Intervista al Direttore Generale Antonio Donato
- Quale è la vostra storia e le vostre origini?
Fondata nel 1995 con la costruzione della cantina attuale, Còlpetrone è la più grande tenuta private produttrice di Sagrantino. E’ indubbio che il Sagrantino abbia subito un impulso decisivo nella sua produzione e ancor più dal punto di vista qualitativo tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90, quando alcuni produttori illuminati come Còlpetrone, comprendendo le potenzialità incredibili ma ancora inespresse del vino, hanno deciso di investire in maniera rilevante nel territorio e parallelamente nella ricerca sul prodotto e sulle pratiche enologiche esistenti, definendo nuovi standard ed incentrando la loro analisi sulla tipologia secco rispetto alla tradizionale e storica versione, il Sagrantino passito. Un percorso che per la nostra Tenuta è cominciato con pochi ettari, per arrivare oggi ad una realtà completamente nuova di oltre 140 ettari, dei quali 63 a vigneto e di questi 35 a Sagrantino, che pongono Còlpetrone come uno dei maggiori produttori di Sagrantino della denominazione. La cantina è una delle 5 realtà produttive di proprietà di Tenute del Cerro. Fondata nel 1978 Tenute del Cerro è partita con le prime acquisizioni di Montecorona ad Umbertide (PG) e Fattoria del Cerro ad Acquaviva di Montepulciano (SI) e si è estesa successivamente acquisendo le tenute La Poderina a Montalcino (SI), Còlpetrone a Gualdo Cattaneo (PG) e Villetta di Monterufoli a Monteverdi Marittimo (PI). Quasi quarant’anni di storia vitivinicola e di emblema di eccellenza in Italia e nel mondo.
- Quali sono le caratteristiche della vostra zona-vitigno-denominazione?
Il Sagrantino, vitigno autoctono di questa area, è uno dei più antichi d’Italia ed il più ricco di tannini e polifenoli. Per questo motivo richiede una lavorazione molto attenta che ne esalti la potenza e l’unicità e ne garantisca il giusto equilibrio ed eleganza. In vigna sono adottati sistemi di allevamento altamente qualitativi, con rese di 60 quintali per ettaro, ampiamente al di sotto degli 80 quintali consentiti dal disciplinare.
Il Montefalco Sagrantino è prodotto in tre versioni: Montefalco Sagrantino secco, passito e Montefalco Sagrantino Sacer selezione, che rappresenta il risultato degli studi effettuati negli ultimi anni dallo staff aziendale su un vitigno dalle grandi potenzialità.
L’uva “Sagrantino” sarebbe stata portata da frati francescani dall’Asia Minore. È proprio a questa uva, coltivata solo e unicamente in queste colline, che si deve la fortuna enologica della città di Montefalco. Quasi scomparso dai vigneti umbri negli anni Sessanta, il Sagrantino è stato recuperato grazie al coraggio di alcuni vignaioli. La zona di produzione dei vini di Montefalco è al centro dell’Umbria in un’area collinare situata in ottima posizione e dalle particolari caratteristiche geologiche.
Risale al XVI secolo il primo documento ufficiale che cita il nome del vitigno, nell’archivio notarile della città di Assisi. Secondo alcuni l’uva era coltivata dai frati francescani che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi, da cui il nome Sagrantino (dalla radice latina «sacer», sacro). Sin dalla prima metà del Trecento gli statuti comunali della zona includevano leggi e disposizioni a tutela del vino e della vite. Nel 1600 si registra addirittura un severo inasprimento delle sanzioni per chi fosse stato colto nell’atto di tagliare una pianta d’uva: la pena massima poteva essere addirittura la forca. Ad inizio Ottocento, l’area intorno a Montefalco viene citata come zona di produzione di alcuni dei migliori vini dello Stato Pontificio Nei decenni successivi il vitigno rischia la scomparsa sino al recupero negli anni Sessanta.
- Quale è il vostro prodotto preferito e perché?
Il Sagrantino di Montefalco è un vino che non smette mai di evolvere. Aprire una bottiglia di oltre quindici anni regala soddisfazioni che solo pochissimi vini riescono a dare. L’incredibile potenza sorretta comunque e sempre dall’eleganza rende la degustazione un momento unico da provare nella vita.
- Ci sono nuovi progetti-prodotti in cantiere?
A Còlpetrone da alcuni anni stiamo sperimentando quella che abbiamo chiamato la “terza via del Sagrantino”: si parte da una maturazione delle uve spinta al limite estremo (facendo molta attenzione a non cadere nella surmaturazione). I grappoli godono di un’esposizione totale al calore del sole, grazie ad una attenta gestione del cordone speronato. Questo sistema di allevamento della vite è comunemente usato per il Sagrantino, perché il vitigno esige l’esposizione alla luce dei grappoli, mentre il Guyot crea situazioni di ombreggiamento. In pianta viene realizzato un diradamento del 50% dei grappoli quando le uve hanno raggiunto l’80% della maturazione naturale. In particolare, si recidono i grappoli più distanti dal fusto, quelli che avrebbero più difficoltà ad assorbire il potassio. Quest’ultimo infatti, conferisce “carattere” alle uve, ma è di non semplice assimilazione, per cui si pone molta attenzione a catturarlo nei grappoli più vicini al tronco, così da non disperderlo.
Infine, queste uve selezionate e ricche sono vinificate con un processo diverso da quello normale: si separano le bucce durante la fermentazione (quando solo il 70% degli zuccheri è stato già trasformato in alcol), quindi il 30% del “nuovo” Sagrantino fermenta senza bucce, per evitare un’eccessiva concertazione di polifenoli. Il Risultato? Ricchezza non eccessiva di tannini maturi, con un vino più pronto e davvero godibile.
- E’ possibile visitare la Tenuta?
Certamente su prenotazione è possibile visitare i vigneti e degustare una “verticale” di Sagrantino.
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