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Genetica: ritrovato il vino bianco Matilde Di Canossa

Grazie all’esame del DNA eseguito all’Università di Bologna, oramai non ci sono più dubbi: la Spergola, una particolare varietà di uva coltivata nella zona di Reggio Emilia, a quanto pare e’ la stessa che veniva utilizzata tantissimi anni fa per produrre il vino Matilde di Canossa. Una scoperta davvero eclatante, perche’ si pensava che questa varietà di uva fosse completamente scomparsa, finità chissà dove, o forse confusa con il Sauvignon Blanc. Ma in realtà non e’ proprio così.

Grazie all’ampelografia, (ovvero la disciplina che studia identifica e classifica la varietà dei vitigni) ha assicurato e definito con assoluta certezza questo vitigno storico. Insomma l’uva di Matilde ha ripreso nuovamente vita. 

Si tratta di un vino leggero e frizzante, che molto probabilmente e’ stato utilizzato anche per mediare la pace tra Papa Gregoria VII e l’imperatore Enrico IV, il quale per evitare la scomunica, ha atteso per tre giorni consecutivi di fronte all’ingresso del castello di Matilde.

Le ricerche effettuate dall’università di Bologna

I ricercatori non hanno alcun dubbio; il vino fa parte di quel periodo. Lo studio genetico e biologico e’ stato compiuto da una equipe specializzata dell’Università di Bologna, e ha consentito di appurare che si tratta di un vitigno molto antico. Esso e’ particolarmente resistente agli sbalzi di temperatura.

Le ricerche  sono iniziate nel 2004 quando il Comune di Scandiano, un piccolo paese della provincia di Reggio Emilia, aveva deciso insieme a 4 cantine sociali di promuovere uno studio genetico e biologico di un’uva locale in maniera tale da isolarne il gene.  A guidare tutte le fasi delle ricerche e’ stata la Professoressa Daniela Fontana.

Il vitigno Spergola

Si chiama così perche’ si presenta con un grappolo diradato, caratterizzato da chicchi radi. Riesce a sopportare anche la siccità per molto tempo a differenza invece degli altri vitigni. Affinche’ possa crescere in maniera sana, ha bisogno di un terreno ricco di minerali, di gesso, di struttura, ricco di sostanze ma povero d’acqua.

Fino a qualche giorno fa si pensava che questa varietà d’uva appartenesse al Sauvignon, ma le ricerche eseguite da questa equipe di ricercatori specializzati hanno smentito tale affermazione.

Le ricerche verranno presentate il 29 novembre alle ore 15:30 in Senato, presso la sala Nassirya dalla senatrice Leana Pignedoli, relatrice del ddl sulla biodiversità, dall’Enologo Alberto Grasselli, da Denis Pantini presidente dell’Osservatorio agroalimentare e da Andrea Olivero, vice ministro delle politiche agricole.

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