziari complessi. Perciò, gli spumanti di Cantina PrimaVena sono affinati in bottiglia per un minimo di 36 mesi e fino ad oltre 180 mesi (15 anni!). L’attesa rende ancora più emozionante ogni assaggio che di mese in mese compiamo per capire come evolve lo spumante, per decidere il momento migliore per la sboccatura. Scoprire che in alcune annate particolarmente fortunate, come quella del 2005, gli spumanti riescono, grazie alle proprie qualità intrinseche e alla nostra attenzione in cantina, ad arrivare e superare gli oltre 15 anni mantenendo una freschezza rara, è straordinario. Sono queste le occasioni in cui abbiamo la conferma di come l’insieme della conformazione del terreno, un ecosistema sano e una lavorazione meticolosa in cantina possano regalarci vini emozionanti.
Se dovesse suggerire un motto che riassuma la filosofia di Cantina PrimaVena?
Il motto di Cantina PrimaVena è “Onesti con la Terra oggi per raccogliere il buono domani” e nasce da un semplice concetto: un vino per essere genuinamente buono deve nascere e crescere in un ecosistema in buona salute e in armonia con i suoi elementi: il punto di partenza è appunto la Terra e il rispetto per essa. Perciò in vigna non utilizziamo prodotti fitosanitari di classe nociva e il terreno è lasciato inerbito per creare una cooperazione armonica tra natura e il lavoro dell’uomo che la segue senza forzarla. Inoltre, l’inerbimento crea un equilibrio naturale in vigna tra i microrganismi e gli insetti, mantiene le sostanze organiche intatte e salvaguarda il suolo dall’erosione. Un buon vino nasce da un habitat dove tutte le specie viventi, dalle più grandi alle più piccole sono rispettate perché tutte ricoprono un ruolo essenziale per mantenere in equilibrio l’ecosistema.
C’è un aneddoto che non ha mai raccontato e che le piace raccontare?
Mi viene in mente ora la mia prima “degustazione”, che mi riporta alla spensieratezza delle giornate trascorse durante l’infanzia a casa del nonno Carlo e il profumo proibito della sua cantina. Da bambino passavo molti mesi a casa dei nonni dove godevo di una discreta libertà d’azione ma c’era un luogo dove mi era assolutamente vietato entrare: la cantina chiusa a chiave. Ma si sa, non c’è nulla di più attraente per un bambino di una porta chiusa e quindi impiegai poco a capire come espugnare il “fortino”: entrai dalla finestrella lasciata aperta per il ricambio d’aria e l’asciugatura dei salami, fu facile.
Trovata la strada, coinvolsi anche il mio amico d’avventura così da condividere l’emozione. Ricordo nitidamente la sensazione di vittoria e il profumo dei vini proibiti e dei salumi appesi che ci avvolgeva. Iniziammo così a fare delle piccole ma accurate degustazioni di Sangue di Giuda e di Moscato dell’Oltrepò Pavese. Ancora oggi, quando assaggio del Sangue di Giuda o del Moscato la mia mente ritorna ai profumi e ai sapori dell’infanzia e solo ora capisco che stavo già godendo di ciò che il vino buono ci deve dare: l’appagamento del gusto e la ricchezza semplice della condivisione.
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