Tenute Rubino, con i suoi vini, è una azienda rappresentativa della viticoltura del Salento.
Lo fa raccontando specificità e differenze dei vitigni attraverso le sue tenute, ognuna delle quali espressione di caratteristiche e condizioni uniche che la rendono il luogo perfetto per specifici varietali. Ecco perché la filosofia produttiva di Tenute Rubino, partendo proprio della perfetta sinergia tra terroir e varietale, si fonda sulla scelta consapevole di votare ogni tenuta esclusivamente a quei vitigni che solo lì, senza possibilità di replica, possono esprimersi al meglio seguendo la strada di una viticoltura di eccellenza.
Tenuta Jaddico: qui nasce il “Progetto Susumaniello”
A 8 chilometri a nord di Brindisi, i vigneti della Tenuta di Jaddico si estendono lungo la dorsale adriatica, attraversati dal canale naturale Giancola. Gli impianti, con forme di allevamento a guyot, cordone speronato e alberello pugliese, hanno una densità per ettaro tra le 5000 e le 6000 piante, che affondano le loro radici su terreni di origine calcarea, tendenzialmente sciolti per la presenza di una frazione sabbiosa, che permette un rigoglioso sviluppo dell’apparato radicale e il drenaggio delle acque. Una parte dei vigneti di Jaddico è collocata in prossimità del mare e il complesso delle condizioni pedoclimatiche ne fa un terroir d’eccellenza enologica: qui nasce il Progetto Susumaniello, con l’esclusività di questa tenuta selezionata dalla famiglia Rubino come unica e sola area perfetta per quelle che sono le sue piante di Susumaniello, a cui poi, si aggiunge il ricco patrimonio ampelografico di varietà come Malvasia Bianca, Primitivo e Negroamaro, vitigni rappresentativi della viticoltura del Salento.
I tempi di raccolta delle uve variano dalla prima decade di agosto alla prima di ottobre, quando si raccolgono gli ultimi grappoli di Susumaniello. In buona parte, la vendemmia è condotta a mano con una cura del dettaglio che segna anche l’attenzione all’ambiente, poiché l’intera azienda è condotta aderendo al metodo della Produzione Integrata a basso impatto ambientale. Questa è la Tenuta da cui nascono tutte le referenze ottenute da Susumaniello quali Oltremé Brindisi DOC, Torre Testa Rosato, Torre Testa Brindisi DOC e il metodo classico Sumaré, in affiancamento allo Jaddico, ottenuto dallo speciale blend di Negroamaro e Susumaniello, al Saturnino, vino rosato da Negroamaro e al Giancola, grande vino bianco figlio di uve di Malvasia.
Tenuta Uggio: terreni dalla composizione unica
Le vigne di Uggìo ricadono sull’altopiano salentino, a circa 80-100 metri s.l.m., distanti 13 km dalla costa del mar Adriatico, in un’area tra i comuni di Brindisi, Mesagne e Cellino San Marco. L’intero areale è caratterizzato da sabbie giallastre debolmente cementate che, dopo pochi centimetri, poggiano su sabbie argillose a loro volta ricadenti su argille grigio-azzurrastre. Pur avendo, l’intero areale, una stessa origine e natura, si riscontrano differenze nello strato superficiale dei terreni in relazione alla posizione specifica in cui questi sorgono.
La Tenuta di Uggìo presenta un terreno vegetale limo-argilloso con minore presenza di sabbia e di scheletro che, in alcuni tratti periferici del corpo fondiario, presenta formazioni calcarenitiche superficiali. Nella tenuta di Uggìo sono importanti le escursioni termiche tra il giorno e la notte che, nei mesi estivi, possono superare i 15 gradi: sono temperature che generano microclimi unici, favorendo nei vini una persistenza aromatica capace di mantenersi nel tempo. Gli impianti, che si dividono tra cordone speronato e guyot, toccano una densità di circa 5000 piante per ettaro: qui si coltivano Primitivo, Negroamaro, Aleatico e Vermentino. Sono proprio questi varietali a dare alla luce i vini di Uggìo, espressione della viticoltura del Salento. Il Visellio, uno dei cru di Tenute Rubino, è ottenuto da uve di Primitivo interpretate nella versione tipicamente salentina caratterizzata da una particolare austerità, mentre è il Negroamaro che a Uggio dà i natali al Miraglio. Il Vermentino nella sua versione ferma dona vita al Salende e nella sua versione spumantizzata, con un metodo charmat , dà luce al Libens. L’Aleatico nella sua versione passita è infine una chicca tra le gemme di Uggio.
Tenuta Punta Aquila: tra i filari di primitivo
A Punta Aquila, nelle campagne a sud di Brindisi, Tenute Rubino ha interamente dedicato 15 ettari di vigneto all’allevamento dell’uva Primitivo, principe della viticoltura pugliese che trova qui le condizioni di sviluppo ideali: un microclima peculiare con notevoli escursioni termiche nel ciclo giorno/notte che favoriscono piante sane e robuste. A Punta Aquila il vigneto è condotto a cordone speronato ed ha una densità di circa 6000 piante per ettaro. Sorge in un areale caratterizzato da sabbie giallastre debolmente cementate che, dopo pochi centimetri, poggiano su sabbie argillose a loro volta ricadenti su argille grigio-azzurrastre con presenza di scheletro di piccole dimensioni e banchi sottostanti arenacei e calcarenitici, capaci di donare alle uve Primitivo una equilibrata acidità e un grado zuccherino dalle grandi prospettive. Sono queste le ragioni per cui il Punta Aquila, vino da Primitivo omonimo della Tenuta in cui nasce, viene apprezzato in tutto il mondo per la sua eleganza, struttura e vigoria.
Tenuta Palombara: nel cuore dell’arco ionico tarantino
La Tenuta Palombara si trova a Lizzano, nel cuore dell’arco ionico tarantino, una delle aree produttive più vocate alla viticoltura dell’intera Puglia. Questa tenuta, per le sue particolari caratteristiche, è stata dedicata interamente all’allevamento del Primitivo, vitigno che per il territorio di Taranto è una vera e propria icona.
Dei 24 ettari complessivi di Tenuta Palombara, posti a 68 metri s.l.m., 22 sono quelli vitati.
Il suolo, di medio impasto, ha una buona presenza di scheletro ed è formato da una roccia di origine calcarea inserita in un terreno sedimentario argilloso e siliceo con componente sabbiosa.
Gli inverni non sono mai eccessivamente freddi e si manifestano con buone precipitazioni e le estati non vengono toccate da particolari piogge mantenendo temperature miti che difficilmente superano i 30 °C.
Il mar Ionio, lontano soli 8 km da Tenuta Palombara, è determinante nello sviluppo e nella maturazione ottimale delle uve per l’influenza che ha sulle escursioni termiche del ciclo giorno/notte.
Sono proprio le condizioni pedoclimatiche, e nello specifico il microclima di questa area della DOC Primitivo di Manduria, a rendere la Tenuta di Palombara il contesto ideale per un’agricoltura di qualità capace di esprimersi al meglio nella vite e poi nel vino. La prima annata di Palombara uscirà nell’autunno 2021 che sarà così l’anno del debutto del primo Primitivo di Manduria nel cosmo dei vini di Tenute Rubino.
Vigneto di Ostuni: autentica espressione della Puglia
Il vigneto di Ostuni conta cinquemila piante in poco meno di un ettaro.
È una autentica chicca messa al servizio di una varietà rara ma estremamente tipica della Puglia e in particolare dell’area del Brindisino, l’Ottavianello, da cui viene prodotto Lamo. L’epoca dell’impianto risale al 1994, su terreni di medio impasto con scheletro e rocce affioranti, collocati a 207 metri s.l.m. Il clima di quest’area è generalmente secco e caratterizzato da estati molto ventilate. Il sistema d’allevamento è il cordone speronato, con la vendemmia che avviene tra la prima e la seconda decade di settembre, in linea con altre varietà a bacca rossa della regione.
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