Nonostante i mutati scenari internazionali e le grandi novità politiche del 2016 (elezione di Trump e referendum Brexit, in particolare), i mercati di Stati Uniti e Regno Unito si confermano ancora come lo sbocco più interessante per le cantine di tutto il mondo. Secondo il Wine Monitor di Nomisma, infatti, “con complessivi 9 miliardi di euro, Usa e GB rappresentano i due principali mercati al mondo per import di vino, pesando rispettivamente per il 18% e 15% sul totale del vino commercializzato a livello globale”.
Sul vino niente effetto Trump o Brexit
Per gli Stati Uniti il primato è doppio, perché la nazione a stelle e strisce figura al primo posto al mondo anche per il consumo di vino, con un totale che supera i 31 milioni di ettolitri (ovvero, il 38 per cento in più di quanto si beve in Italia). Un risultato che si spiega anche col fatto che gli Usa rappresentano anche il quarto produttore a livello globale, con 22 milioni di ettolitri nel 2015, e che buona parte del vino degli States viene consumato entro i confini nazionali, visto che l’export pesa solo per poco più di 4 milioni. Eppure, né in America né in GB il vino è in cima alle scelte dei consumatori in tema di alcol, visto che la birra resta sempre in prima linea; rispettivamente, sul totale delle bevande alcoliche consumate nei due Paesi il vino pesa per il 10% negli Usa, 18% in GB.
I vini italiani all’estero
Il report Wine Monitor rivela inoltre che nel corso degli ultimi cinque anni le importazioni di vini dall’Italia negli Stati Uniti sono aumentate del 61% a valore e del 26% a volume, trainate sia da un riposizionamento qualitativo dei nostri vini che da un effetto “rivalutazione” generato dal rafforzamento del dollaro rispetto all’euro. Queste performance dei prodotti nazionali sono state superiori alla media del mercato, intesa come trend dell’import totale (+52% a valore), ma bisogna specificare che restano inferiori a quelle dei vini neozelandesi (addirittura +119%) e francesi (+83%). Le cose vanno meglio nel Regno Unito: nello stesso quinquennio, in quest’area l’import di vini italiani è aumentato del 64% in valore e del 35% a volume, surclassando a valore praticamente tutti i diretti competitor, eccezion fatta per la Spagna (+37% in volumi).
Il Prosecco sempre più apprezzato
Guardando in dettaglio le prestazioni delle produzioni enologiche italiane, si nota come siano soprattutto gli spumanti, Prosecco in testa, a trainare le esportazioni di vino italiano negli Usa: mentre i vini fermi imbottigliati calano del 2,6% in volume, infatti, il settore degli sparkling cresce del 25,5%. Anche nel Regno Unito il trend è simile: i Paesi anglosassoni apprezzano infatti i vini fermi imbottigliati spagnoli (+50%), mentre tra gli italiani brillano spumanti e Prosecco. Nel report è anche sottolineato come la quota in volume di import di sparkling italiano in Uk è cresciuta del 572% tra il 2010 e il 2015!