Vi sono luoghi nel mondo che appaiono come finestre capaci di accedere ad una bellezza che si affaccia sull’eternità. Gli occhi non riescono a contemplarli in pienezza, l’olfatto non è in grado di accoglierne tutte le note e gli orecchi si fanno mendicanti di un’opera sconosciuta.
Ecco tutto questo tenta di dar voce a quanto quel balcone sospeso nel mezzo tra le acque cristalline del Tirreno e l’azzurro del cielo, definito come Costiera Amalfitana, riesce a comunicare. Definita “Patrimonio dell’umanità” nel 1997 dall’Unesco, presenta una rara concentrazione di natura dettata da una sequenza perfettamente armonizzata tra la costa e la catena dei Lattari, dove le strade divengono la base che erge i tornanti scavati nei fianchi della montagna. La terra in essa presente appare come il frutto di un duro lavoro creato con fatica dall’uomo, lavoro che ha permesso l’insediarsi dei vigneti con incredibili risultati.
Il territorio collinare della Costa d’Amalfi, da Vietri a Positano, rappresenta la zona DOC, con le note Furore, Ravello e Tramonti. In un contesto dettato da minime dosi di terra prelevate dalla roccia, fare vino significa assecondare le sapienti regole della natura, mai fisse e suggerite dai differenti esiti della vendemmia.
I vitigni
L’Aglianico, la cui fama appare indiscutibilmente legata a vini come il Taurasi, è il più diffuso vitigno del sud.
Dalle uve semplici e non note per eccezionalità, si pongono le basi per un vino speciale, dal colore rosso, morbido, con tannini ben fusi, riflessi rubino e note di tabacco.
La sua presenza in Costa d’Amalfi è relativa al 30% nell’uvaggio dei tre Rossi DOC di Furore, Ravello e Tramonti, di volta in volta insieme a Piedirosso, Serpentaria e Tintore, oltre che nella composizione dei Rosati.
Il Biancolella, prevalentemente presente nell’isola d’Ischia, si fa motore di alcuni vini della DOC Costa d’Amalfi. La caratteristica che lo contraddistingue è data da una vinificazione nitida, pura, capace di dar vita alla Doc Ischia Biancolella e di alimentare il Forastera, l’Ischia Bianco e Spumante, radicati nei terreni vulcanici.
Si tratta di un vitigno che a partire da una media resistenza, restituisce un soddisfacente riscontro contenendo buoni livelli zuccherini e bassa acidità. La Biancolella contribuisce all’uvaggio di parecchi vini DOC: Capri, Campi Flegrei, Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana.
Il Falanghina presenta due varietà: quella dei Campi Flegrei e quella di “tipo beneventano”. E’ il vitigno prevalente nell’uvaggio delle più qualificate DOC della Regione, come il Campi Flegrei, il Falerno del Massico, il Capri, il Sorrento, il Costa d’Amalfi.
Il Fenile, presente soprattutto nel territorio di Furore, Positano e Amalfi, è un vitigno complementare della DOC Costa d’Amalfi, sottozona Furore. Qui l’uva, da raccogliere rapidamente prima che l’acino marcisca per la buccia sottile, matura tra la fine di agosto e i primi di settembre. In essa sono presenti alti livelli di zucchero, mentre l’acidità è piuttosto regolare.
Il Piedirosso rappresenta uno dei vitigni prevalenti nell’uvaggio del Costa d’Amalfi.
Dal punto di vista della produzione non emerge per una grande produttività, offrendo un mosto dal livello zuccherino piuttosto elevato e un’acidità media.
Il vitigno Ginestra, allevato nei comuni di Scala, Ravello, Amalfi, Maiori e Minori, sinonimo della Bianca Zita presente a Furore, Tramonti, Corbara e Positano, si caratterizza per il forte profumo di ginestra, da cui l’uva prende il nome.
Si tratta di un vitigno piuttosto forte, a cui convogliare diverse potature per ottenere una dignitosa produzione. In piena maturazione presenta un livello di zuccheri non elevato mentre l’acidità appare piuttosto alta. Appartiene alla DOC Costa d’Amalfi Bianco.
Il Pepella,esclusivo dell’entroterra amalfitano, pare che il vitigno sia stato introdotto sulla fine dell’Ottocento a nord di Maiori ed Amalfi. L’uva non ha larga diffusione e si affida a pochissime piante. Parliamo di un vitigno complementare che concorre nelle sottozone Tramonti e Ravello della DOC Costa d’Amalfi Rosso. Matura tra la seconda e la terza decade di settembre, e presenta sia zuccheri che acidità piuttosto contenuti.
Il Ripolo è parte integrante del territorio amalfitano dove l’uva si alleva in piccole aree ed in pochi ceppi. Non eccelle per produzione né per fertilità in parte per il peso del grappolo, che è inferiore a quello medio.
Il Sciascinoso, allevato in tutta la Campania, trova grande valorizzazione nel napoletano. Poco fertile sebbene robusto, presenta grappoli pesanti che ne assicurano una buona produzione. Poco zuccherino e molto acido, crea un vino acidulo e astringente, di intenso colore e di gusto non comune. Come base per la DOC Sannio Sciascinoso, entra nella composizione del Rosso Campi Flegrei, del Rosso o Rosso Frizzante Penisola Sorrentina, e del Rosso e Rosato Costa d’Amalfi. Più di ogni altro, però si lega all’uvaggio del celebre Lacryma Christi del Vesuvio, dove insieme al Piedirosso è presente per l’80% nella tipologia Rosso.
Il Tintore si esprime a Tramonti, zona esclusiva di questo vitigno non molto fertile, ma piuttosto zuccherino e acido. Se ben vinificato produce un vino apprezzato, entrando nell’uvaggio della DOC Costa d’Amalfi Rosso, per la sottozona di Tramonti.
Il Tronto è presente in piccole zone del napoletano, viene allevato in costa d’Amalfi, a pergole, con due o tre ceppi per posta, soprattutto a Furore, dove concorre come vitigno complementare nella DOC Costa d’Amalfi Rosso ma anche ad Amalfi e Positano, interessando gli enologi per il suo comportamento distinto.
Il Serpentaria, allevato da sempre a Tramonti, si presenta come un vitigno forte e resistente ai parassiti, con un grappolo conico o alato di taglia piccolo-media. Fa parte della composizione delle DOC Costa d’Amalfi e di alcune IGT.