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Vitigni e vini del Lazio, patrimonio da rilanciare

Il Lazio è una delle regioni principali d’Italia per quanto riguarda estensione della coltivazione di viti e numero di produzioni riconosciute a marchio, eppure i vini laziali non sempre sono considerati nel novero delle eccellenze italiane, nonostante livelli di qualità comunque alti. Si tratta dunque di un patrimonio da scoprire e rilanciare ulteriormente, fatto di tante produzioni interessanti e molto diverse tra loro.

I vini del Lazio

La regione dell’Italia centrale vanta una superficie vitata di quasi 50 mila ettari, una delle più grandi dello Stivale, ma negli anni ha prevalso la tendenza di puntare alla quantità piuttosto che alla qualità nella produzione di vino piuttosto; per fortuna, però, ultimamente le cose stanno cambiando grazie all’azione di nuovi viticoltori, che invece hanno deciso di privilegiare i vini di eccellenza, rilanciando il “brand regionale”.

La geografia enologica della regione

Dal punto di vista geografico, il Lazio è per il 50% collinare, mentre la rimanente parte è suddivisa quasi perfettamente a metà tra pianura zone montuose. Questo panorama ha dato vita a una base ampelografica particolarmente ampia e frammentata, anche se la viticoltura del Lazio fa riferimento principalmente a due distretti produttivi: i castelli Romani, nella zona dei Colli Albani, e l’area viterbese, indicata anche con l’antico termine di Tuscia. Allargando il campo, la provincia di Rieti condivide con quella di Roma l’ambito produttivo nei Colli della Sabina, lungo il fiume Tevere, mentre con Frosinone si abbina per la produzione del rosso Cesanese; Latina infine rappresenta una nuova frontiera dell’enologia regionale grazie agli interessanti impianti di Aprilia e del Circeo.

Il panorama enoico del Lazio

La produzione di vini di qualità del Lazio sfrutta soprattutto il potenziale dei vitigni autoctoni. La regione si mostra come un territorio adatto in prevalenza a vitigni a bacca bianca, tanto che Malvasia del Lazio e Malvasia bianca del Candia da sole coprono più della metà del vigneto regionale, e se a esse si aggiungono Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo si supera agevolmente il 70%. Non mancano comunque vitigni a bacca nera, che danno vita a vini caratteristici e dai buoni risultati, tra cui vanno citati il Nero Buono di Cori e le varietà di Cesanese, e positiva è stata anche l’introduzione di uve Sangiovese, Montepulciano e Merlot. Per quanto riguarda le forme di allevamento, il vigneto a spalliera si espande in sostituzione della classica vigna a tendone, che continua a interessare ancora il 20% della superficie vitata, retaggio di un passato in cui, come accennato si badava più alla quantità che alla qualità.

I vitigni autoctoni del Lazio

Guardando più nel dettaglio le coltivazioni, si scopre che le zone collinari del Lazio danno origine a vini importanti come il Cesanese del Piglio DOCG, il Cannellino di Frascati DOCG ed il Frascati Superiore DOCG. Soffermandoci sui vitigni a bacca bianca, abbiamo già menzionato Malvasia bianca di Candia, Malvasia del Lazio (detta anche Puntinata, con i cloni Bellone, Cacchione e Bonvino bianco), Trebbiano Giallo e Trebbiano Toscano (detto anche del Lazio), ma bisogna ricordare anche la Malvasia Bianca Lunga: queste uve sono alla base del vino Est! Est! Est! di Montefiascone DOC, una delle produzioni regionali di punta. Spostandosi verso il confine con l’Umbria ci si imbatte nel Grechetto, coltivato soprattutto nelle zone del Viterbese; gli altri vitigni a bacca bianca da ricordare sono il Bellone, il Bombino, il Cacchione e il Moscato di Terracina.

Le zone di coltivazione nel Lazio

Sul versante delle uve rosse, oltre agli impiantati Montepulciano, Sauvignon, Merlot, Ciliegiolo, Cabernet e in alcuni casi anche alla Barbera, il vitigno autoctono più importante è ritenuto il Cesanese, alla base di vini di assoluta eccellenza come il rosso Cesanese del Piglio Docg e i Castelli Romani Doc. Tra le uve a bacca rossa un ruolo primario lo rivestono anche il Nero Buono e il Sangiovese. Altra zona vinicola di rilievo è quella di Frascati, dove trovano spazio le viti che generano le altre due Docg del Lazio, ovvero il Cannellino di Frascati e il Frascati Superiore, entrambi bianchi.

I vini Doc del Lazio

Tra le altre produzioni di qualità della regione dobbiamo inserire di sicuro le bottiglie riconosciute a marchio Doc, come i Colli della Sabina (prodotto lungo la riva destra del Tevere, tra le province di Rieti e di Roma), l’Aleatico di Gradoli (nel viterbese), il Tarquinia (tra Roma e Viterbo), nonché Aprilia e Circeo, uno dei riconoscimenti più recenti, ottenuto dalle coltivazioni che si estendono sul territorio costiero che va da Latina a Terracina, caratterizzato dall’omonimo promontorio.

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