Nelle tenute Brancaia: in Chianti e in Maremma è appena finita la vendemmia e Barbara Widmer, enologa della cantina da 20 anni, si prende un po’ di tempo per rispondere ad alcune domande.
Congratulazioni, Barbara. Brancaia compie 40 anni nel 2021 e sono passati 30 anni dalla creazione del vino di punta, Il Blu. Quali cambiamenti hai visto negli ultimi 4 decenni da quando i tuoi genitori hanno acquistato la cantina?
La passione e il rispetto per questa bellissima regione non sono mai cambiati, così come l’attenzione a non scendere mai a compromessi sulla qualità. Oltre a questo, ovviamente, molte cose sono cambiate in questi 40 anni, a cominciare dagli ettari vitati che inizialmente erano 7 e sono adesso 80. Dalla produzione di un solo vino rosso nei primi anni, abbiamo ora 9 vini nell’assortimento, esportati ad oggi in circa 40 paesi. In altre parole, quello che iniziò come un hobby 40 anni fa, si è trasformato in un’importante e celebre realtà vitivinicola toscana.
Cosa ti ha portato alla decisione di diventare enologa?
Sono cresciuta in una famiglia in cui cucinare insieme e godersi una buona cena sono riti quotidiani e molto importanti. Perciò, cibo e vino sono sempre stati una parte importante della nostra vita familiare. Con l’acquisizione della cantina Brancaia tutto questo si rafforzò ancor di più. Tuttavia, fino ai primi anni ’90, Brancaia per me era principalmente una casa per le vacanze. Da giovane donna che aveva appena iniziato ad assaporare la vita in città, non avrei proprio potuto immaginare una vita in campagna in Toscana.
Di conseguenza, dopo il diploma di scuola superiore, decisi di studiare architettura. Dopo 4 semestri ebbi una crisi creativa e mi ritirai per due mesi a Brancaia. Un soggiorno cambiò definitivamente il mio atteggiamento nei confronti della Toscana e del vino. Fu la prima volta in cui vissi veramente una vendemmia, un evento che mi affascina ancora oggi. Le preoccupazioni iniziali sono rapidamente svanite e la mia passione per il vino si accese.
Tornata a Zurigo, ho conseguito un diploma commerciale nel settore vino, iniziando poi uno stage di un anno presso Domaine des Balisiers a Ginevra. All’epoca, Domaine des Balisiers era la più grande azienda vinicola biologica della Svizzera, con circa 25 ettari. È stata un’esperienza che mi ha mostrato chiaramente che la viticoltura biologica era la strada da percorrere. Ho lavorato sei mesi in vigna e sei mesi in cantina. Dopo aver terminato gli studi di enologia all’Università di Wädenswil, mi sono trasferita in Toscana e ho assunto la gestione delle nostre cantine.
Come è la tua giornata tipo?
Varia molto. Non esistono due giorni uguali.
Nei vigneti siamo sempre governati dalla natura e possiamo solo adattarci e prendere le migliori decisioni possibili. Non esiste una ricetta tipo, devi ogni giorno trovare le soluzioni più adatte.
In cantina invece lavoriamo con più annate contemporaneamente. Abbiamo, infatti, quella attuale: tutte le uve della vendemmia 2021 sono già in cantina e la fermentazione è in corso. Poi ci sono le annate precedenti: i vini dell’anno scorso sono nelle botti e nelle vasche; quindi, vengono spesso assaggiati per vederne l’evoluzione, per capire se c’è bisogno di qualcosa come un cambio di botte, e molto altro. Per le precedenti annate, invece, lavoriamo sugli uvaggi finali, campionando le botti e facendo prove di blend. E una volta deciso, possiamo ordinare vetro, tappi, capsule ed etichette e fissare le date di imbottigliamento.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Il mio grande privilegio è che ogni anno posso vivere e seguire un percorso dalla A alla Z. Vedo crescere e maturare l’uva, seguo da vicino ogni passaggio in cantina, e alla fine ho in mano il prodotto finito ed etichettato. E poi, ovviamente, è una grande emozione scoprire il proprio vino nella carta dei vini di un prestigioso ristorante. Il mio lavoro è affascinante e riserva ogni giorno nuove sfide, molto spesso dovute alla natura.
Qual è stata per te la cosa più bella/difficile negli ultimi 20 anni?
Ci sono molte cose, ma penso che il fatto che mi sia permesso di lavorare a stretto contatto con la natura è la cosa che più mi ha formato e che più mi ha dato in tutti questi anni.
La mia realizzazione più bella è sicuramente che la viticoltura biologica e la ricerca della qualità senza compromessi sono compatibili al cento per cento. In altre parole, più rispetto abbiamo per la natura, più sane sono le nostre viti e migliore e più tipica è la qualità delle nostre uve.
Tuttavia, quando il tempo impazzisce come nelle ultime 2 settimane, la natura ti porta all’estremo anche dopo 20 anni di esperienza. Quando devi guardare piante e animali soffrire in questi eventi meteorologici estremi come gelate tardive, grandine o siccità, è difficile da accettare anche dopo tutti questi anni. Ma ancora una volta, ho imparato che più sei in sintonia con la natura, nel nostro caso il vigneto, meglio riesci a far fronte a tali situazioni.
Qual è stata per te l’annata preferita e perché?
Vivo proprio in mezzo alla tenuta e passo ogni giorno un po’ di tempo nei vigneti, anche se a volte si tratta solo una breve passeggiata. Di conseguenza, tutte le annate mi hanno lasciato impressioni ed emozioni diverse. Se devo sceglierne una, la preferita è sempre la prossima, perché posso portare tutte le mie esperienze degli anni precedenti in questo e allo stesso tempo imparare tanto di nuovo.
Per me ogni nuova annata è un nuovo tentativo di aumentare ulteriormente il livello di qualità di Brancaia. Ogni nuova annata mi mostra l’enorme potenziale che risiede nei nostri vigneti e che può essere sfruttato ancora meglio. Si tratta di scoprire cose nuove e così far emergere ancora meglio la particolarità e la tipicità dei nostri vigneti. Cosa potrebbe esserci di meglio?
Quali sono i tuoi progetti futuri per la cantina e per te personalmente?
Nel medio termine, come dicevo prima, vedo il mio futuro nel continuare ad imparare e cercare di sfruttare al meglio le potenzialità dei nostri vigneti. Si spera che il risultato si rifletta nei nostri prodotti, che sono cambiati negli ultimi anni e lo faranno sicuramente anche in futuro.
Allo stesso tempo, insieme ai miei genitori e ai miei due fratelli, sto cercando di coinvolgere sempre di più la terza generazione. Nel 1981, con l’acquisto della tenuta Brancaia, i miei genitori hanno posto la prima pietra per Brancaia e per una nuova storia familiare. Il loro intimo desiderio, di produrre solo vini di alta qualità e di creare qualcosa che sarebbe vissuto nella nostra famiglia per quante più generazioni possibile, è attuale oggi come allora.
Personalmente, mi vedo ancora in un ruolo attivo per diversi anni a venire, il che mi terrà impegnata al 100%. Ma se a un certo punto avrò un po’ più di tempo a disposizione per dipingere e viaggiare, non sarò troppo triste.
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