I vini aromatizzati appartengono al grande gruppo dei vini speciali, e sono ottenuti da una base di vino con l’aggiunta di alcol, di zucchero, di aromi.
Al grande gruppo dei vini speciali, appartengono tutti quelli che hanno subito un determinato processo di produzione, consecutivo a quello principale, ovvero: gli spumanti, i vini liquorosi, ed i vini aromatizzati.
Che cosa si intende per vini aromatizzati
Con questo termine si indica l’aggiunta di un aroma, principalmente, ma in genere, oltre all’aroma, si addizionano anche alcol e zucchero; l’alcol serve ad aumentare la struttura del vino ed il suo titolo alcolometrico o grado alcolico, lo zucchero, nel caso specifico il saccarosio, aumenta la pastosità del vino e ne esalta i profumi, ma serve anche a mitigare un po’ l’effetto amaro provocato dalle erbe o dagli infusi di erbe, solitamente amare, che vengono aggiunte alla lavorazione.
Ogni azienda produttrice di vino aromatizzato ha la sua ricetta segreta, tuttavia sono abbastanza note le sostanze principali che rendono un prodotto unico nella sua specificità; ad esempio il Vermouth, è il nome tedesco dell’Artemisia, o Assenzio, quindi si capisce bene che questo è l’ingrediente principale tra le erbe, ma se si guarda la composizione, si scoprirà che ci sono anche sambuco, finocchio, arancia, camomilla, melissa, timo, anice stellato, insomma una gran varietà di aromi, che ne hanno fatto un prodotto di successo.
Un altro esempio tipico è la China, o Vino Chinato, che molto limpidamente inserisce nel titolo, il nome dell’erba aromatica principale, la China calissaia; solitamente questo vino aromatizzato si ottiene partendo dalla base del Barolo, ed aggiungendo la China e molte altre erbe aromatiche, anche in questo caso: chiodi di garofano, cannella, rabarbaro, e molte altre.
Un vino aromatizzato un po’ desueto al giorno d’oggi, ma che le nostre nonne ricordano bene, è quello ottenuto con l’aggiunta di uovo, di parti dell’uovo, o di sostanze estratte dal tuorlo.
In Grecia invece si produce il Retsina, che può essere bianco o rosato; esso si ottiene aggiungendo la resina di pino al mosto, già durante la fermentazione.
Le origini dei vini aromatizzati
A ben vedere il vino viene aromatizzato da molto lontano; gli antichi Greci e Romani avevano già questa particolare abitudine fin dal loro tempo. Producevano alcuni vini aromatizzati, aggiungendo delle resine vegetali all’interno delle anfore, mescolando al vino l’acqua del mare, o con spezie ed erbe aromatiche.
Alcuni viticoltori anziani continuano tuttora a tramandare nelle loro cantine una vecchia usanza, che era quella di appendere dei gran mazzi di erbe al soffitto, che, a loro dire, avrebbero trasferito i loro profumi nel vino, mentre fermentava nelle botti; un altra antica usanza era quella di aggiungere bacche di ginepro, oppure scorza d’arancia, o le carrube, ma quasi ogni famiglia aveva le sue.
Alcune ricette disponibili sul web, insegnano a fare il proprio vino aromatizzato fai da te, aggiungendo ad un corposo vino rosso alcune foglie di salvia sminuzzate, da lasciare in infusione al buio per dieci giorni, e poi filtrare.
Oggi giorno si trovano in commercio, anche degli strumenti molto pratici per aromatizzare, i trucioli, in inglese oak chips; questi vanno posti in una retina e lasciati a bagno nel vino, come faremmo con la bustina del tè. Se ne trovano nei gusti più disparati, tabacco, menta, pesca, cioccolato, spezie, liquirizia etc. Purtroppo a questo punto della lettura, i più appassionati cultori del vino, saranno letteralmente inorriditi.
Vini aromatizzati e vini aromatici
Ora che abbiamo esaurientemente spiegato cosa si intende per vini aromatizzati, non potremo più confonderli con i vini aromatici, che sono invece vini ottenuti da un vitigno aromatico; in questo caso è proprio l’uva in sé ad avere delle caratteristiche aromatiche speciali.
Alcuni esempi classici in Italia sono il moscato, la malvasia, l’aleatico, il brachetto.