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Oltre la Sostenibilità: responsabilità sociale e ambientale

Oggi diamo la parola ad Alessio Planeta – amministratore unico dell’omonima azienda agricola – per parlare di un argomento che negli ultimi anni è diventato centrale, nel mondo del vino così come nell’intera società italiana e mondiale; stiamo parlando di tutti quegli aspetti, legati alle attività umane, che vengono sovente riassunti in un unico termine: la Sostenibilità. Se cercate un approfondimento potete leggere l’articolo “Planeta, un Viaggio in Sicilia.

Planeta


Il tema della Sostenibilità è più che mai centrale. Vuole provare a raccontarci il punto di vista di Planeta?

Siamo conosciuti soprattutto per i nostri vini, il nostro marchio è ormai una solida realtà in Italia e in giro per il mondo, ma siamo innanzi tutto agricoltori, e lo siamo da 17 generazioni. Nella nostra zona di origine – Sambuca di Sicilia – facciamo viticoltura e agricoltura da quasi 400 anni. Tutto questo per dire che salvaguardare il territorio è già parte integrante del nostro DNA, come lo è di qualsiasi agricoltore che faccia questo mestiere con l’idea della continuità generazionale. Non potrebbe essere altrimenti; se verrete a visitare i luoghi dove operiamo, quanto ho affermato salta immediatamente all’occhio.

Ma oggi tutto questo non basta più. È una condizione necessaria, ma non sufficiente. Bisogna affiancare alla salvaguardia del PROPRIO territorio quella dell’intero pianeta, con azioni concrete e risultati tangibili. È un imperativo etico, per rispetto verso le generazioni presente e future e verso l’intera comunità umana. Bisogna limitare al minimo o eliminare l’impatto ambientale, ed effettuare azioni di compensazione dell’impatto della propria attività, anche al di fuori del proprio territorio. Altrimenti veniamo meno all’imperativo etico che citavo prima.
E poi, mi perdonerete la battuta, il cognome che portiamo non ci consente di fare diversamente: come si suol dire, Nomen Omen.

Il progetto prende vita da un concetto più ampio di responsabilità sociale che ha sempre guidato la nostra famiglia nelle scelte produttive.
Lo scopo concreto è andare OLTRE la sostenibilità: rendere le attività aziendali una voce ATTIVA del bilancio ambientale e sociale sia del territorio che del pianeta. Contribuire concretamente a un’opera di bilanciamento di quella inevitabile usura delle risorse del pianeta che le attività umane provocano. Del resto, chi meglio degli agricoltori – possibilmente assecondati e coadiuvati dalla politica e dalle istituzioni – può svolgere questo compito a beneficio della comunità?

Planeta

Chiarissimo. In concreto, ci vuole descrivere queste azioni?


Mi limiterò a delineare alcune delle attività dell’ultimo decennio. Prima di tutto l’avere avviato in Sicilia, insieme ad altri produttori, il protocollo SOStain che è ormai diventato il riferimento regionale. Un’azione che ha inciso e inciderà enormemente sul bilancio ambientale di quella che è la seconda regione vinicola d’Italia: vi invito a verificare quanto stringenti e impattanti siano i parametri necessari a rientrare in questo protocollo, e quanto grande sia la platea dei produttori che successivamente hanno aderito.


Sul fronte più strettamente aziendale e viticolo, lo scorso anno abbiamo completato il periodo di conversione ad agricoltura biologica per 4 dei cinque territori in cui operiamo (Vittoria, Noto, Etna, Capo Milazzo); nel 2021 concluderemo anche il quinto (Menfi). Ergo, dalla vendemmia 2021 i nostri vini avranno ANCHE la certificazione; si inizierà con Allemanda 2021 per proseguire via via con tutti gli altri.


Abbiamo dato il via ad una nuova azienda – Serra Ferdinandea, una partnership con i francesi della famiglia Oddo – e la gestione dei 100 ettari di vigna, bosco e seminativi è stata avviata secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica (ma quella di Serra Ferdinandea è una lunga e bellissima storia, direi che merita un successivo approfondimento ulteriore).


Un’altra attività nella quale crediamo molto è quella che abbiamo chiamato “Viti Diverse”. Detto in due parole (ma anche qui spero di poter fare un approfondimento con voi quanto prima), su alcune varietà autoctone (Nero d’Avola e Frappato, per iniziare) stiamo facendo una selezione ampia e attenta, al termine della quale avremo in vivaio e in vigna del materiale più robusto e resistente, che ci consentirà di eliminare anche quei pochi interventi che i protocolli consentono (oltre a consegnarci delle uve di superiore qualità, che rimane sempre il nostro obbiettivo principe!).


Siamo impegnati concretamente sul fronte della tutela della biodiversità; a Menfi all’interno della riserva naturale di Capparrina – dedicata all’altra nostra grande passione: l”oliveto – con decine di ettari di macchia mediterranea, paradiso della flora e della fauna; a Milazzo, dove dopo avere dato nuova linfa ad una denominazione quasi estinta  – il Mamertino – abbiamo messo in produzione tre “varietà reliquie” (Vitrarolo, Lucignola e Catanese nera); a Buonivini, dove a fianco del vigneto e dei carrubi preesistenti abbiamo impiantato 7 ettari di mandorleto, ricreando la triade arborea che caratterizza questo territorio.
Potrei continuare, ma ho paura di risultare prolisso.

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In effetti la carne al fuoco non manca. A questo punto un’ultima domanda: che risorse mettete in campo per raggiungere tutti questi obbiettivi?

La domanda è quanto mai pertinente: la priorità che le aziende – grandi o piccole che siano – devono avere ben presente quando si parla di temi ambientali e sociali è essenzialmente una: il capitale umano, senza il quale alle parole non seguono i fatti. Io posso solo raccontarvi cosa abbiamo – ormai da anni – messo in piedi noi.

In estrema sintesi, in primis un team interno assai ben formato, coeso ed entusiasta, fatto di 4 enologi e due agronomi – e li voglio nominare tutti in rigoroso ordine alfabetico: Vito Gambino, Giacomo Marrone, Calogero e Filippo Riportella, Alessandro Serughetti, Patricia Tóth – che hanno la piena responsabilità della gestione di tutti i protocolli che ci siamo dati.

In secundis, un team di consulenti che abbiamo scelto in giro per l’Italia e il mondo, che secondo il nostro punto di vista rappresentassero il meglio sul piano della visione e delle esperienze; Maurizio Gily per la ricerca; Stefano Dini per la gestione del vigneto;  Adriano Zago per l’agricoltura biodinamica; last but not least, Florent Dumeau sui vini, con il delicato incarico di far sì che tutte le scelte agronomiche abbiano come risultato una crescente qualità dei vini. Perché, non dimentichiamolo mai, quest’ultimo è l’obbiettivo primario che da sempre ci poniamo: oggi meglio di ieri e peggio di domani.

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