Lo dicevamo qualche giorno fa, dicembre è tempo di classifiche; e dall’America arriva una nuova top ten dedicata ai vini, che non mancherà di scatenare qualche critica e qualche perplessità, vista la preponderante presenza di produzioni statunitensi a discapito delle nostre vecchie uve europee
La classifica della bibbia dei vini
A mettere in graduatoria le bottiglie è stata, come di consueto, la rivista Wine Spectator, considerata addirittura la “Bibbia dei Vini”, pubblicazione più nota e accreditata a livello internazionale (nonché la testata che sposta maggiormente i mercati di settore): quest’anno, il trend che accomuna le prime posizioni è un certo “nazionalismo”, visto che ben cinque produzioni statunitensi occupano i primi 10 posti della classifica dei migliori vini 2016.
Wine Spectator 2016, vince un californiano
Il vino più buono del mondo è il Cabernet Sauvignon 2013 Lewis prodotto in Napa Valley in California. Anche gli altri due gradini del podio sono occupati da vini americani, per la precisione dal Domaine Serene Chardonnay Dundee Hills Evenstad, Riserva 2014 (prodotto Oregon) e dal Beaux Frères Pinot noir, Ribbon Ridge. 2014 – The Beaux Frères vineyard (anche questo made in Oregon). Nelle posizioni fino alla 10, poi, si piazzano altri 43 (sì, tre) vini californiani: Machete 2014. Orin Swift (sesto), Monte Bello 2012, Ridge Vineyards (settimo) e Old Wine Zinfandel Russian River Valley 2014 di Hartford Family (decimo), che rendono ancora più americanizzata la classifica.
I vini italiani migliori per Wine Spectator
Sono solo quattro le bottiglie non made in Usa premiate da Wine Spectator, equamente divise tra Francia e Italia. Al quarto e al nono posto, infatti, si trovano due produzioni d’Oltralpe, ovvero lo Chateau Climens Barsac 2013 e il Pessac-Léognan Blanc 2013. Château Smith Haut Lafitte, mentre finalmente al quinto posto c’è il primo prodotto italiano: si tratta in realtà di una sorpresa, il Barbaresco Asili, ris. 2011 della Cantina Produttori del Barbaresco, vino realizzato da una cooperativa, che quindi vince il derby nazionale con il Tignanello 2013 di Antinori, che invece giunge ottavo.
Riconoscimento per il Barbaresco
Tra i primi 10 vini al mondo della Top 100 Wine Spectator edizione 2016 c’è dunque spazio anche per gli italiani, e soprattutto per le bottiglie della Cantina Produttori del Barbaresco, che si fa notare anche per l’interessante rapporto tra qualità e prezzo. In un articolo pubblicato sul sito di Dagospia, Luca Cravanzola, socio produttore che si occupa anche del marketing e della promozione della cantina cooperativa piemontese, ha commentato così la notizia: “Questo riconoscimento di Wine Spectator va ben oltre il singolo vino. È un premio alla cooperazione virtuosa che può e deve fare la differenza”, frutto “di un seme messo a dimora 58 anni fa, quando 19 giovani contadini, presi per pazzi dal resto del paese, decisero di valorizzare le colline del Barbaresco. Rimasero qui, in queste terre oggi patrimonio dell’Unesco, anziché cedere alla più facile tentazione della vita di città e del lavoro in fabbrica che in quel periodo era il vero e proprio sogno di riscatto. E, contro ogni previsione, il riscatto è avvenuto proprio qui, su queste colline”.