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GB, nome in arrivo per le bollicine locali?

Dopo anni di dibattiti e diatribe, iniziate addirittura mezzo secolo fa, finalmente sembra esserci un accordo trasversale per la denominazione da attribuire ai finora anonimi vini britannici con bollicine: se, infatti, in Francia tutti riconoscono lo Champagne, in Spagna c’è la Cava e in Italia ci fregiamo di spumante e soprattutto Prosecco, per i prodotti made in Britain manca una denominazione ufficiale.

Il nome delle bollicine britanniche

Nonostante l’atto ufficiale arrivato sul finire del 2016, quando il Defra (Department for Environment, Food and Rural Affairs), il Dipartimento dell’Ambiente britannico, ha riconosciuto alle produzioni di vino sparkling del Sussex lo status di “regioni protette”, aprendo la strada a una futura (e probabile) denominazione anche a livello europeo, queste produzioni non hanno ancora un nome ufficiale. E quindi, i produttori del vino del Sussex devono rispettare rigorosi standard di produzione, al fine di essere in grado di far comparire il nome della contea sui loro vini, che secondo molti assaggiatori stanno migliorando anche in qualità (anche se con quantità ancora limitate), ma ancora non sanno come chiamare la bottiglia!

Niente shampagne, siamo inglesi

“La questione di come chiamare il vino britannico è aperta da 50 anni e non è mai stata risolta”, ammette Sam Lindo, presidente dei produttori della United Kingdom Vineyard Association e titolare di un’azienda vinicola piuttosto rinomata in Cornovaglia. Per ovviare a questo problema, e attribuire alle bollicine britanniche un nome riconoscibile come succede a quelle provenienti dalle regioni vinicole più note d’Europa, il prestigioso quotidiano Times ha lanciato un sondaggio, che però non è stato risolutivo. Anche perché conteneva nomi terribili, come “shampagne” (un’offesa ai francesi, ma anche agli stessi produttori britannici).

I nomi per i vini sparkling della Gran Bretagna

Il referendum del Times prevedeva altre scelte, come Frisson, Britagne e “Merret”, che pure aveva ottenuto positivi riscontri: quest’ultima denominazione, infatti, avrebbe rappresentato un giusto omaggio al medico e scienziato Christopher Merret, che nel XVII secolo brevettò la tecnica della fermentazione secondaria per dare “frizzantezza” ai vini. Se queste ipotesi sono state tutte scartate, comunque, all’orizzonte è improvvisamente apparsa una nuova opzione, che invece sta mettendo d’accordo quasi tutti i soggetti interessati, consumatori compresi.

Arrivano le British Fizz

Per uscire dall’anonimato, infatti, le bottiglie di bollicine prodotte in GB potrebbero essere denominate British Fizz, un nome semplice ma efficace che è stato proposto, come raccontato dallo stesso Times, da un barman di New York. Come si racconta nell’articolo, Jason Hicks ha iniziato a usare questo termine sulle carte dei vini del suo locale, e quando i rappresentanti della United Kingdom Vineyard Association hanno letto il nome è scattato il “colpo di fulmine”, che potrebbe dunque portare definitivamente al riconoscimento dello status di indicazione geografica protetta, che garantirebbe la produzione specifica di sparkling britannico solo con uve coltivate in Inghilterra, Galles o Scozia. Battezzate, appunto, British Fizz.

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