In un precedente articolo avevamo parlato dei vini dell’Emilia, partendo da un presupposto di base che è bene ricordare anche oggi: l’Emilia Romagna è una regione che sotto il profilo enologico e ampelografico si presenta divisa in due zone distinte, l’Emilia, che si estende dalla provincia piacentina fino a Castel San Pietro Terme, prendendo anche un pezzettino di costa (quello del ferrarese), e la Romagna, che da Imola arriva fino alle spiagge riminesi. La prima, in cui si possono apprezzare tutte le sfumature dei lambruschi e la seconda, a cui dedichiamo questo pezzo.
Simbolo delle vacanze estive, la riviera romagnola è stata dagli anni ’50 a oggi la meta delle estati di milioni di italiani e di almeno 4 generazioni, al punto che le spiagge della riviera hanno fatto da sfondo a cartoline, fotografie, manifesti pubblicitari e pellicole cinematografiche.
Questo è quello che tutti sanno e vedono, ma c’è una parte della Romagna che forse solo in pochi conoscono e che piano piano sta emergendo dall’anonimato del passato conquistando i favori nazionali e gli interessi dell’estero: e la Romagna enologica, la Romagna del sangiovese e non solo.
Se la sorella vicina, l’Emilia, è la terra dei vini frizzanti, in Romagna, al contrario, troviamo soprattutto vini fermi e il re dei vitigni è senza dubbio il sangiovese. Vediamo nel dettaglio quali sono i vitigni romagnoli e le zone di produzione.
VITIGNI E ZONE DI PRODUZIONE
Anche in Romagna la via Emilia segna un confine tra la produzione di pianura a nord e la produzione pedecollinare e collinare a sud. Diversamente da quanto accade in Emilia, in questa zona la produzione di vino bianco è superiore a quella di vino rosso e il vitigno più coltivato è appunto il trebbiano romagnolo, che occupa il 53% dell’intera superficie vitata. Un vitigno antico di cui si ha nozione sin dai tempi di Plinio il Vecchio che lo menziona nella sua Historia Naturalis. Lo si trova sia fermo che frizzante o spumante ed è coltivato pressoché in tutta la Romagna, nelle province di Bologna, Forlì Cesena, Ravenna e Rimini.
Secondo solo per percentuale di produzione ma non per importanza è l’autoctono albana, vitigno elegante, pregiato e versatile al punto che rientra in due denominazioni: Romagna Albana Spumante DOC e Romagna Albana DOCG (primo vino bianco a ricevere la DOCG nel 1987), entrambe coprono comuni delle province di Bologna, Forlì Cesena e Ravenna.
L’albana è un vitigno che accontenta tutti i palati, anche i più esigenti. Dolce o secco, passando anche per l’amabile, il famosissimo passito, anche nella versione riserva e infine lo spumante. Che dire di più? Sono tutti da provare!
Altri vitigni a bacca bianca sono il bombino bianco con cui si produce il Pagadebit (Romagna Pagadebit DOC), un vitigno a maturazione tardiva che si coltiva soprattutto sulle colline faentine; anche qui troviamo il pignoletto principalmente nella zona di Imola e infine il Famoso. Quest’ultima uva ha rischiato l’estinzione, il vitigno è un autentico autoctono che è stato riscoperto da poco e che i produttori romagnoli hanno ricominciato a coltivare. Un vitigno di cui si hanno notizie già nel Medio Evo e che veniva usato soprattutto per produrre uva da tavola: il famoso è un uva dai tratti aromatici molto spiccati e fu proprio questa sua caratteristica – non apprezzata in passato – a segnarne l’abbandono fin quasi alla scomparsa. Ovviamente fanno parte del quadro ampelografico anche gli internazionali Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon.
Come anticipato, tra i vitigni a bacca nera, domina su tutti il sangiovese (Romagna Sangiovese DOC), che occupa il 28% dell’intera produzione. Lo si trova nelle versioni novello, superiore, riserva e superiore riserva. Come il trebbiano romagnolo è coltivato in tutte le province romagnole da Imola fino alla costa e, in base alle diverse zone di produzione, esprime tutte le sue più variegate e sorprendenti sfaccettature: da quello più vivace e beverino nella zona di Imola fino ad arrivare al sangiovese strutturato ed evoluto del riminese.
Tra le altre uve a bacca nera si annovera l’uva longanesi, un’uva che dà un colore particolarmente intenso, note speziate e molti tannini che rendono il vino adatto alle lunghe evoluzioni. Il vino ottenute da questo vitigno si chiama Burson per volere dei produttori che lo coltivano e che si sono dati una loro sorta di disciplinare.
Il terrano è il vitigno da cui si ottiene il Romagna Cagnina DOC, dolce, fruttato, di pronta beva; il raro centesimino con cui si produce un rosso passito e il fortana (presente anche in Emilia), che rientra nei cosiddetti vini delle sabbie della Bosco Eliceo DOC (che ricopre il territorio che va dalla foce del Po nel ferrarese fino alle saline di Cervia).
Non solo spiagge insomma, ma anche tanta cultura enologica! Cin cin!