Oggi dedichiamo un articolo ad un vitigno bianco francese finito nel dimenticatoio negli ultimi anni: l’Aligotè.
Spesso considerato un pò insipido, l’Aligotè viene inserito in blend bianchi dalla maggior parte dei produttori Borgognoni, cadendo totalmente nell’anonimato. Oggi proviamo a scoprire di più su una bacca che crediamo diventerà molto interessante.
Aligotè: un vitigno dal sangue blu
Partiamo dal presupposto che l’Aligotè non può essere semplicemente un vino da taglio; difatti nei suoi acini scorre il succo nobile della Borgogna, terra di vini incredibili e pregiatissimi.
Questo vitigno autoctono di Borgogna, è la seconda bacca della regione dopo lo Chardonnay per produzione annua. Ha acquisito appeal internazionale come componente di interessanti blend bianchi e viene coltivata anche in vari paesi dell’Europa orientale.
Si tratta di un vitigno vigoroso e capace di vinificare una buona acidità ma purtroppo soffre i passaggi in rovere ed ha una resa molto inferiore rispetto allo Chardonnay. Credenziali che lo hanno messo nel tempo in secondo piano.
I vini Aligotè in purezza in questi ultimi anni stanno tuttavia recuperando terreno e porzioni di mercato grazie al loro rapporto qualità prezzo. Inutile paragonare gli Aligotè ai prestigiosi bianchi della Borgogna da oltre 50 euro a bottiglia, ma perchè non testare un prodotto che ne condivide natali e terroir costandone 20?
I vini AOC Bourgogne Aligotè si presentano di un colore paglierino con nuances verdoline. Al naso il bouquet evoca le foglie di alloro e la nocciola con un ricordo minerale. L’assaggio è fresco e raffinato da note agrumate e acidità pronunciata che sicuramente, abbinato a crostacei e pesce fresco, saprà farsi ricordare nel tempo.