Sempre più spesso si sente parlare di vini biologici, biodinamici, vini veri, naturali, vegani o senza solfiti aggiunti, ma difficilmente si spiega a cosa corrispondano le varie definizioni. In un mercato in cui i consumatori sono sempre più attenti alla qualità dei prodotti, la cultura del Biologico, dopo essersi affermata ormai da decenni nei paesi del nord Europa, si sta facendo strada anche in Italia.
La consapevolezza e la ricerca di prodotti più sani e salutari si sta diffondendo a livello sociale e anche il mercato sta facendo i conti con questa nuova realtà. Basta entrare in un qualsiasi supermarket e guardare quanto spazio le catene della grande distribuzione stanno riservando ai prodotti Biologici, per capire che le cose stanno rapidamente cambiando. Il settore dei prodotti alimentari Bio è in forte crescita anche in Italia, nel corso del 2015, a fronte di un mercato alimentare in totale stallo, il Bio ha segnato un +20%. Se consideriamo l’arco di temporale degli ultimi quindici anni, il valore del comparto è addirittura quintuplicato. Ovviamente quest’attenzione verso i prodotti Bio ha coinvolto anche il settore del vino, che sta crescendo con incrementi a due cifre.
Chimica? No grazie!
Quando si parla di vino, si sente spesso far riferimento ai termini di agricoltura convenzionale, agricoltura sostenibile, lotta integrata, agricoltura biologica e agricoltura biodinamica. Se non ci fermiamo solo a considerare l’attualità, ma cominciamo a considerare il fenomeno dell’agricoltura in una prospettiva storica, ci accorgiamo subito che l’utilizzo della parola convenzionale è non solo inadeguata, ma addirittura fuorviante. Sembra indicare una pratica normale, da sempre utilizzata, ma in realtà con il termine agricoltura convenzionale, si indica quel tipo di agricoltura che fa uso di sostanze chimiche, pesticidi, diserbanti ecc… che nulla hanno a che fare con la storia e la tradizione millenaria del rapporto dell’uomo con la terra e con la natura. Sarebbe più corretto usare l’espressione agricoltura chimica e cominciare a considerare la chimica come qualcosa di assolutamente estraneo alla normale prassi agricola sedimentata nel corso dei secoli, ma come una parentesi recentemente inaugurata e che potrebbe progressivamente chiudersi con il ritorno alla tradizione.
L’Agricoltura Biologica
Fatta questa doverosa premessa, dovremmo cominciare a considerare l’agricoltura biologica non come una recente scoperta, ma come il recupero di un rapporto sano, rispettoso ed equilibrato con la natura, un ritorno alle origini alla tradizione. Un modo per riscoprire il sapere antico di coltivare la terra considerandola, non una risorsa da sfruttare in modo intensivo, ma un elemento con cui condividere il destino dell’esistenza e da tramandare alle generazioni future ancora ricco e vitale. Ricominciare a prendere solo ciò che la terra può dare, senza forzature, in modo che l’attività agricola si fondi sul principio del rispetto della natura e si svolga in armonia con l’ambiente. Sono parole che oggi suonano come delle rivelazioni, ma in realtà sono dentro di noi, dentro la nostra storia millenaria, tramandate di generazione in generazione, fino all’avvento della società industriale, che ha rivoluzionato il mondo e l’esistenza umana. Oggi quando parliamo di vino Biologico, facciamo principalmente riferimento alle pratiche agricole utilizzate per la coltivazione delle vigne. Ci riferiamo fondamentalmente a tutto ciò che sta a monte rispetto al momento in cui l’uva arriva in cantina e comincia il processo di vinificazione.
I vini Biologici
La produzione dei vini Biologici è disciplinata dal Regolamento Europeo 203/2012. Secondo quanto previsto dalla legislazione, per ottenere la certificazione Bio, i vini devono essere prodotti con uve raccolte da vigne coltivate secondo il protocollo dell’agricoltura Biologica. In campagna è proibito l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, come concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi ecc… e i trattamenti vengono fatti utilizzando principi naturali, come zolfo e rame. Il lavoro in cantina, invece, non prevede regole particolarmente restrittive, rispetto a una prassi corretta di vinificazione tradizionale, sono tuttavia ridotti a circa la metà i coadiuvanti generalmente ammessi. L’utilizzo della solforosa deve attenersi a limiti più restrittivi: per i vini rossi 100 mg/l e per i bianchi 150 mg/l. Se si seguono tutte le norne previste dalla legge e si ottiene la certificazione da un ente nazionale autorizzato, le Aziende possono apporre sull’etichetta dei loro vini il logo europeo Bio. In Europa la percentuale di vigneti in regime di agricoltura Biologica certificata è del 7,6% e in Italia del 9,8%. Numeri già importanti e destinati a crescere nei prossimi anni.