I modi di dire sul vino sono davvero numerosi, a testimonianza dell’importanza di questa bevanda nella nostra storia e nelle nostre tradizioni. E se alcune sono di interpretazione immediata, altre invece lasciano qualche perplessità, almeno a prima lettura: è il caso, ad esempio, dell’espressione “tarallucci e vino“, che dal Sud Italia si è diffusa poi come locuzione in tutta Italia. Vediamo insieme da cosa deriva e cosa vuol dire, allora!
Finire a tarallucci e vino
Come accennato, questo modo di dire nasce in origine al Sud, come si può intuire dal riferimento ai “tarallucci“, uno dei piatti tipici della tradizione meridionale, diffusi soprattutto in Campania e in Puglia, seppur con ricette differenti; comunque, in genere si tratta di biscotti di forma circolare, simili a piccole ciambelle, variamente aromatizzati, dal gusto dolce o salato a seconda delle regioni e delle culture. Ma, dettaglio più importante, proprio i tarallucci erano serviti in tavola al momento dell’aperitivo o a conclusione del pasto, insieme a un bicchiere di vino.
I tarallucci e vino nella tradizione
In particolare, il protagonista in tavola è il taralluccio pugliese (o il taralluccio barese o di Putignano, ancora più specificamente), la variante realizzata con olio d’oliva, farina, vino o acquavite, semi di finocchio (o anice per profumare) e peperoncino, per il tocco piccante che non guasta (mentre il tarallo napoletano è più “sostanzioso”, un impasto fatto tra l’altro con sugna, pepe e mandorle per insaporire ulteriormente). Secondo le fonti storiche, i primi tarallucci sono datati intorno al 1400, quando non tutte le case disponevano di un forno: pertanto, nei giorni di festa le donne facevano la fila presso il forno pubblico per infornare la propria teglia di questi biscotti, che però nella maggior parte dei casi venivano gustati presso le osterie, accompagnandoli con il vino, come aperitivo.
Da cosa deriva tarallucci e vino?
Nelle case contadine, poi, nasce la consuetudine appunto di offrire tarallucci e vino agli ospiti, segno di cordialità e amicizia. E quindi, trasferendo la pratica quotidiana in un modo di dire, l’espressione rimanda appunto a un clima conviviale, amichevole e sereno.
Cosa significa finire a tarallucci e vino?
Letteralmente, allora, il nostro detto indica un lieto fine giunto al termine di una situazione complessa, come un litigio fra amici che, per fortuna, si risolve in maniera pacifica. Negli ultimi anni, però, l’espressione è stata usata anche in senso vagamente “spregiativo”, soprattutto in riferimento agli accordi politici, dove “finire a tarallucci e vino” significa che è stato trovato un compromesso utile ai fini di tutti i soggetti che inizialmente sembravano ostili e inavvicinabili, salvaguardando tutti gli interessi in campo.
Fonte immagine: Trend-online