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“Lui che offrì la faccia al vento la gola al vino”

Dov’è Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant’anni
e con la vita avrebbe ancora giocato?

Lui che offrì la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero

non al denaro, non all’amore né al cielo.

 

Cosa avrebbe potuto scrivere alla fine degli anni Cinquanta un giovane nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe, innamorato dei topi e dei piccioni, forte bevitore, vagheggiatore di ogni miglioramento sociale, amico delle bagasce, cantore feroce di qualunque cordata politica, sposo inaffidabile, musicomane e assatanato di qualsiasi pezzo di carta stampata, così come si definisce De André? Avrebbe scritto, e lo ha fatto, di quell’uomo, quel suonatore straordinariamente ordinario, suonatore per diletto, longevo, che giocò con la vita per tutti i novant’anni e che con la vita ci avrebbe ancora giocato.

Fabrizio De André, sulla scia del celebre poeta statunitense Edgar Lee Masters e la sua raccolta di poesie “Antologia di Spoon River”, compone il suo album Non al denaro non all’amore né al cielo (1971). Otto canzoni, otto storie, otto personaggi che narrano in prima persona la propria vicenda attingendo alle vastità espresse nell’”Antologia di Spoon River”  animata da 244 poesie che tessono i fili di vita di 212 personaggi diversi.

C’è un brano, tuttavia, che anticipa le otto canzoni di De André, uno che fa da cornice all’intero album: La Collina. É curioso e allo stesso modo interessante notare come nessuno dei personaggi di cui la collina racconta, prendano parte alle otto canzoni dell’album. Tutti tranne uno. Il suonatore Jones, l’unico con un nome. L’unico che abbia vissuto una vita felice, l’unico che si rallegrava con il vino, di quelli che trovavano nell’alcol una forma di svago pari a null’altro, tanto da fargli domandare al mercante di liquore per cosa mai gli potesse servire il denaro ricavato dalle vendite, dato che aveva già in possesso la cosa più bella al mondo

sembra di sentirlo ancora / dire al mercante di liquore: / “tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore?”.

De Andrè ne canta ancora l’essenza, di quel suonatore, che seppur morto, sembra sentirlo «cianciare ancora delle porcate», dire cose senza senso, probabilmente frutto del suo appassionato vino.

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