Con l’arrivo dell’estate, spesso cerco una bollicina come piacevole compagna di un aperitivo. Sfogliando una carta dei vini in un locale, in cerca di un buon metodo classico (un Trento Doc per la precisione), una curiosità mi ha assalito, stuzzicata dai ricordi degli studi da sommelier: ma quanti vini da uve chardonnay si fanno in giro per il mondo?
La ricerca che ne è conseguita mi ha raccontato lo chardonnay come un vero e proprio “cittadino” del mondo: si trova in tutti i continenti, con ottime espressioni, anche molto differenti, dall’Europa all’Oceania, dal Sudafrica alle Americhe. Trova la sua definizione letterale nel termine “vitigno internazionale”: è probabilmente la tipologia di vigna più coltivata, tra i vitigni a bacca bianca.
Chardonnay, le origini.
L’espressione massima si trova in Francia, nei territori di nordest, in particolare in Borgogna, territorio dove sembra abbia trovato i natali. A dirla tutta, Chardonnay è il nome di un paese nel Macon, zona sud della Borgogna.
L’origine si deve alla sapiente opera di monaci cistercensi dell’Abbazia di Pontigny, situata a 15 km dalla cittadina di Chablis, che (guarda caso) deve la sua fama proprio a questo straordinario vitigno.
Quali i motivi di una rapida diffusione, sui territori di tutto il mondo, dal XIX secolo?
Lo stimolo principale alla sua diffusione è la grande capacità di adattamento del vitigno ai vari ambienti pedoclimatici. Infatti, questo cultivar sa adattarsi alle più disparate condizioni climatiche e a diverse tipologie di terreni.
Lo chardonnay è un vitigno dalla produzione abbondante e regolare, predilige i terreni argilloso-calcarei, ha una maturazione precoce, che lo porta a evitare i rischi di un autunno troppo piovoso.
Altro incredibile privilegio di questo straordinario vitigno sta nell’ampia varietà di componenti aromatiche che garantisce in vinificazione. Tale patrimonio emerge in modo diverso in base alla metodologia produttiva, al terreno e al clima.
La sua versatilità ha permesso agli enologi di tutto il mondo, la libertà di espressione e interpretazione dello chardonnay.
Gli unici talloni d’Achille di questo vitigno sono: un germogliamento precoce nonché una buccia sottile, si espone al rischio delle gelate primaverili e soffre stagioni piovose, diventando soggetto a marciumi.
Infatti, si possono ricavare ottime espressioni di vini giovani di media struttura da vinificazione in acciaio, vini strutturati da fermentazione nel legno o vini molto strutturati dove l’affinamento nel legno arricchisce il bouquet di profumi. Inoltre, dalle espressioni sopraelencate, si ricavano straordinarie cuveè per vari spumanti e cremant da metodo classico (per chi non conoscesse il termine francese cuveè, indica l’unione di vari vini base per la spumantizzazione).
Chardonnay, protagonista nel vino!
In Francia si ricavano diverse espressioni dallo chardonnay, alcune ormai entrate nella mitologia enologica.
Il più noto probabilmente è lo Champagne, dove lo chardonnay diventa protagonista sia nei blanc de blancs, sia in uvaggio con il pinot noir.
Qui il vitigno si contraddistingue per l’eleganza, con bouquet aromatici ampi e curiosi: note di frutta esotica, nocciola, pan brioche, cipria, burro fuso, confettura di agrumi, cedro, pompelmo e torta al limone; le note agrumate hanno maggior spazio su espressioni più giovanili mentre aromi tropicali e sentori vanigliati si trovano quando lo chardonnay, della base-spumante, ha fermentato e si è affinato a contatto con il legno.
In bocca, tali spumanti ricordano l’eleganza del naso, inoltre, una lunga permanenza sui lieviti completa il fruttato e minerale con un affascinante settore di pasticceria e una bollicina setosa, che equilibra perfettamente la morbidezza tipica dello chardonnay.
Altra famigerata versione enologica, nella zona settentrionale della Borgogna, è lo Chablis. In questo territorio, vinificazioni con affinamenti nel legno non nascondono l’impronta agrumata, quasi citrina, che abbinata alla profonda mineralità dà il timbro delle colline attorno a Chablis: al naso si racconta attraverso sentori di pietra focaia, note fruttate di agrumi oltre a sentori floreali di acacia e ginestre, non mancano note quali frutta secca, sottobosco e pepe bianco, anice stellato.
Al palato la nota citrina e l’accattivante mineralità contraddistinguono un vino che si esalta nelle durezze, ben completate dal fruttato, che emerge persistente una volta che la freschezza si sopisce in bocca.
Credo che l’apice sia raggiunto, nelle migliori annate, in Côte de Beaune, zona meridionale della Côte d’Or in Borgogna. Nei Cru di Montrachet e di Meursault, lo chardonnay, fermentato e affinato nel legno, acquisisce un’ampiezza aromatica ricca e indimenticabile: vaniglia e spezie dolci si amalgamano perfettamente con note di frutta matura o candita come agrumi canditi, banana, ananas maturi e confetture di agrumi, oltre a note evolutive di cipria e croissant, burro e crema pasticcera, gardenia, tartufo bianco, nocciole e mandorle tostate.
In bocca lascia spazio a una morbidezza e setosità e una grande persistenza gustativa.
E in Italia?
In Italia lo chardonnay ha trovato casa in ogni dove: l’elenco delle denominazioni di origine che consentono l’uso dello chardonnay sono più di sessanta. Trova spazio sia come monovitigno, sia in uvaggio, sia in versione spumante.
Tra i più noti il “Cervaro della sala”, dove lo chardonnay si accompagna con il grechetto; nello spumante “Riserva del Fondatore” delle Cantine Ferrari, splendida espressione di blanc de blanc della zona vocata del Trentino; le vecchie annate selezionate della Cantina di Terlano, senza dimenticare le espressioni internazionali realizzate in Sicilia, dove lo chardonnay riesce a trasmettere tutto il calore della terra mediterranea.
Tra le espressioni italiane che preferisco, annovero alcuni chardonnay valdostani, dove l’elevaggio in botti di legno francese, dà struttura, ma non nasconde sapidità e un’intrigante freschezza, figlia della coltivazione in altura.
Chardonnay nel resto mondo…
Lontano dall’Europa, lo chardonnay trova ampia diffusione nel nord della California, nella Sonoma e Napa Valley, dove il gusto si arricchisce fortemente di sentori vanigliati e burrosi, frutto di passaggi in barrique nuove.
Attraversando il pianeta fino all’ Australia del sud e alla Nuova Zelanda, lo chardonnay trova massima espressione in alcune bottiglie d’alta gamma: lo stile borgognone non nasconde il microclima di queste zone australi, che si caratterizza in interessanti freschezze e mineralità.
Perfino in Tasmania troviamo lo chardonnay, dov’è vinificato come base di spumanti in continua crescita qualitativa.
Caratteristica comune di tutti i vini di qualità ricavati da chardonnay è un’innata eleganza al naso e al palato, principale peculiarità di questo nobile vitigno cittadino del mondo.