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Urban Food Planning: come cambia il volto delle metropoli per la Città del Vino

Avvicinare campagna e città con uno strumento urbanistico innovativo. È questo l’obiettivo che si propone l’Associazione nazionale Città del Vino con l’Urban Food Planning, il nuovo modello di pianificazione dei terreni a vocazione enogastronomica. Un’esperienza già sperimentata con successo in alcune città estere.

Cos’è l’Urban Food Planning

L’Urban Food Planning va oltre il “Piano Regolatore del Vino”. Un progetto ambizioso che mira a favorire lo sviluppo sostenibile di città e aree metropolitane. Sono 407 i comuni coinvolti dall’iniziativa, quelli associati alla Città del Vino, pronti per sperimentare questa nuova modalità di incontro tra campagna e area urbana. Il principio alla base dl progetto è quello che vuole il cibo, grande protagonista della vita quotidiana di ognuno di noi, una sorta di Cicerone capace di guidare tutti, cittadini e turisti, alla scoperta di territori nuovi, da visitare con occhi nuovi.

Cibo, paesaggio e ambiente si legano, sposando i principi della democrazia ambientale e trasformandosi in spunti di riflessione su temi più complessi come i problemi di natura economica legati al cibo per i Paesi ricchi, i costi occulti per il sistema sanitario e la possibilità che il cibo si trasformi in volano di sviluppo per i territori più piccoli.

Cos’è la Città del Vino

L’idea già attuata in alcune città straniere, nasce dalla volontà della Città del Vino di favorire lo sviluppo sostenibile dei territori anche attraverso l’incontro e la collaborazione di urbanisti, pianificatori, architetti, sociologi dell’ambiente. L’ente promotore dell’Urban Food Planning è un’associazione, nata nel 1987, il cui scopo, da sempre, è stato quello di promuovere i prodotti enogastronomici attraverso una serie di iniziative mirate e volte a valorizzare il legame con il territorio.

Cosa accade all’estero

L’ultima iniziativa sposata dalla Città del Vino ha mosso i primi passi già a Toronto e Calgary, in Canada, e a Bristol, città del Regno Unito che ha avviato il progetto nel 2011. La cura e la gestione dell’iniziativa, per conto dell’Associazione, è affidata al professore di Economia del Gusto dell’Università del Molise, Davide Marino.

“Le Città del Vino – ha spiegato in diverse interviste Marino – hanno promosso strumenti innovativi come i Piani Regolatori del Vino, di grande interesse culturale oltre che di pianificazione ma oggi possiamo proseguire su questa linea con uno strumento più aggiornato ed evoluto, l’Urban Food Planning, già sperimentato e adottato all’estero”. “Con il nuovo approccio – continua il responsabile dell’iniziativa – il cibo e l’agricoltura diventano elementi centrali di una città o di una rete di Comuni e territori per un nuovo assetto delle funzioni paesaggistiche, economiche, sociali, ambientali, culturali e logistiche”.

Una vera propria rivoluzione nell’approcci al rapporto tra cibo e territorio, tanto che Marino sottolinea: “A Milano, Parma e Torino si sta sperimentando la food policy, che qualifica la qualità del cibo, delle mense, ma altra cosa è la pianificazione attorno al cibo, intesa come un’estensione dei piani regolatori”. L’Urban Food Planning, infatti, porta con sé una completa trasformazione e riorganizzazione del territorio produttivo e delle stesse città, modelli che stanno trovando eco in quei Paesi, come Canada e Regno Unito, che hanno già avviato queste sperimentazioni.

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