Quando si parla di eccellenze italiane in campo enologico, non si fa fatica a pensare a regioni come il Piemonte e la Toscana, ma questo si sa. Quello che forse si sa un po’ meno è che tutta la nostra penisola, isole comprese, è costellata di eccellenze enoiche, che variano per tipologia di vitigno, scelta produttiva, terroir, ma che proprio nella loro variegata diversità esprimono il meglio della tipicità di ogni luogo, di ogni regione.
Oggi vogliamo parlare di una piccola regione che forse troppo spesso viene distrattamente ignorata, ma che riesce a produrre vini di qualità e di grande pregio, alcuni dei quali sono addirittura dei pezzi rari. Oggi vi parliamo del Molise.
La seconda regione più piccola d’Italia dopo la Valle d’Aosta, bagnata a est dall’Adriatico per circa 40 km e dominata per il resto da un paesaggio prevalentemente montuoso e collinare dove ritroviamo, come in molte altre regioni d’Italia, un clima semicontinentale nell’entroterra e temperature più miti e temperate lungo le colline litoranee.
La produzione molisana si concentra soprattutto sulle colline che si affacciano sul mare e sulle zone montuose meglio esposte. Poco più di 5000 ettari vitati che ospitano la coltivazione di uve a bacca nera.
Una regione che per lungo tempo ha sofferto delle famose produzioni delle limitrofe Campania, Puglia e Abruzzo, ma che negli ultimi decenni sta dando segnali di una chiara volontà di recupero e rivalutazione dell’identità vitivinicola del proprio territorio. E uno dei migliori esempi di questa tendenza è il tintilia.
Vitigno autoctono senza dubbio di maggiore importanza, l’origine del tintilia si fa risalire al XVIII secolo, quando fu importato nel nostro Paese dagli Spagnoli. A lungo è stato confuso con il bovale sardo e forse per questo solo da poco tempo se ne sono riscoperte le qualità.
Il tintilia è un’uva tintoria, estremamente colorina, che dà i massimi risultati nelle zone collinari e montuose interne con forti pendenze e bassa resa, è un vitigno che ama le sfide, che vuole quasi essere messo alla prova, ma che sa dare magnifiche soddisfazioni soprattutto sui lunghi affinamenti.
Attualmente la sua coltivazione occupa l’1,5% del totale e rientra in una giovane doc approvata nel 2011 che dal vitigno prende il nome: Tintilia del Molise DOC.
La doc stabilisce che solo alcuni comuni nelle province di Isernia e Campobasso possono produrre il tintilia per cui il disciplinare prevede 3 tipologie: rosso, rosso riserva e rosato. Il tintilia deve essere presente al minimo per il 95%, in questo modo si è cercato di tipicizzare il più possibile senza l’aggiunta eccessiva di altri vitigni.
A completare il panorama delle denominazioni del Molise altre tre doc:
- Molise o del Molise,
- Biferno,
- Pentro d’Isernia.
La prima è quella che ricopre un territorio più vasto e raccoglie vitigni diversi: falanghina, greco, aglianico, tintilia. La seconda prende il nome dal fiume che bagna le zone in cui si coltivano trebbiano toscano, malvasia bianca e altri vitigni a bacca bianca e nera; infatti, per questa doc, sono previsti vini bianchi, rossi e rosati, come anche per il Pentro, che, però, rappresenta forse uno degli esempi di più difficile reperibilità delle doc molisane.
Per il pentro rosso e rosato sono ammessi montepulciano, tintilia e altri vitigni per un massimo del 5%, mentre per il pentro bianco si usa il trebbiano toscano unito al bombino e altre uve bianche.