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Epokale, il vino che riposa nelle viscere della terra

Si chiama Epokale, il nuovo  Gewürztraminer di Cantina Tramin. Un vino che affonda le proprie radici nella storia altoatesina. Un vino che come indica anche il nome stesso, vuole riprendere la tradizione vitivinicola degli avi sudtirolesi.

Il direttore commerciale di cantina Tramin, Wolfang Klotz, ha voluto ribadire con il lancio di questo nuovo vino che, lo scopo di tale iniziativa, è quello di valorizzare il potenziale di longevità del Gewurztraminer, e per farlo sono andati indietro nel tempo di almeno 2 secoli, quando nel Sudtirolo il Gewürztraminer veniva proposto con un generoso residuo zuccherino.

Per poter dunque ottenere Epokale sono stati presi in considerazione le uve di due tra i vigneti più vecchi, situati nel maso di Nussbaumer, ai piedi del massiccio della Mendola, dove, grazie all’ottimo clima, ai terreni argillosi, calcarei e di ghiaia e al vento favorevole, l’attecchimento e la crescita del vitigno si sono rivelati alquanto eccellenti.

Nel mercato entrerà a metà giugno la prima annata, che è frutto della vendemmia del 2009, con raccolta a fine ottobre e una resa in vigneto di 45 quintali per ettaro.Ma prima di essere imbottigliato e dunque, portato ad agosto del 2010 oltre a 2000 metri di quota, più specificatamente nella miniera di Monteneve, il vino dopo la vinificazione con pressatura soffice, è stato sostato per 8 mesi sui lieviti.

Epokale: un vino che non ha deluso ma che è andato oltre alle aspettative

E’ da allora che le bottiglie di Epokale risiedono in questo luogo ad una profondità di 450 metri sotto la montagna. Qui la temperatura è di 11°mentre l’umidità è del 90%. Grazie a questi due fattori infatti, le aspettative iniziali non solo non hanno deluso, ma sono state superate di gran lunga.

Il luogo è una miniera dismessa di metalli preziosi, oggi sede del Museo Provinciale delle Miniere. Willi Stürz, direttore tecnico di Cantina Tramin spiega che: “i vini conservati in alta quota sono migliori di quelli del fondo valle. Infatti temperatura e pressione atmosferica influiscono positivamente. Non disponendo di uno spazio adeguato per uno stoccaggio di lungo periodo in cantina, abbiamo scelto di portare le bottiglie nel luogo dove potessero avere le condizioni migliori possibili. In una miniera di alta quota sono praticamente perfette”.

Il risultato che ne è scaturito?

Il vino si è rivelato potente, con un residuo zuccherino quasi percepibile, perfettamente armonioso nonché bilanciato da una nota di freschezza. Possiede note classiche del vitigno come litchi, frutta esotica e petali di rosa. In bocca i sentori freschi di agrumi canditi, zenzero, salvia, zafferano, chiodi di garofano rendono il vino alquanto armonioso e ben strutturato.

Per l’abbinamento con il dessert si va sul sicuro ma è ottimo anche con pietanze a base di carne e formaggi cremosi con crosta a pasta lavata. 

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