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Storia ed usi del Ginepro in medicina: la pianta diventata Gin

Ingrediente fondamentale per preparare il gin è costituito dalle bacche di ginepro. Il ginepro era conosciuto sin dall’epoca preistorica e infatti nelle Grotte di Lascaux si sono trovate prove dell’uso del ginepro. Anche in Macedonia occidentale sono stati ritrovati carboncini ricavati dal ginepro bruciato.

Non si conosce se l’interesse fosse rivolto alle bacche di ginepro o ai rami su cui crescono, quello che è chiaro è che le proprietà aromatiche del ginepro fossero note e la pianta fosse apprezzata anche essendo una pianta bassa (quindi molto accessibile) e spontanea all’epoca.

Una prova che il ginepro fosse conosciuto per le sue proprietà aromatiche è data dal kyphi, antico incenso egiziano, formato da una pasta profumata composta da radici di iris fiorentino, menta, cannella, cardamomo, cassia e ginepro appunto.

Documenti e cenni storici

Nel Papiro Ebers (documento egiziano del 1550 a.C.), che contiene conoscenze mediche e fornisce ricette per curare vari mali, il ginepro era impiegato nei preparati contro il mal di testa, oppure, in forma di olio, era impiegato per curare la tenia. Plinio il Vecchio (scrittore romano del I sec. d.C.) lo consiglia per curare il mal di stomaco e per scacciare i serpenti. Gli studiosi arabi del IX e del X sec. d.C. scoprirono che il ginepro ha, inoltre, proprietà abortive. Nel XI sec. il ginepro venne utilizzato dai monaci nella preparazione di liquori.

I primi distillati avevano la funzione farmacologica ed il ginepro pare sia stato tra i primi ingredienti sperimentati sia per poteri terapeutici, che perché era molto diffuso in Italia e cresceva rigoglioso spontaneamente.

Verso la metà del XIV secolo, in Europa, ci fu una delle più grandi pandemie di peste e Giovanni di Borgona nel suo Trattato sulla malattia epidemica, pubblicata nel 1365, scriveva che l’origine di questa pestilenza era dovuto all’aria malsano ed il ginepro se bruciato, assieme ad altri ingredienti, avrebbe protetto dalla peste.

Nel 1500 si scoprì che i distillati, anche a base di ginepro, inducevano all’ubriachezza e le municipalità tedesche cercarono di porvi rimedio. Solo nel XVII secolo si cominciò a diffondere il ginepro terapeutico, che abbinato ad altri ingredienti avrebbe costituito gli elementi primari del gin. Ne “acqua contro la peste” si raccomandava una composizione botanica composta da semi di anice, angelica essiccata, fiori di calendula, semi di anice, lavanda, fiori di sambuco, genziana, macis e ginepro.

Attorno al 1750 James Lind, medico scozzese, scoprì che gli agrumi erano efficaci nella prevenzione dello scorbuto tra i marinai. Gli agrumi sulle navi venivano mescolati con il rum; Lauchland Rose capì come conservare il succo di lime con lo zucchero ed il Rose’s Lime Juice venne brevettato ed utilizzato a bordo della flotta della Marina militare britannica. Gli ufficiali prendevano il gin in porto e lo mescolavano alle razioni quotidiane di lime.

Attorno al 1820 Johann Gottlieb Benjamin Siegert, medico tedesco che viveva ad Angostura in Venezuela, ideò un amaro contro il mal di mare che si chiamava Pink Gin. Un’altra bevanda a base di gin nato per esigenze terapeutiche è il classico Gin tonic.

Nel 2005 gli scienziati dell’università di Zagabria scoprono che il ginepro comune ha proprietà antibatteriche e antimicotiche e nel 2013 degli scienziati egiziani e sauditi hanno accertato che gli oli di Juniperus phoenicea (ginepro fenicio) è in grado di proteggere il fegato.

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