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Brunello di Montalcino DOCG

Nel 1966 veniva istituita la DOC che quattordici anni dopo sarebbe diventata la prima DOCG dei rossi italiani: il Brunello di Montalcino DOCG, un vino che ha reso grande il nome della produzione vitivinicola italiana nel mondo.

Siamo in Toscana, nella Val d’Orcia in provincia di Siena, un territorio che dal 2004 è entrato a far parte del Patrimonio dell’Unesco. Il Brunello di Montalcino si produce qui, all’interno dei confini dell’omonimo comune – come stabilito dal disciplinare – che si estende su un’unica collina coronata dall’antico borgo medievale, oggi meta turistica di enoappassionati italiani e soprattutto stranieri provenienti da tutto il mondo.

Il comune di Montalcino, che si trova a 40 km a sud di Siena, è una zona da lungo tempo vocata alla coltivazione della vite e lo dimostrano gli statuti comunali del Medio Evo in cui si regolava la data d’inizio della vendemmia.

Il territorio di produzione del Brunello ha una forma quasi quadrata ed è delimitato dai tre fiumi Orcia, Asso e Ombrone; la sua posizione, quasi a metà strada tra il mare (40 km) e la catena Appenninica (100 km), assicura un clima mediterraneo piuttosto secco e caratterizzato da una significativa ventilazione che contribuisce in modo significativo allo stato di salute delle uve, il Monte Amiata a sud garantisce la protezione da grandinate e nubifragi.

Gran parte dell’area collinare è occupata da boschi e qui la coltivazione della vite – che occupa il 15% degli ettari totali – è alternata a quella dell’ulivo (l’olio extravergine d’oliva toscano ha una tradizione secolare). L’ambiente pedologico si presenta molto variegato giacché la sua formazione risale a ere geologiche diverse.

Sangiovese BrunelloIl Brunello di Montalcino DOCG è un vino prodotto esclusivamente da uve Sangiovese grosso e l’origine del nome deriva dal fatto che in passato gli abitanti del posto ritenevano che l’uva con cui si produceva questo vino fosse una varietà a sé stante. Nel 1879 la Commissione Ampelografica di Siena, in seguito a ricerche ed esperimenti, certificò che il ‘brunello’ non fosse altro che uva sangiovese, ma il nome brunello fu mantenuto per identificare il vino prodotto da quell’uva.

L’origine del Brunello si deve principalmente a Clemente Santi, un farmacista che a lungo si occupò dell’azienda agricola della madre (il Greppo, tenuta storica della cantina Biondo Santi) e che grazie alle sue conoscenze di chimica riuscì a elaborare tecniche enologiche all’avanguardia rispetto ai suoi contemporanei, dando vita a un grande vino che nel 1869 fu premiato con la medaglia d’argento dal Comizio del circondario (vendemmia 1865) e che successivamente ottenne altri riconoscimenti superando anche i rinomati vini francesi dell’epoca.

Il merito della famiglia Biondi Santi fu soprattutto quello di non fermare la produzione del brunello nonostante le difficoltà del primo ‘900: la guerra e la fillossera misero a durissima prova quei produttori di brunello che, pur avendo ottenuto importanti riconoscimenti nell’ottocento, non riuscirono a portare avanti la produzione. Con la nascita della DOC nel 1966 e del Consorzio di tutela l’anno seguente, il Brunello di Montalcino si fa strada tra i grandi vini del mondo fino a ottenere il primato nella classifica del Wine Spectator del 2006 (Casanova di Neri).

Secondo quanto stabilito dal disciplinare di produzione il Brunello di Montalcino deve essere vinificato, conservato, affinato e imbottigliato solo ed esclusivamente nel comune di Montalcino.

Brunello2Quanto all’affinamento, è necessario che il vino faccia almeno 2 anni in botte di rovere di qualunque dimensione (sarà il produttore a scegliere in base al proprio stile produttivo) e successivamente minimo 4 mesi di bottiglia; d’altra parte prima dell’immissione al commercio devono passare 5 anni a partire dall’anno di vendemmia, che per tal motivo deve essere sempre esplicitato in etichetta. Per il Brunello di Montalcino Riserva gli anni di cantina sono sei.

La bottiglia del Brunello deve essere della tipologia bordolese in vetro scuro e il tappo rigorosamente di sughero.

È uno dei vini rossi italiani più longevi: è stato stimato che, in base all’andamento dell’annata, il vino, se ben conservato (temperatura fresca e costante, buio, bottiglia coricata), può rimanere in bottiglia per un periodo che va dai dieci ai trent’anni e oltre.

La complessità e la struttura di questo vino ne fanno un ottimo compagno di piatti di selvaggina da penna e da pelo, formaggi stagionati e carni rosse. Da servire rigorosamente in calici ampi per apprezzarne tutto l’aroma.

 

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