La scelta del sistema di allevamento del vigneto è forse la più importante per un viticoltore. Questa deve tenere conto di alcune condizioni imposte dal vitigno scelto e dalle condizioni pedoclimatiche del territorio che dettano quali opzioni adottare per la cura e lo sviluppo del nuovo vigneto.
I sistemi più diffusi
Nella nostra rassegna partiamo dai sistemi a tendone, a raggi, sistemi di origine etrusca, oggi in disuso poichè anche se danno un’abbondante produttività, questa viene scompensata da vitigni poco eleganti e fortemente mancanti di toni erbacei.
Un’altra antica forma di allevamento della vite è il sistema ad alberello basso, il cui tronco viene mantenuto tra i 40 ed i 60 cm da terra, a volte nel terreno. In questo caso la vite non ha sostegno e spesso viene sottoposta ad una potatura che lasci poche gemme (6-8 gemme), sempre per le produzioni di qualità. Questo sistema si adatta a climi caldi, come le regioni meridionali italiane, in Spagna e nella valle del Rodano.
I sistemi diffusi in Trentino ed in Alto Adige sono i sistemi a pergola (semplice e doppia), che forniscono uno sviluppo fogliare che ripara i grappoli dall’azione diretta del sole. Recentemente, in queste regioni tali sistemi vengono sostituiti dai sistemi a spalliera, che a parità di condizioni garantiscono migliori risultati qualitativi, ma che vanno a discapito della quantità.
Nelle regioni fredde vengono utilizzati i sistemi a spalliera perché permettono di ottimizzare l’insolazione e quindi la capacità fotosintetica all’interno delle foglie.
Il sistema più diffuso in Europa è il guyot, che viene abbinato ad una potatura che lascia 8-15 gemme per ceppo, mentre nel mondo il sistema più diffuso è il cordone speronato. Questo sistema viene applicato anche nelle produzioni di massa perché è più semplice da lavorare (anche da mani meno esperte), ed è più adattabile sia alla potatura che alla vendemmia meccanizata.