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Bukowski e il vino

Alcuni non diventano mai folli. I loro vini devono essere proprio noiosi.

 

Heinrich Karl Bukowski: tedesco di nascita, americano nella vita. Una vita quella di Hank, così come si faceva chiamare, difficile, insolente, troppo spesso misera. Una vita condotta al ciglio della strada, adornata dalla vicinanza degli ultimi, gli ubriaconi nei bar di periferia, di quelli senza un briciolo di futuro in viso. Con una sola e mai tradita amica, la scrittura.

Non basta conoscere gli stralci di una storia per poterne comprendere le scelte, non basta sussurrarne le poesie per essere condotti lungo le vie dell’alcol e della sregolatezza di un vissuto che scava nelle profondità.

Hank, beve il suo primo bicchiere di vino a 14 anni e pubblica il suo primo racconto a 24. Una relazione, quella tra la scrittura e l’alcol, duratura e ciclica, dove l’una spingeva costantemente all’altra. Beveva realmente di tutto, o meglio, tutto ciò che si poteva  bere con i pochi spiccioli che si ritrovava in tasca, e quindi vino e birra.

Ecco il problema di chi beve, pensai, versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa. (Donne, 1978).

 

Tutto quello che animava la sua scrittura, era fortemente vissuto. Ciò che poneva come questione si presentava come evidenza di una realtà osservata senza filtri, dove il consumismo sfrenato rende schiavi di bisogni indotti, dove persiste una realtà occidentale caratterizzata da alienazione, sfruttamento, abbrutimento e povertà.

A tutto questo incombente male, Bukowski offriva la possibilità di deviare mediante ciò che più lo rendeva vivo:

potrei anche dire che l’amore è come l’alcool.
Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora
e ancora. Ti fa sentire male, tanto male che dirai
di non voler provare mai più. Ma poi,
al prossimo bicchiere ci ricascherai.
E non dirai di no.

 

Hank rappresenta lo scrittore statunitense più conosciuto in Europa proprio per aver incarnato il vero antagonista del sistema, tra i pochi a scardinare quanto altri tenevano nascosto.

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